Archivio per la categoria: La Voce di Epruno (Epruno in Radio)

Il Tavolo Riunioni

Carissimi

Zio Giuseppe, era un falegname e nella sua piccola Cerze, aveva dedicato tutta la sua vita a fare l’artigiano, andando a bottega da Don Nonò, non appena finita la scuola dell’obbligo e diventato in seguito proprietario della falegnameria, quando quest’ultimo anziano e senza figli aveva deciso di ritirarsi.

La mattina presto si alzava, svegliava il gallo e mentre ancora c’era buio, si incamminava verso la sua bottega a fine paese, si fermava a guardare il giorno che sorgeva e le lucette nella vallata delle case di Pollina, di Crongoli, di Pizzo Scozzolato poi con aria frastornata si guardava la mano destra e buttava lì in modalità interlocutoria, un paio di bestemmie prima di iniziare la sua monotona giornata lavorativa.

A cosa doveva le imprecazioni? Gli strumenti dell’epoca non erano certamente sicuri come quelli di oggi e uno di questi, la sega, da giovane gli aveva reciso le tre dita della sua mano destra. Lui non si era dato per vinto.

La domenica in piazza, una volta usciti dalla messa (poiché è vero che lui santiava, ma a suo modo era religiosissimo) seduti davanti al bar della Zza Nunziata, i suoi amici ne approfittavano per sfotterlo, coinvolgendolo in discussioni sul suo futuro. Ogni qualvolta gli dicevano “tuo figlio farà il tuo stesso lavoro”, lui di istinto ittava na para di bestemmie che accendevano il cielo e poi per scongiuro alzava impettito il dito medio della mano destra, rendendosi conto dopo che trattavasi del dito fantasma.

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Quella Voglia di Continuare a Sognare

Carissimi.

Siamo stati tutti giovani e volente o nolente, abbiamo sognato tutti.

Il sogno ci ha aiutato a crescere, anche quando eravamo svegli.

Abbiamo immaginato attraverso gli scritti e le immagini ereditate un mondo migliore che ci avrebbe potuto dare l’opportunità non solo di realizzarci, ma di potere aiutare chi era stato più sfortunato di noi, perché pensavamo che la vita non sarebbe stata solo compromessi e che nel quotidiano una percentuale di sana competizione insieme a un po’ di merito, avrebbe potuto dare a tutti la possibilità di raggiungere un risultato consono alle proprie capacità.

Siamo stati derubati non solo dei nostri sogni, ma anche del nostro futuro.

Siamo stati derubati dell’eredità che dovevamo trasferire ai nostri figli, nella speranza almeno che costoro non abbiano avuto mai il dubbio che i loro genitori, nel credere in un mondo migliore e in sani principi, non siano stati dei veri e propri idioti.

Questo mondo che giorno dopo giorno ci sconvolge nella legittimazione di tutto ciò che fino ad oggi sono state le deroghe alle nostre tradizioni, alla nostra morale e al nostro concetto di società fatta di persone per bene, ci lascia soltanto una speranza nel voler credere che ci siano altri posti in altre latitudini dove le parole, “merito”, “onestà” e “giustizia” abbiano ancora un radicato significato.

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Iniziare con Modestia

Carissimi.

Uno degli auguri migliori che io possa fare a tutti noi è quello di spogliarci un po’ tutti e a qualunque livello di tanta arroganza e saccenza, peraltro ingiustificata ed affrontare i problemi della vita con tanta modestia.

Sapete bene che l’orgoglio e l’ignoranza spesso sono deleteri ed a volte anche mortali.

Se solo pensassimo a quanta gente sia passata prima di noi su questa terra e a quante cose costoro avrebbero da raccontarci per evitarci errori o brutte figure.

Non mi piace parlare di fatti in particolare poiché le nostre considerazioni finirebbero sepolte con gli eventi, ma a proposito di eventi non posso non fare una personale riflessione.

Si è voluto quest’anno per contingenze logistiche dividere i festeggiamenti in piazza in due luoghi antitetici creando non solo tanta perplessità ma a manifestazioni finite constatando il fallimento di una tale idea, poiché la gente (come è legittimo) a preferito convergere nei festeggiamenti del centro città.

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Tradizionale Discorso di Fine Anno di Epruno alla Nazione

In occasione della fine dell’anno 2019, in diretta dagli Studi di Radio Time , a reti unificate (Facebook profilo “La Voce di Epruno”; Facebook gruppo “Io leggo Epruno”; Facebook gruppo “Gruppo d’Ascolto di FQNS – La Voce di Epruno”; Facebook pagina “Epruno, il Bello della Vita”; blog “www.epruno.it/”)

Questa è l’ultima puntata del 2019 e quei pochi fortunati, i miei fedelissimi “24 lettori” la staranno ascoltando in diretta alle ore 21.07 circa di lunedì 30 dicembre, gli altri più comodamente la staranno ascoltando in replica già nel nuovo anno e saremo nel 2020.

Carissimi

Nel 2020 Epruno farà 20 anni di attività e sembra così strano che questo fantastico appuntamento mediatico editorialistico, trasformatosi successivamente in questo appuntamento radiofonico dal 2010, abbia visto già passare un ventennio del nuovo secolo.

Non vi nascondo che mi approccio al nuovo anno con tanta rabbia dentro consapevole del fatto che questo mondo a differenza delle aspettative, in questo periodo, non sia migliorato per nulla, benché imbonitori e venditori di pentole ci propinino giornalmente le loro visioni positive di ciò che starebbe accadendo, mentre la loro incapacità rispettare anche gli obiettivi minimi è sempre colpa di chi c’è stato prima.

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Cosa Augurarsi?

Carissimi,
Ce li facciamo gli auguri di Natale?

Ogni anno celebriamo la nascita e attraverso questa ricorrenza, festeggiamo una perenne rinascita dell’essere umano affidando ad esso tutti i buoni propositi di cambiamento. Dobbiamo cambiare, vogliamo cambiare e attraverso questo auspicio lo trasmettiamo agli altri con gli Auguri.

Eviterò come sempre gli Auguri “obbligati” tra quelli che si sono definite “autorità” ma che non hanno alcuna “autorevolezza”.

Gli Auguri a mio parere dovrebbero avere un costo affinché li si possano spendere con raziocinio, non comprendo perché bisogna fare degli auguri generalizzati, ipocriti a sconosciuti o a gente che non conosciamo.

Perché si fanno gli Auguri? Chi ha bisogno di Auguri? Cosa sto facendo per cui la gente debba farmi gli auguri? C’è una perdita di valori in tutto finanche nelle parole.

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Natale

Carissimi

Credetemi, non ci sono più le feste di una volta.

Prima si sentiva di più nell’aria l’atmosfera del Natale, ci si approcciava lentamente con addobbi, riti e quant’altro a quella che era la festa dell’anno e si rimaneva nell’atmosfera fino al giorno dell’epifania.

Bastava camminare per strada e anche se le vetrine dei negozi avevano meno luci di adesso si percepiva di più l’aria del Natale, la gente sembrava più allegra, noi per primi aspettavamo questa festa per ricevere un regalo.

Che bei tempi, ci si scambiava i regali, c’erano meno ipermercati e più negozi, c’erano meno saggi natalizi e più festa, diciamola tutta, c’era più fame ….

Oggi tutto sembra preconfezionato e falso, fino agli auguri collettivi che rito siamo obbligati a farci e pensiamo soltanto a sederci a tavola la notte di Natale e il pranzo successivo, per mangiare, magari attendendo che qualcuno torni da fuori per stare tutti insieme, perché il Natale è la festa della famiglia.

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“Loro non Cambiano”

Carissimi,
Non siamo un paese serio, è ormai il mio tormentone e sta alla base di qualunque considerazione.

Siamo un paese diviso in due, sia in orizzontale, settentrione e meridione, sia in verticale, ideologicamente e tranne sporadici ventennali periodi, di grandi consensi bulgari, torniamo a dividerci su qualunque in modo equo.

Non avremo mai maggioranze stabili, malgrado ciò votiamo in continuazione.

Quello che ancora oggi mi sconvolge guardando la pubblica amministrazione (la cosa pubblica in genere) è l’incapacità di fare pulizia e giustizia, eppure la cosa pubblica siamo noi, una grande società dove tutti siamo azionisti, dove giunti all’età stabilita votiamo in questo consiglio di amministrazione fatto di milioni di persone per eleggere le cariche amministrative.

Malgrado ciò riusciamo ad esercitare questo diritto con fastidio e il più delle volte non andiamo a votare delegando l’uso della nostra azione alla maggioranza dei votanti e per di più non esercitiamo alcun controllo sull’esito dell’attività dell’amministrazione.

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Non Chiederti

Carissimi

Ci riempiamo la bocca di citazioni e di frasi fatte, perché non abbiamo neanche il costrutto culturale, a volte mentale per esprimere un pensiero e dire: “io penso”.

Pensano sempre gli altri per noi, mentre transumiamo flagellandoci perché il mondo non ci ha capito o perché qualcuno ha mortificato le nostre ambizioni e noi siamo “vittime”, “eroiche vittime di questo sistema” e nel frattempo non facciamo nulla per cambiarlo certi che arriverà il momento in cui qualcuno creerà una corsia preferenziale per questa categoria di vittime e ci metterà lassù, dove splende il sole e alla destra del Padre.

Ci diverte e ci fa sentire importanti il citare la frase di Kennedy: “ Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”!

Ehh, ve lo siete mai chiesti, cosa potete fare voi per il “vostro paese”?

Siete certi di esser in grado di fare qualcosa per quella che rappresenta per voi il “vostro paese”? Cosa “avete fatto per lui?”

Cosa fate giornalmente che vi dà il diritto, poi, di lamentarvi perché le cose non vanno come dovrebbero andare?

Perché l’erba nel giardino del vostro vicino deve sempre essere migliore?

Vi siete mai chiesti cosa ha fatto il vostro vicino per far sì che la sua erba crescesse migliore? È necessario guardare sempre il piatto altrui ad ora di sedervi a tavola?

Ho un grande sospetto e per voler usare frasi fatte: “chi è causa dei suoi mali, pianga sé stesso!”

Dovremmo passare più tempo davanti lo specchio la mattina prima di uscire da casa.

Dovremmo fare sempre più esami di coscienza, prima di passare al giudizio del prossimo e di ciò che ci circonda.

Non è un paese serio e il paese siamo noi, è fatto di noi.

Una cosa è poco seria perché chi la fa è poco serio, non stiamo a chiederci perché ci si manchi di rispetto, non possiamo passare il tempo ad educare il mondo.

Se ci si manca di rispetto e perché noi lo permettiamo.

Se ci accorgiamo di esser parte di una cosa che è poco seria, è perché anche noi se non lo eravamo già, stiamo diventando poco seri insieme ad essa! Stiamo diventando dei mediocri.

Come vedete, il problema principale siamo sempre noi, ma nulla (tranne la morte) è definitivo in questa vita. Un abbraccio, Epruno

Come Sarà il Futuro

Carissimi

Come sarà il futuro?

Strano, non ci crederete, ho impegnato tutta la mia vita a combattere con il presente, a rammaricarmi del passato e non ho mai pensato a quello che dovrebbe essere il futuro, forse perché già un po’ del mio futuro è passato.

Non vedo grandi orizzonti, o meglio non ci avevo pensato, poiché mentre ero qui a giocare gli altri, quei famosi “altri” si stavano mangiando il mio e il vostro futuro e adesso giunto in questo tratto di strada, seppur avvisato dalla cartellonistica di pericolo che indicava la strada interrotta sono giunto davanti ad un burrone.

Il resto della strada e li difronte e la vedo distintamente, la si potrebbe quasi toccare con una mano, c’è questa strada che sembra interrotta e il mio unico pensiero adesso è il sapere come fare per riprendere il mio cammino una volta scavalcato questo innaturale fossato.

Vedo ogni giorno pixel importanti della mia foto di gruppo improvvisamente spegnersi, conto le assenze, più che le presenze e allora comprendo che forse il mio futuro è già arrivato e non era come lo avevo immaginato.

Ho fatto tutto affinchè il futuro fosse così?

Abbiamo fatto tutto affinchè il futuro fosse così?

Mi sento la coscienza a posto e di contro mi attribuisco l’unico grosso errore, l’aver pensato che la parola “futuro” si traducesse alla stessa maniera e allo stesso modo non solo nelle altre lingue, ma nelle intenzioni del mio prossimo, poiché io ho continuato a giocare nel rispetto delle regole e fidandomi dell’arbitro, i miei competitor hanno continuato a toccare la palla con le mani sotto lo sguardo dell’arbitro che non solo ha trovato il modo distrarsi, ma alla fine di ogni partita si è complimentato con i vincitori (forse facendogli l’occhiolino) e si è voltato dalla mia parte dicendo “dovrà fare di più, la prossima volta”.

Questo è il futuro? Una partita truccata? Un arbitro corrotto che viene dal passato? Un competitor farabutto?

No, mi tengo la mia storia, il mio passato, le mie regole “universali” e continuerò a giocare allo stesso modo, nell’attesa che i loro pixel si spengano lasciando il mondo migliore e nell’attesa che anche il mio pixel un giorno si dovrà stancare.

Un abbraccio, Epruno

Sei Cresciuta nel Mito di Tuo Padre

Fu il giorno più bello della mia vita.

Mi hai conquistata fin dal primo momento, quando ti ho preso in braccio per la prima volta, ero uno scricciolo, ma mi hai guardato e mi hai sorriso e io da quel momento ero già diventato tuo schiavo.

lo so, mi sfottevano tutti e mi dicevano: “guarda che i bambini appena nati non ci vedono, è solo un riflesso condizionato” ma io ho voluto credere sempre che anche tu fin dal primo momento, ti fossi innamorato di me.

Sei cresciuta con il mito di tuo padre, ricordo ancora le prime foto dove camminavi appena e ti aggrappavi al mio pantalone e ti stringevi forte alla gamba del tuo gigante, per manifestarmi affetto e cercare protezione.

Mi ricordo seduto nella mia poltrona a leggere il giornale e che tu arrivavi, piccola creatura offrendomi il tuo giocattolo rotto sicuro che avrei potuto porre rimedio.

Sei cresciuta con il mito di tuo padre, ingigantendone le qualità e sicura che ogni uomo, piccola, avrebbe dovuto assomigliare a lui.

E’ nella natura che un uomo ami la propria figlia come ho fatto io e sono certo che è nella natura che ogni uomo abbia amato la propria madre e la propria sorella e allora come può succedere ciò?

Io sapevo che mondo era il nostro, ……… mi emozionavo e vivevo con terrore al sol pensiero che un giorno avrei dovuto vederti andare via, perché sta nelle cose vita, i figli crescono e vanno per la propria strada …… e io a quel punto non ci sarei più stato, non avrei avuto il diritto di esserci …..

Sei cresciuta con il mito di tuo padre, piccola, di un padre che è rimasto troppo discreto …….. che non ha sentito o non ha voluto sentire….. che ha sottovaluto i litigi della coppia, tanto che vuoi che sia, tra moglie e marito …… le risposte sopra tono e la violenza verbale, quando tu lo giustificavi dicendo: “se è geloso, anche senza averne motivo, è perché mi vuole bene ……. 

avrei dovuto accorgermi di tanti piccoli segnali e non l’ho fatto, avrei dovuto accorgermi dei tuoi cambiamenti e non l’ho fatto, avrei dovuto accorgermi …..

eri lì, il giorno più brutto della mia vita ……… per terra in una strada anonima come una bambola di pezza, svuotata della tua vita a furia di botte, uno straccio, profanata senza rispetto, indifesa, quella bambina cresciuta con il mito di suo padre, che si fidava dell’amore, ma non era amore ……. una bambola di pezza martoriata vittima di una furia animale, vittima di chi pensavi oggi avrebbe dovuto amarti e proteggere, come ho fatto io ……..

….. ma io ero distratto, eravamo distratti ……… mentre ciò accadeva!……. Mai più!!