Carissimi
Giunti a questo punto dell’anno, dalle mie parti, diventano tutti più buoni, tutti più devoti, tutti più pii, tutti più appassionati di musica, tutti più rispettosi delle istituzioni e degli Eroi.
È la stagione delle parate.
Come si può per un anno essere individualisti, farsi con spirito cinico gli affaracci propri, pestare i nostri competitor e giunti al fin della licenza affidarsi al grande rito pagano, nella speranza della benevolenza di chi, di fatto, schifatasi più di 800 anni fa dei palermitani, decise di andarsene a vivere in una grotta, lontano dalla città.
Ad oggi siamo lì a perpetrare la nostra fede a rimarcare il senso di giustizia nella speranza e nella quasi certezza che non esiste una giustizia divina, quantomeno su questa terra e quindi, fatto ciò che la si possa riuscire a farla franca tranquillamente.
Nella vita di ogni giorno non c’è la “VAR” e quindi se tocchiamo la palla con le mani e l’arbitro è distratto o ancora peggio è venduto, chi volete che se ne accorga?
Quindi, arrivato a questo punto dell’anno io ho una sola certezza, è passato un altro anno.
Purtroppo, non mi potrò sottrarre quantomeno dall’essere spettatore, ma fino a qualche anno fa adottavo il metodo di Dante Cruciani e me ne andavo a trascorrere il fine settimana a Crongoli.