Vivere di “tappo in tappo” ed essere felice

Sicilia solatia duro paese

cui regnarono guitti e malacarne

cui tenne pure il “Tappiator Cortese”

re della strada e re della pochezza.

 

Carissimi

Giovanni Pascoli mi perdonerà per questa parafrasi di una sua bella poesia ma oggi mi sono trovato a pensare a questo personaggio che nella mia infanzia mi impressionò tantissimo e che io soprannominai il “Tappiator Cortese” poiché era una persona veramente solare, gioviale e conduceva una bella vita molto al di sopra delle sue possibilità, benché le sue possibilità fossero pari a zero ed era molto gentile con noi ragazzi che giocavamo sul marciapiede.

Era veramente uno spettacolo vederlo arrivare con macchina sempre diverse, tra le più belle e sportive che non duravano nelle sue mani più di 15 giorni. Come potevamo noi capire quale meccanismo stesse dietro a questi eventi?

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La vita è una commedia e Tu che attore sei?

Carissimi

La vita è una grande commedia e toccherà a noi prendere consapevolezza di che tipo di attore siamo stati alla fine di un impegnativo percorso.

Ognuno di noi recita, qualcuno tra i più fortunati a soggetto, tutti gli atti di certo seguono un copione sempre lo stesso scritto da altri, scritto tanto tempo fa e riempiono la loro bocca di frasi di altri e finiscono molto spesso per fare le comparse nella vita altrui, o ancor peggio le comparse nella propria vita, essendo di corredo o arredo a contesti familiari e lavorativi che di certo potrebbero andare avanti anche senza la loro presenza, in quanto “nessuno è indispensabile a questo mondo” (una delle più grosse bugie venduta al prossimo per tenerlo buono e tranquillo).

Saremo capo compagnia di filodrammatiche di parrocchia ed emergeremo solamente perché il resto della compagnia e di certo mediocre, come potremmo essere grandi attori talentuosi in contesti sottostimati ma la sostanza non cambia, la vita è sempre una commedia.

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Il 2025 Epruno compie 25 anni

E’ passato un quarto di secolo da “Tu solerte consigliere”, costui perso nella memoria non sa che danno ha fatto eppure tramite il suo “atto d’imperio” ogni venerdì, da 25 anni Epruno scrive il suo editoriale ……

Un tempo “Sergio” ci portò tra i campioni

Carissimi

Come si può guardare avanti quando non abbiamo mai chiuso i conti con il passato?

Questa domanda la riproporrei a tante situazioni di natura generale o personale. Ho sempre dato tanto importanza alla memoria, ma oggi mi rendo conto che questa sia rimasta patrimonio di pochi, quasi a giustificare l’andamento del gambero e la mancanza di una prospettiva di qualità, affidata a gente di testata qualità e non di costruita esperienza curricolare.

Vi fu un tempo in cui a dirigere stabilmente l’Orchestra Sinfonica Siciliana, oggi F.O.S.S. era un certo Sergiu Celibidache (Sergio per i locali, dal 1960-61) stabilitosi a Palermo, comprando casa a Lipari, prediletta nei momenti di riposo, che nei quasi venticinque anni della direzione porto l’orchestra al primo posto in Italia e tra le più grandi nel mondo.

Dicendo ciò faccio solo un esempio di eccellenza artistica in un campo a me molto vicino quale quello della musica classica, ma in molti campi vedevamo esercitare i “grandi” che a loro volta finivano per fare scuola.

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La farfalla sul naso di Donald

Carissimi

Esistono due realtà, la prima quella che sta nella nostra mente, quella che ci immaginiamo o quella che auspichiamo, la seconda realtà è quella che accade giornalmente.

Mi viene di pensare a ciò ogni qualvolta perdo tempo a guardare le trasmissioni televisive politiche (o meglio quelle dove dietro l’intrattenimento si occulta la propaganda politica) dove per tanto tempo si discute con convinzione sull’esito scontato di competizioni elettorali che alla fine finiscono per avere un risultato completamente opposto a quello auspicato per un sacco di mesi-

Mi viene di pensare costoro sono realmente dilettanti.

Costoro fanno parte, dicono, a scuola di pensiero che crede ancora oggi di influenzare gli esiti elettorali con le chiacchiere e le discussioni, l’offesa e il ridicolizzare l’avversario, non solo all’interno del nostro territorio ma a volte anche in paesi lontani.

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La Cultura dell’Opportuno Silenzio

Carissimi

“Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”.

Adesso che avete capito il mio livello di cultura posso fare il Ministro della Repubblica?

Oggi a quanto sembra non basta più il selfie, l’immagine da ovunque, i nastri tagliati e le interviste le ospitate televisive, ma in alcuni casi occorre anche mostrare di avere studiato.

Adesso che il titolo di studio, come abbiamo visto nei nostri precedenti discorsi, va via con il pane e viene regalato come supplemento del giornale sportivo, non sembra essere più di moda la laurea per ricoprire ruoli apicali, ritornando di fatto a quanto accadeva nel dopoguerra quando un titolo di ragioniere rappresentava una carta vincente da spendere per arrivare ai vertici della società.

Oggi hai la laurea o non hai la laurea, se vuoi fare il ministro, devi fare vedere che hai studiato e che qualche cosa ti è rimasta nella mente.

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Attenzione a chi non Sbaglia Mai

Carissimi

La gente sbaglia, sbagliamo tutti e voi per favore diffidate di coloro che non sbagliano mai (dicono di non sbagliare mai), costoro teneteli a distanza, non fateli entrare nelle vostre vite, non prendeteli come collaboratori, non ci lavorate in subordine, questa è gente negativa che rovina la vita altrui per finire solo alla fine, per rovinare la propria vita.

Questo esercito di saccenti, supponenti, presuntuosi, arroganti o solamente cretini, non solo infestano il mondo, ma lo rovinano e costituiscono il 90% dei nostri guai accattati.

Tutti sbagliano, almeno una volta, finanche l’Ispettore Rock (Cesare Polacco), basta ammetterlo, capire l’errore e imparare per non ripeterlo ….. lo so a cosa state pensando, la nostra classe politica, la nostra classe dirigente è piena di personaggi convinti di non sbagliare mai e allora come è che il mondo va avanti?

Ma grazie ai “problem solver”!

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Meritocrazia, Come si misura

Carissimi,

una parola presente nel nostro vocabolario della lingua italiana e della quale potremmo fare a meno, inserendola nel novero delle tante parole inutili, poiché non utilizzate è la meritocrazia.

Qualcuno di voi sta portando la mano nell’orecchio destro come a voler significare: “che cosa hai detto?

Lo capisco, meritocrazia sembra essere proprio un termine di una lingua straniera, probabilmente proviene non tanto dal latino o dal greco, ma forse dal sumero, lingua di un popolo meritevole (come spesso letto sui social in circostanze in cui gli venivano attribuite particolari invenzioni) che lasciava tutti concordi nel plauso ….. “è giusto ….. sumeritano”.

Eh sì, meritare, sembra essere un premio una volta riconosciuto un determinato valore in una particolare scala, ma il problema sta proprio qui, riuscire a capire quale è questa scala.

Certo, se pensiamo con un po’ di body shaming a chi qualche anno fa ne fece un proprio baluardo politico, un ministro non tanto alto, anzi bassissimo, l’uso della scala in quel caso sarebbe servito non per valutare ma per raggiungere un obiettivo posto in alto.

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Guida galattica per un abitante delle nostre parti

Carissimi

Capita spesso che qualcuno che ci conosce, ma non è dalle nostre parti, ci faccia ingenuamente una semplice domanda: “come si vive a Palermo?”

La risposta nella maggior parte dei casi è: “bene, a Palermo si sta bene ……. Dipende…..”

Oppure ci chiedono: “come si sopravvive a Palermo?”

Anche in questo caso, la risposta è semplice: “oh questo sì, si riesce a fare, dopo un poco di tempo e con esperienza, si riesce a fare”.

E se in questa informale intervista l’interlocutore non si sente appagato dalle nostre risposte sintetiche e continua: “ma Palermo mediamente una città ricca?”.

La nostra risposta è: “certo, mediamente, ciò vuol dire che ci sarà una persona ricchissima accanto a un morto di fame, ma mediamente faranno due persone ricche”.

E se insistono: “ma da dove viene tutta questa media ricchezza?”

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Spazio 2024 …

Carissimi

Il largo è stretto” come si dice da queste parti con un ossimoro contraddittorio, lo “spazio è stretto”, ma per il palermitano poco importa poiché qualunque siano le condizioni climatiche, in qualunque fila, qualunque spazio, “t’avi a stari incapu” (ti deve stare di sopra, attaccato, appoggiato facendo diventare qualunque fila una tragedia).

Figuratevi la depressione e quanto tempo per abituarsi quando le poste (ad esempio), tolsero la fila fisica per introdurre il numerino e figuratevi ancora quale trauma aggiuntivo nel momento in cui oltre al numerino aggiunsero la lettera dell’alfabeto di davanti nel pizzino della prenotazione, pensate che c’è ancora qualcuno che gira sala, sala da anni non avendo capito a quale sportello bisognasse rivolgersi.

Ma torniamo allo spazio, è più forte di lui, la necessita di dover stare sempre ncucchiato.

Ad esempio, da tempo, perché prescrittomi, sono tornato in palestra, una di quelle “fighette” (ma non voglio fare alcuna pubblicità), pensate che è così grande che ci saranno negli spogliatoi almeno 1000 armadietti, ebbene appena ne scegli uno tutti gli altri ti scelgono quelli accanto a ridosso, ppi strisciarsi non c’è nulla da fare, cosi come per le file alle casse dei supermercati, a matula che la cassiera mette sul nastro trasportatore la barra separatrice, chi viene dopo ti deve stare incugnato per non perdere la priorità acquisita.

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