Carissimi
Come sarà il futuro?
Strano, non ci crederete, ho impegnato tutta la mia vita a combattere con il presente, a rammaricarmi del passato e non ho mai pensato a quello che dovrebbe essere il futuro, forse perché già un po’ del mio futuro è passato.
Non vedo grandi orizzonti, o meglio non ci avevo pensato, poiché mentre ero qui a giocare gli altri, quei famosi “altri” si stavano mangiando il mio e il vostro futuro e adesso giunto in questo tratto di strada, seppur avvisato dalla cartellonistica di pericolo che indicava la strada interrotta sono giunto davanti ad un burrone.
Il resto della strada e li difronte e la vedo distintamente, la si potrebbe quasi toccare con una mano, c’è questa strada che sembra interrotta e il mio unico pensiero adesso è il sapere come fare per riprendere il mio cammino una volta scavalcato questo innaturale fossato.
Vedo ogni giorno pixel importanti della mia foto di gruppo improvvisamente spegnersi, conto le assenze, più che le presenze e allora comprendo che forse il mio futuro è già arrivato e non era come lo avevo immaginato.
Ho fatto tutto affinchè il futuro fosse così?
Abbiamo fatto tutto affinchè il futuro fosse così?
Mi sento la coscienza a posto e di contro mi attribuisco l’unico grosso errore, l’aver pensato che la parola “futuro” si traducesse alla stessa maniera e allo stesso modo non solo nelle altre lingue, ma nelle intenzioni del mio prossimo, poiché io ho continuato a giocare nel rispetto delle regole e fidandomi dell’arbitro, i miei competitor hanno continuato a toccare la palla con le mani sotto lo sguardo dell’arbitro che non solo ha trovato il modo distrarsi, ma alla fine di ogni partita si è complimentato con i vincitori (forse facendogli l’occhiolino) e si è voltato dalla mia parte dicendo “dovrà fare di più, la prossima volta”.
Questo è il futuro? Una partita truccata? Un arbitro corrotto che viene dal passato? Un competitor farabutto?
No, mi tengo la mia storia, il mio passato, le mie regole “universali” e continuerò a giocare allo stesso modo, nell’attesa che i loro pixel si spengano lasciando il mondo migliore e nell’attesa che anche il mio pixel un giorno si dovrà stancare.
Un abbraccio, Epruno