Sei palermitano se per te ogni viaggio diventa una tragedia.

Sei palermitano, abitante della quinta città d’Italia, più volte capitale di qualcosa per vari meriti turistico-culturali, se una volta riuscito a partire per goderti una meritata vacanza non vedi l’ora di ritornare a casa per riposarti veramente. Ecco che da Bellinzona, Vipiteno, Como Brogeda e Aosta tutti pronti a dire: “Ecco il solito siciliano meridionale piagnone“.

Purtroppo si arriva all’età in cui i tuoi freni inibitori, non si manifestano soltanto nella necessità di portare il pannolone, ma anche nelle reazioni inusitate. Provate a dirmi: “In Sicilia si potrebbe vivere soltanto di turismo”? La mia silente reazione sarebbe quella di cercare dove tengo posteggiata la mia storica Fiat 500, aprire il suo cofano, estrarre il vecchio ma sempre affidabile crick e darvi un colpo fermo nella “matrice dei vostri pidocchi” (in testa).

Ma voi sapete cosa significa viaggiare in Sicilia e dalla Sicilia e per la Sicilia? Ricordo ancora i tempi dell’università, quando con il CTS facevamo i biglietti Interail per raggiungere le capitali del Nord Europa, ricordo il ritorno in treno da Londra, Parigi o la Scandinavia, le facce sconvolte dopo circa tre giorni di viaggio, la barba lunga, maleodoranti e l’espressione del viso sconvolta, secondi solo ai reduci dell’ARMIR.

La “coincidenza”, quella parola che per tutti significa “pura casualità” per noi era una condanna, partire per qualunque meta nordica alle 17.00 del pomeriggio (tipico orario da corrida) e giungere a Roma la mattina dopo alle 8.00 dove lì avremmo aspettato la “concidenza” del treno che partiva di pomeriggio successivo, mediamente alle 17.00 per qualunque fosse la vostra destinazione e intanto avreste dovuto inventarvi qualcosa per far passare le 9 ore per la “coincidenza”.

Pensai da subito, finisco gli studi, guadagnerò e mi permetterò l’aereo, mai più sprecare ore della mia vita, voglio fare un viaggio “da signore” e andare nell’arco di una stessa giornata, da un punto ad un’altro del mondo, della stessa nazione. Bello come proposito, specialmente se avessi scelto come meta Roma, Milano e pochissime altre a costi proibitivi, ma si viaggiava e quando salivi comodo su un aereo della compagnia nazionale di bandiera, le hostess donne bellissime ti accoglievano con il loro sorrisone e saresti stato ore a guardare lo spettacolino iniziale della spiegazione dell’uso delle cinture di sicurezza o di quel “sendero luminoso” che si sarebbe acceso sul pavimento all’occorrenza e che dire del momento in cui sarebbero ripassate dandoti il tuo vassoietto con il cibo e ti avrebbero chiesto cosa volessi da bere e ti sentivi coccolato, un “cliente di riguardo”. Nell’immaginario collettivo pensavi che se nei posti larghi e normali venivi coccolato così, chi sa cosa accadeva aldilà della tendina della “business class”.

Poi giunsero le compagnie low cost e il primo indizio lo notammo nello sguardo delle hostess e degli steward scoglionati. Tutti si poterono permettere di viaggiare e a pochi euro, trasformando voli scomodi, stretti in veri e propri carri bestiame, dove non solo il buzzurro accanto a te ti trabordava nel suo ego smisurato e senza nessuna educazione di base, a volte levandosi pure le scarpe, ma tutto ciò che andava oltre il tuo diritto a mettere piede in un vettore aereo si pagava a parte, finanche il respirare “quasi quasi” e rimpiangevi le nottate trascorse in aeroporto per quel volo charter del passato sempre in ritardo dalla meta precedente che per risparmiare girava con tre voli giornalmente il mondo.

Infine il colpo di grazia venne dopo l’ 11 settembre, momento in cui qualcuno scoprì che i voli aerei potevano essere non più dirottati per qualsivoglia protesta o prigioniero politico da far liberare, ma addirittura per schiantarli pieni di passeggeri e carburante, contro “torri gemelle”.

Li finì il volo pubblico e la bellezza di ciò che aveva sempre rappresentato per me, poichè al disaggio dei low-cost si sarebbero aggiunte mortificazioni di controlli fastidiosi sempre più invasivi per la tua e l’altrui sicurezza, il doversi denudare ai controlli pre-imbarchi, il non poter a bordo liquidi oltre i 100mml, i sequestri, il bagaglio a mano e le mille contestazioni. Che stress ……. ma voi a questo punto mi direte: “però ormai ci sono solo voli diretti, non ci sono più le “coincidenze”……..”
Aspettate un attimo, non ricordo dove ho posteggiato la Fiat 500! Sto tornando, non vi muovete!

Un abbraccio Epruno