Carissimi
Ammettiamolo, siamo troppo ipercritici nei nostri confronti e rappresentiamo i peggiori censori dei nostri difetti e dei nostri errori. Se ciò avviene in quanto italiani figuratevi cosa accade nel momento in cui da palermitani ci mettiamo sulla ribalta internazionale.
Gli altri popoli sono abituati a mettere sotto lo zerbino la spazzatura, noi non solo la esponiamo con grande sdegno ma indichiamo a tutti quanto ciò non è corretto concludendo sempre la ricerca delle cause in una entità esterna, forse sovraumana che crea tutto ciò.
Siamo stati in molti spettatori dell’evento olimpico parigino e ci siamo beati in più occasioni della esposizione della bellezza di una città che da sempre ci ha affascinato per la sua specificità, per la sua unicità e il suo speciale modo di accoglierti e farti sentire bene in un’aria di grande romanticismo.
Siamo stati in molti testimoni di lamentele su alcune cose anche evidenti che non hanno funzionato, l’ambizione di fare gare di nuoto per la lunga distanza nella Senna per la quale il fiume Oreto nelle sue condizioni di “piena” sarebbe stato a confronto acqua distillata, il mangiare per gli atleti non all’altezza delle aspettative, i letti di cartone ma il tutto tenuto sommessamente a bada dall’organizzazione.
La cosa importante era giungere al risultato finale, mostrare come sempre la “grandeur francese” la “città della lumier”, la torre Eiffel illuminata con i cerchi olimpici, quel grande dépliant da sbattere in faccia al mondo con la consapevolezza (da parte loro) di essere i migliori.