Archivio per la categoria: Epruno – Status Donne (CTS)

Citando Forrester

Non tutti scriviamo per essere letti.
Non è assurdo ciò che dico.
Tutti avremo almeno una volta nella nostra vita scritto un diario e certamente mai avremmo pensato
che determinate sensazioni affidate alla parola potessero esser lette da altri.
Molti di contro scrivono perché vogliono comunicare.
Questo è il motivo dei successo dei social al giorno d’oggi.
A molti piace raccontare nella speranza che almeno attraverso un libro si arrivi a guadagnare l’attenzione o il consenso altrui a differenza di quanto accade oggi tra due persone che si incontrano e si parlano addosso senza portare avanti un discorso di senso compiuto.
Ecco, forse la scrittura e l’ultima occasione che abbiamo per essere ascoltati.
Ecco forse questo è il motivo per cui in Italia oggi ci sono più scrittori che lettori.
citando Forrester più che scoprirlo
“Qualche volta il semplice ritmo della battitura ci porta da pagina 1 a pagina 2, e quando cominci a sentire parole tue, allora batti quelle La prima stesura la devi buttare giù, col cuore… e poi la riscrivi, con la testa.
Il concetto chiave dello scrivere è… scrivere, non è pensare.”
Se riusciamo a mettere in campo il cuore saremo stati capaci di scrivere, diversamente avremo soltanto pubblicato libri.

(Scritto e Letto nell’ 14° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)

La Borsa dell’Attore

Se già in latino actor, era inteso come “colui che agisce” e tale termine si evolverà nell’italiano “attore” riservato agli uomini, bisognerà aspettare secoli per la coniazione del termine “attrice”?
Nell’antichità e nel Medioevo, era quanto mai inconsueto e scandaloso per una donna salire sul palcoscenico sebbene vi sia modo di sospettare che vi fossero donne che recitavano (illegalmente) mascherate da uomini.
In alcuni casi mascheravano con un doppio lavoro la professione più antica del mondo dietro un pessimo esercizio dell’arte di Euterpe.
Le “attrici” iniziarono a recitare solo nel XVII secolo e per la prima volta a Venezia.
Fino ad allora e anche al tempo di William Shakespeare, le parti femminili erano interpretate da uomini o ragazzi.
Nella borsa dell’attore sia esso uomo o donna, ci sono dentro tante parti e ruoli da interpretate e tanti personaggi fortemente tipicizzati da caratterizzare.
Le parrucche, i trucchi modellano la faccia che accompagnerà nuove espressioni, non la nostra naturale o forse e chi lo sa, in quanto un attore nel pieno della sua esperienza finisce per essere la sommatoria di tutti i suoi personaggi interpretati.
Un attore normalmente recita un personaggio, una storia vera, un personaggio storico, un personaggio reale, o una sua versione romanzata, eventualmente se stesso, ma la cosa che più ammiriamo in lui è la possibilità di entrare e uscire a propria volontà dal personaggio interpretato, a differenza nostra, condannati a questa perenne recita senza copione che è la nostra vita.

(Scritto e Letto nell’ 13° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)

Opinioni di un Quadro

3131Voi guardate me e io fisso Voi…. e vediamo chi si stanca per primo.
Sono un ritratto fatto per il desiderio del mio committente a cui appartiene questa faccia qui e che poi in verità neanche tanto mi somiglia.
Sono un’opera d’arte perché è famoso l’artista che mi ha dipinto, mentre di me se ne perse la memoria, e oggi sono qui a fare da attrazione in questo museo con il titolo di “nobiluomo anonimo”.
Vi sembra stanca la mia faccia?
Vorrei vedere voi abituati all’istante di uno scatto, posare per giorni e giorni, fermo, con questa stessa espressione, regalata al tempo per sempre.
Tutto il tempo a vedere passare tanta gente a me sconosciuta che si ferma qui davanti per cercare e osservare i dettagli di una tecnica usata, ma mai a incuriosirsi della mia storia e di chi io fui.
E che dire dei critici, ……………..quante fesserie, lo starli a sentire a volte….. è stato un divertimento, altre volte ha rasentato l’offesa, e sarei voluto uscire dalla cornice per inseguirli a calci nel sedere.
Loro che ne sanno …..che nacqui più per fame …… che ispirazione.
Per anni triste e solo su una parete, passato di mano in mano, fin quando strappato all’egoismo di un collezionista morto venduto dai suoi eredi ….fui portato qui a deliziare la vostra vista visitatori di qualunque censo ….. in modo democratico, finanche del bambino irriverente che fissatomi negli occhi dice:
“Oh ……. Papà ma è vero lariu!”

(Scritto e Letto nell’ 12° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)

L’Abito di Cenerentola

“All’improvviso, una candela venne accesa alle sue spalle.
Cenerentola si voltò, e vide un bellissimo vestito da sera.
L’avevano cucito per lei gli uccelli ed i topi suoi amici, e lo avevano decorato con pezzi di nastro e perline che avevano trovato in giro per la casa”.
Fosse così semplice per uno stilista realizzare un abito per chi “non ha un vestito per partecipare alla serata di gala”.
Certo chi sa quante bambine saranno divenute stiliste sognando da grandi di poter realizzare l’abito di Cenerentola per il ballo a corte, da novelle fate Smemorina, toccando i loro figurini con la propria bacchetta.
come nel mitico film d’animazione di Walt Disney o della favola di Charles Perrault
Dietro un mondo che è tutt’altro che fiabesco, c’è tanto lavoro, competenza e professionalità.
C’è chi cura in modo particolare e talvolta eccessivo lo stile e i fattori stilistici.
Chi progetta e spesso impone la moda e lo stile di collezioni.
Chi cura l’arte dell’ideare, tagliare, cucire e decorare un abito.
Quanta sensibilità nella scelta e l’accoppiamento dei colori
Quanta competenza nella conoscenza delle stoffe.
Ho visto abiti da sposa far diventare belle per un giorno ogni donna.
Ho visto mitici abiti regalare alla storia grandi attrici in grandi film.
Ho visto con arte vestire qualunque donna facendola sentire una principessa per una sera al centro dell’attenzione.
Si la moda è un’arte, un vestito è un’opera d’arte, è una umana ricerca della perfezione stilistica attraverso l’esaltazione dell’essenza della bellezza.

(Scritto e Letto nell’ 11° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)

Jazz

Ci sarà un motivo se Viktor Navorski, cittadino di Cracozia, con il suo barattolo di noccioline contenente ciò che lui chiama “Jazz”, ovvero una raccolta di autografi sulla mitica foto di Art Kane, Affronta tante vicissitudini e un lungo viaggio, per esaudire l’ultimo desiderio dal padre, grande appassionato di Jazz, ottenendo l’autografo di Benny Golson, l’ultimo Jazzista mancante alla collezione e fare ritorno a casa.
Ci sarà un motivo se lui chiama soltanto “Jazz” quello scatto che Art Kane, fece alle 10 del mattino del 12 agosto 1958, all’esterno di una palazzina sulla 126th Street, tra la Fifth e Madison Avenues ad Harlem.
Art Kane, Riunì 58 tra i più grandi jazzisti del periodo, Basie, Young, Monk, Blakey, Mingus, Rollins, Mulligan, per dirne alcuni, ma soltanto 57 rientrarono in quello scatto leggendario, “The greatest photograph in the history of jazz”.
Non fu cosa semplice farli stare fermi, tanto che alcuni istanti prima dello scatto il pianista Willie “The Lion” Smith, stanco di aspettare, si spostò appena fuori dell’inquadratura.
Una vivace scolaresca di creature della notte, qualcuno come Whitney Balliet, si narra ironicamente, scoprì per la prima volta la presenza di due ore 10 nell’arco della stessa giornata.
Tanto frenetico entusiasmo è testimoniato da Dizzy Gillespie, che disse:
“…Ecco l’occasione per incontrare tutti questi musicisti senza dover andare ad un funerale.”
Semplicità e grandezza. Ecco il motivo della parola “Jazz”

(Scritto e Letto nell’ 10° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)

Eppure poi Rimaniamo Basiti

Troppi episodi frutto della violenza di uomini sulle donne rimangono spesso nascosti e impuniti dentro le mura domestiche.
Violenze nate nel concetto di disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne e della costrizione in posizione subordinata di quest’ultime che ancora oggi persiste in certi contesti.
Troppe volte da spettatori occasionali sottovalutiamo classificandole come cose da ragazzi, le liti per strada tra fidanzatini, con lui che afferra, strattona, o schiaffeggia la ragazzina, covando già dentro di se l’embrione e il carattere di un uomo violento.
Quante volte anche le sole minacce e le violenze psicologiche, ancor prima delle violenze fisiche, ……….vengono spesso sminuite?
Quante volte attraverso le pareti abbiamo involontariamente ascoltato urla e litigi, non prestando la dovuta attenzione, poiché la privacy andava comunque rispettata.
Eppure poi rimaniamo basiti e increduli nell’apprendere:
di orribili delitti compiutisi ai danni di una donna e dei propri figli, appena dietro la porta accanto alla nostra;
del 35% di donne nel mondo che hanno subito una violenza fisica o sessuale;
di 6 milioni e 800 mila donne in Italia che hanno subito, nel corso della propria vita, una violenza fisica o sessuale;
di quel 12% di queste che non ha avuto il coraggio di denunciare la violenza;
dei 150 femminicidi annui in media, due terzi dei quali avvenuti in ambito familiare.
Numeri da brividi ….. eppure ……
A rassicurare la nostra coscienza ci sarà sempre la testimonianza dei vicini, sulla gentilezza del marito boia e …….quella foto in bella mostra sul mobile, dello sposalizio di una giovane coppia sorridente e apparentemente felice almeno il giorno delle loro nozze.

(Scritto e Letto nell’ 8° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)

Ho Sognato un Futuro

Ho sognato un futuro dove qualunque opera d’arte milleniaria veniva tradotta con linguaggi moderni e mediante le “autostrade dell’informazione” diveniva fruibile da chiunque, creando maggiore conoscenza e nuove opportunità professionali e imprenditoriali.
Ho sognato che attraverso la digitalizzaione delle opere d’arte si potessero ottenere nuovi modelli di fruizione e di valorizzazione culturale, giungendo a tutti con l’aiuto di un nuovo esperanto, l’informatica, ma attraverso lo strumento (in essere) più democratico, il web.
Ho visto in sogno la costruzione di cosidetti “musei virtuali” e utenze formate alla fruizione remota partecipativa anche con l’ausilio dei social networks.
Ho visto in quel sogno immense banche dati condividere il patrimonio artistico e culturale dell’umanità e renderlo consultabile attraverso un clic nel proprio computer di casa o nello strumento palmare portatile.
Ho visto in sogno l’emozione di chi attraverso la realtà aumentata, con tecniche multimediali e immersive viveva un’opera pittorica avendo la sensazione di esserci dentro.
Ho visto in sogno ipovedenti, attraverso stimoli tattili e di orientamento aggiuntivi godere al meglio di un’opera d’arte.
Non ero davanti “le porte di Tannhäuser”.
Svegliatomi mi sono reso conto che tutto ciò oggi è realtà!
Ma nell’attesa che quanto sopra diventi di portata universale, dovremo sopportare inadeguate segnaletiche sul territorio per i siti e carenze di organico che spesso li rendono chiusi nei giorni di festa.
E’ vero: “questa terra potrebbe vivere di solo turismo” lavorando ancor prima sulle virtù più che sulla virtualità.

(Scritto e Letto nel 7° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)

Un Problema

Poi accade che un giorno la vita ……..ti cambia la vita, il più delle volte nel fiore dell’età, dandoti un appuntamento imprevisto, …….spesso banale, al quale avresti voluto volentieri dare buca, se solo ti avessero avvisato, se solo lo avessi saputo prima e che purtroppo cambierà la tua vita e quella dei tuoi cari.

Dal di fuori, ……è quello il momento in cui ti chiedi che cosa sarebbe la loro vita, senza coloro che li conforteranno e gli terranno la mano;
senza il sostegno di chi, anche non essendoci passato direttamente, spende il proprio tempo ……….o contribuisce in qualunque modo;
senza coloro che con semplici iniziative attirano le attenzione mediatiche per raccogliere risorse per la ricerca o per piani diagnostico-terapeutico-assistenziali per la gestione del paziente.

Sappiamo che non ci si potrà mai sostituirsi al ruolo delle istituzioni, ma di contro con quella goccia si potranno effettuare interventi puntuali che aiutino a dare speranza a tutti, per ridare la dignità di poter “vivere” come tutti gli altri cittadini.

Quindi una partita, un uovo di cioccolata, un panettone, una pianta possono fare tutto ciò?
Un piccolo gesto apparentemente insignificante aiuta chi soffre e aiuta anche noi, perché un gesto può divenire un dono prezioso, perché ………… la dolcezza migliora la vita;

Così anche noi, pur non conoscendolo, magari neanche sapendo che esiste, superando il nostro egoismo, impareremo a donare, perché impareremo che un problema, è un grosso problema anche se non è il nostro problema.

(Scritto e Letto nel 6° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)

La Creazione dell’Uomo

E un giorno il “Padre Eterno” si mise al lavoro dando vita a tutto quanto ci circonda.
Inizio ad impastare e a compiacersi e si dice lavorò per sette giorni.
Tutto andò come previsto tranne un piccolo incidente avvenuto durante la creazione dell’essere umano e del quale non si trova traccia scritta nelle Sacre Scritture.
Accadde che il Creatore si fermo con un dubbio: “adesso di che colore lo faccio”?
Poi disse tra se e se: “è così bello che voglio farlo di tutti colori dello spettro”.
E cosi fece e ne distribuì la sua presenza nell’universo, tra cui la terrà, adattandolo alle caratteristiche dell’ambientale naturale.
Ma mentre stava per finire di dipingere accadde l’imponderato, urtò il tavolo di lavoro su cui poggiavano tutti i colori e questi precipitarono sul pavimento creando un nuovo colore, il bianco, quale combinazione di tutti i colori.
Con un certo disappunto riprese a dipingere gli uomini rimanenti con questo ultimo colore, poi si fermò e confrontò questo uomo con gli altri bellissimi colorati e disse: “Non so se sei un errore o una fortuita casualità, ma è certo che da oggi tu avrai una responsabilità in più, ricordare che vi ho creati tutti belli e tutti uguali, poichè dentro di te …….. c’è una parte di tutti loro.”

(Scritto e Letto nel 5° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)

La Traviata

La prima rappresentazione fu un fiasco terribile.
Il Teatro La Fenice di Venezia venne giù dai fischi, chi lo sa, fu per il cast di basso profilo o u per aver sollevato un tema scabroso per l’epoca.

Il pubblico era abituato a sentire parlare di drammi di grassi re morti da secoli, ma mai si sarebbe aspettato di vedere in scena una vicenda del vissuto dei giorni loro dove un figlio dell’alta borghesia si innamora in un amore osteggiato, di una donna perduta, una meretrice.

Ma che colpa ne aveva Francesco Maria Piave, il suo libretto non era originale ma era addirittura tratto dalla “signora delle camelie” di Alexandre Dumas (figlio) eppure Parigi era ancora molto lontana da Venezia.

E il povero Peppino ne dovette fare di bile visto che anche nei teatri di Firenze, Bologna, Parma, Napoli e Roma, l’opera per sfuggire alla censura, dovette essere spostata finanche nell’ambientazione cronologica dal XIX al XVIII secolo.

Ma quando l’anno successivo a Venezia al Teatro San Benedetto venne ripresa e rielaborata e soprattutto con interpreti più validi, e diretta dallo stesso compositore, finalmente riscosse il meritato successo.

Da quel momento, quell’opera stroncata alla sua prima del 6 marzo 1853 è la più rappresentata e non vi è giorno dell’anno in cui almeno in un teatro al mondo si canti “amami Alfredo”.

(Scritto e Letto nel 4° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)