Archivio per la categoria: Editoriale Settimanale

La Insostenibile Promiscuità Estiva

Carissimi

È arrivata l’estate. L’estate nella mia terra è sinonimo di caldo, non come potrebbe essere inteso in qualunque altra parte del continente europeo, ma di caldo, di quello diremmo noi “giusto”, poiché quando in Sicilia fa caldo non è difficile incontrare per strada carovane di Tuareg o cammelli disidratati, anche in pieno centro storico, attorno ai tavolini nella movida, poiché fa caldo, si, ma il primo pensiero è quello di gridare …ah Africa!

Finiva la scuola e si organizzavano partitoni di calcio su quei marciapiedi o ancor meglio negli spiazzali (i più fortunati) che duravano delle ore, iniziavano verso le quattro del pomeriggio sotto il picco del sole e finivano la sera al tramonto. Ma l’estate era sempre un momento di tristezza poiché tra di noi ragazzi c’era chi aveva un padre t.d.c. che decideva di farsi il “billino”, in quel momento di apparente benessere economico, costruendosi la seconda casa o San Martino delle Scale o ancora meglio a Mondello, a mezz’ora da casa, poi cera anche qualche caso da neuro che se la faceva a Romagnolo, ma anche di questo ne parleremo in qualche altra occasione.

Ma parliamo di Mondello ridente località balneare, un posto unico al mondo e se visto da Monte Pellegrino, una baia da fare invidia a Bahia che tutto d’un tratto e per 4 mesi all’anno diventava un carnaio, ancor peggio di un campo profughi, tra capanne sulla spiaggia e “billini”.

In questo Golfo di Mondello a un certo punto, dopo la bonifica della palude, giunse la prima edilizia di villini oggi esempi gradevoli dello stile liberti, ma negli anni 1960-1970 giunsero anche i “Mau Mau”, coloro che iniziarono ad edificare con lottizzazioni “fuddrate”.

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La “Deficienza Naturale”

Carissimi

“Mi vedete preoccupato?”

Non scambiatemi per qualcuno che ha rilevato in passato in modo bizzarro il “Palermo calcio”, con questa domanda, perché non è di calcio che vi voglio parlare adesso, ma di una cosa ancora più importante e a me più consona, la vita quotidiana.

Le preoccupazioni sono tante e i cuori palpitano non più per amore ma per paura, paura di ciò che può fare la cosa più auspicabile di questa vita, dopo la salute e cioè “l’intelligenza”.

Immaginatevi che, se finanche tutti i potenti del mondo si siedono attorno ad un tavolo ovale, con in mezzo il Santo Padre a parlare di intelligenza o, meglio, della “paura che può fare l’intelligenza” a questo mondo nel nostro futuro, dobbiamo esser messi proprio male.

Voi mi direte, vacci piano perché qui si parla di “intelligenza artificiale”.

Amici miei, non so voi, ma io vivo in un mondo dove la fa da padrone la “deficienza naturale” e credetemi, non solo ce ne tanta in giro, ma è così tanto bene diffusa e distribuita e posizionata nei posti chiave dove può far danno che “l’intelligenza” seppur “artificiale” (e avercene) non potrà mai averla vinta a questo mondo.

Ne abbiamo parlato tanto in passato del “cretino” e di come per dirlo alla  Flaiano “oggi anche il cretino fosse specializzato” che per semplificarci le cose, il nostro “mondo che conta” per garantirsi continuità e durata, prenda un “cretino” e ancor meglio se è “raccomandato” da altri “cretini” (il massimo del massimo) e lo metta in posizioni di “responsabilità” dicendogli di non toccare nulla e far fare tutto alla “scimmia” come nella mitica barzelletta del “carabiniere e della scimmia nello spazio”.

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La faziosità e la noia: ancora assai manca?

Carissimi

L’ultima e tiramu”, si sembrerebbe che questo sia l’ultima settimana di avvento prima di queste elezioni che sono riuscite a stancare tutti ancor prima di effettuarle, si perché il proliferare di TV e media che avrebbero dovuto garantire libertà e varietà di pensiero ha di fatto generato un martellamento auxetico degli zebedei ancora più potente di quanto sarebbe avvenuto se li avessimo affidate all’incudine e il martello di un fabbro ferraio.

Siamo giunti al punto di dire ti voto chiunque basta ca a finisci e tinni vai.

Ed è così che per vincere questa lotteria partiti e movimenti hanno imbarcato chiunque che a questo punto per distinguersi ha sparato una minchiata che raccolta dall’avversario politico e rimbalzata in tutti i social della propaganda ha creato un inutile dibattito per giorni interi prima della successiva minchiata detta e questi sono stati i contenuti.

Per quanto concerne le regole, abbiamo messo nuovamente in campo la par conditio che di fatto avrebbe dovuto dare la stessa visibilità al partito di governo e al partito dei “pensionati afflitti dopo la morte di Moana Pozzi”, e invece mentre c’era chi con il cronometro in mano effettuava un conteggio degli interventi, di contro c’erano canali nazionali dedicati alla propaganda contro chi governa, chi esso sia, che dalla mattina per il buongiorno alla sera nei dibattiti e nelle repliche notturne, avevano un unico scopo editoriale riassumibile in “il leader è un cornuto e indegno”. Da lì una serie di editorialisti faziosi e siddriati, pronti ad intervenire, un personaggio di pensiero opposto a cui dare la parola, parlandogli sopra o interrompendolo al fine di non far capire nulla a casa (ma nel puro rispetto della par conditio) e poi vignette, post, filmati fatti da professionisti del mestiere, ma a senso unico, con l’ambizione di orientare il consenso.

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Noi tra Caronte e Don Bastiano

Carissimi,

Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare“.

Lo scrisse Dante Alighieri nel 1307 circa e sono passati centinaia di anni e quanto sopra non era di certo solo l’invito di Virgilio a Caronte a farsi li “cazzi propri” ma a “lasciar perdere” che è ancora peggiore, perché testimonia che oltre alla giustizia dove vi sono regole per tutti, c’era anche un potere superiore che decideva a prescindere da queste ultime.

Una delle cose più disarmanti per un uomo libero è il sapere di non essere padrone del proprio destino e che questo venga deciso da annoiati commensali o partecipanti a riunioni ristrette dove non è presente alcuno dei competenti.

È importante prima il capire il “colà dove si puote ciò che si vuole” e comprendere che posto sia per avere contezza o dell’importanza o della autorevolezza per farsi una idea di chi siano i mulini a vento da contrastare.

Di contro capire, ma “vuolsi” da chi? Chi sarebbe costui che “vuolse” o, peggio, costoro che “vollero”?

Si, ormai siamo tutti “scrittori”, siamo “tutti attori”, pensate che addirittura siamo diventati “tutti laureati” e in buona parte “in gegneria” e quindi non ci rimane che per distinguerci si riesumino o si comprino vecchi titoli nobiliari.

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Schuman mio, che ti sei perso

Carissimi,

sono entrato questa mattina in un bar, ho chiesto cortesemente un caffè e mi è stato risposto: mi scusi ma ormai se ne parla dopo le elezioni. Preso dai turchi sono andato al supermercato a fare la spesa e giunto al banco salumeria chiedendo del prosciutto cotto, mi è stato risposto, siamo spiacenti ma se ne parla dopo le europee. Lo stesso dal benzinaio, tutto sembra essersi bloccato.

Può essere mai che un paese si blocca in vista delle prossime elezioni che tra l’atro sembrano non affascinare nessuno?

Ma cosa sono queste “europee” per le quali andremo a votare?

Sono forse la coltivazione di un sogno ancora incompiuto, di paesi diversi senza steccati fisici, ideologici e mentali? Abbiamo tutti lo stesso concetto di Europa unita?

Per me, ad esempio, l’Europa è stata sempre quella di giochi senza frontiere, quella di Guido Pancaldi, quella del “feel rouge” ma anche senza Schengen, disposta a giocare insieme e permettere ai giovani di paesi diversi di conoscersi, un po’ come un grande Erasmus ante litteram e anche se le frontiere fisiche c’erano ancora noi sognavamo dei giochi senza frontiere.

Io sono figlio dei tempi in cui “l’Europa” si chiamava CEE ed eravamo in sei, la Germania, la Francia, l’Italia, i Paesi Bassi, il Belgio e il Lussemburgo ed io passavo il mio tempo con la lente d’ingrandimento a cercare questo staterello nella cartina geografica e mi chiedevo ma che ci fa “un villaggio” seduto accanto a degli stati territorialmente più consistenti, poi compresi che i “panni” qualcuno li doveva lavare.

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“Educazione Civica” il libro che mai nessuno lesse

Carissimi

ho ritrovato un volume in ottimo stato, quasi mai sfogliato, risistemando i miei libri dell’età scolastica. Premesso che io non strapazzo i libri, non li troverete magari conservati con la doppia copertina di plastica, ma non li troverete neanche né segnati, né con le cosiddette “orecchie” fatte agli estremi della pagina, perché ho avuto sempre rispetto dei libri a maggior ragione quelli sui quali studiavo a scuola e poi successivamente all’università.

Questo libro acquistato alla scuola media faceva il paio con un altro libro intitolato “religione” che a solo pensarci oggi mi mette tanta tenerezza poiché anche in quei periodi dove potevi ottenere il “buono libri” rappresentava comunque un costo per i nostri genitori, in famiglie monoreddito, inutilmente speso per dei libri che non sarebbero mai stati utilizzati, ma che era d’obbligo portare.

Ma torniamo al libro di cui sopra dal titolo “educazione civica”, che riletto a quest’età mi ha dato molti spunti di riflessione, non solo perché letto in età matura, ma per come i principi riportati all’interno di questa opera editoriale oggi potrebbero assumere grandissimo valore e dirimere qualunque tipo di dubbio o di posizione estrema, molto spesso non supportata da logica, con una facilità essenziale, mettendo quasi un punto fermo di partenza per quello che è il concetto eccelso del vivere in “comunità”.

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Dobbiamo ammetterlo, non ci sono più le censure di una volta

Carissimi

Dobbiamo ammetterlo, non ci sono più le censure di una volta.

Dico di più, non ci sono più le censure di una volta in RAI, a maggior ragione che oggi non esiste solo la RAI che entra nelle case degli italiani.

La censura è da sempre stata il metro dell’idiozia portata avanti da compiacenti burocrati idioti custodi della morale protempore o del libero pensiero.

Ma ammetto di non aver incontrato molti Voltaire in vita mia, ma piuttosto pusillanimi che davanti a palesi ingiustizie si sono voltati dall’altra parte per non perdere la “priorità acquisita”. Oggi nessuno è disposto a dare la propria vita per permettere all’interlocutore di dire la sua, questa è l’epoca del “se lei mi fa parlare, io non l’ho interrotta”.

Oggi accade il contrario, che un monologo censurato, finisce per essere riportato da tutti gli strumenti di comunicazione e addirittura declamato nei propri canali social dalla persona oggetto dell’accusa che avrebbe portato alla censura, avendo l’effetto contrario di spostare accendendo i riflettori della notorietà “sul soggetto pensante al posto dell’oggetto pensato”.

Lo ammetto si è fatto tanto schiamazzo sulla vicenda e sul nome dello scrittore del monologo identificandolo come vittima del sistema, del potere regnante che controlla una RAI occupata, ma io non conoscevo costui, del resto sono tante le cose che ancora oggi non conosco e oggi non posso non conoscerlo, oggi mi si perdonerebbe la non conoscenza dei promessi sposi, ma non il nome di costui.

Che censura è questa?

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Il Principe Fabrizio Salina: Inventore della manutenzione ordinaria

Carissimi

Ma come va? Tutto bene?

Tutto…. boh!

Ho cominciato questo mio anno cercando di mettere ordine tra le varie attività iniziando anche a fare un invernale potatura di tutto ciò che potesse essere di ostaggio o di abbrutimento per quella che è la mia sola ambizione, la adorazione del bello e quindi poter essere pronto in primavera per una rifioritura.

La città, come spesso capita, ha preso la sua strada, si è data un nuovo indirizzo e sta procedendo alla rivalutazione di alcuni miti e personaggi storici, così come si fa con le auto d’epoca, quindi personaggi ancora in vita dimenticati dalla storia e ritornati in auge in questa ventata di innovazione del passato che oggi si regge in tutta la manifestazione e la ricerca del vintage.

Saranno i santi come sempre a dare una mano d’aiuto a questa umile locale umanità.

Solo in questo momento, dopo averlo tanto osteggiato e detestato, sto rivalutando il Gattopardo e ho capito l’importanza di una persona autorevole che affermava che era “necessario cambiare qualcosa affinché tutto rimanesse come prima”.

Quella frase da sempre odiata, perché sintomo della mancanza di speranza per qualunque futuro, pensata come strumento subdolo di un nobile signore che aveva il porco dentro e che elargiva consigli e perle di saggezza per scoraggiare il prossimo.

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L’Importanza di un buon catechismo aggiornato

Carissimi,
son cresciuto dai Francescani e si vede poiché il mio “catechismo” era di certo scaduto e non importante e “vincente” come quello dei Gesuiti o perché no, anche quello dei Salesiani, mi sono dovuto accontentare dell’esempio contrario dell’unico Santo ricco, che si spoglia di tutto slegandosi dall’importanza dei beni e dei titoli terreni…

Fossi cresciuto Agostiniano avrei di certo oggi “inquisito tanta gente spergiura mandandola al rogo” eppure, mi sono scelto l’esempio del basso profilo e per di più nel “ramo” dei custodi di Terra Santa.

E dove vai con questi buoni “principi” in un mondo che si batte il petto fottendo il prossimo e si pone poi come esempio del giusto, dell’onesto, del campione di santità?

Ho da sempre creduto che il “bene pubblico“, fosse pubblico perché era di tutti e fosse un bene perché di esso dovevano goderne tutti ed ogni qual volta sono arrivato ai vertici di qualunque organizzazione, non ho mai ragionato pensando “adesso è tutto mio“, “adesso si fa come dico io“, ma ho sempre pensato che il “Signore dà e il Signore toglie in qualunque momento” ma soprattutto che “non si fa” e non nascondo che ho visto tanta gente superarmi “rompendo il ritmo” come avviene nelle corse dei cavalli, ma senza essere squalificati e senza che il Signore abbia mosso un dito.

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Per Fortuna che Esiste una Pasqua

Carissimi

E’ dalle sconfitte, grandi o piccole che si costruiscono i successi per il futuro. Siamo arrivati a Pasqua, quale apparente sconfitta più grossa di quella della “Settimana Santa per i credenti è mai stata data alla futura memoria attraverso le sacre scritture ufficiali e apocrife.

Se ci pensate bene, nella descrizione della “Settimana Santa” ci sono espressi tutti i difetti più grossi all’umanità.

Se non ci fosse stata una Pasqua, così come intesa nella cristianità, non avranno riscattato il sacrificio della morte in croce di nostro Signore Gesù Cristo e qui non è un fatto di fede, poiché anche fossimo legati ad altre convinzioni religiose, la resurrezione assume una grande importanza nella impostazione del credo.

Si cade, si perde, ci si arrende, ci si rialza, a volte si rischia anche di lasciarci la vita, ma la speranza che qualunque sacrificio fatto possa anche superare le apparenti quotidiane sconfitte è ciò che ci dà la forza e l’energia per rialzarci e “risorgere”, anche quando dobbiamo ricominciare da zero e ricostruire su macerie.

Ricordate quello che per molti ancora oggi è stato solo un profeta, mentre per me cristiano è stato qualche cosa di più, una persona molto importante, figlio di una persona altrettanto importante, questo povero giovane cresciuto come tanti altri da due genitori, una casalinga è un artigiano, nello specifico falegname e che già manifesta delle differenze rispetto gli altri bambini (poi i ragazzi) della sua stessa età, che a un certo punto, giunto ai trent’anni, decide di andare in giro, con il suo particolare modo di raccontare che raggiungeva la menti semplici, i cuori di tutti, a predicare l’amore.

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