Carissimi
Questa settimana davanti ad uno degli ennesimi blocchi della circolazione, a bordo della mia moto, ho pensato: “non è una piaga naturale, ci deve essere chi progetta tutto ciò?”
Mi sono messo con la santa pazienza a cercare percorsi alternativi per poter giungere in ufficio, ho fatto un lungo giro di almeno un paio di km e sono giunto davanti ad un ulteriore transenna con un divieto mobile che impediva il transito. Bene, non mi sono perso d’animo, ho continuato a circumnavigare il centro e la sua grande area chiusa finché ho trovato l’ennesima transenna presidiata da poveri vigili urbani intenti a litigare con automobilisti insofferenti.

Michael DouglasCredetemi, per un attimo mi sono sentito come Michael Douglas e non vi dico cosa mi sia passato per la mente, vedendo quelle pochissime strade transitabili e in direzione utile (stendendo un velo pietoso sulla condizione del loro asfalto) chiuse a causa di riprese cinematografiche, e qualche giorno prima per un concentramento sindacale. So solo che è stata forte la sensazione di fermare la mia moto, mettere le due catene, posare il casco nel bauletto e consegnare le chiavi alla vigilessa dicendo: “ci pensi lei!”.

Perché qualcuno aveva deciso di tenere me e la mia moto in ostaggio di provvedimenti senza senso? Ribadisco per l’ennesima volta che nessuno mai mi porterà a contestare l’esigenza dei cantieri per le grande infrastrutture poiché la nostra città è indietro anni luce rispetto alle omologhe nel mondo, ma nessuno potrà mai impedirmi di osservare l’evidenza e continuare a ripetere fino alla nausea che non si può sequestrare un individuo con il suo mezzo di locomozione attraverso la chiusura di strade, con provvedimenti dalla sera alla mattina, senza creare pari e valide alternative, qualunque sia la motivazione, anche il consentire libere manifestazione o addirittura riprese cinematografiche.

In un momento come questo mi permetterà il Luchino Visconti di turno se per qualche tempo Palermo non potrà prestarsi quale location per una ennesima fiction di scuola di polizie antimafia. Si ricostruiscono da sempre intere strade negli studios senza arrecare fastidi a nessuno.
Reputo democratico il fare un patto con la cittadinanza, anche con chi non ci ha votato, chiedendo pazienza per lavori straordinari che si prorogano oltre modo, ma di contro far sì che al disagio, non si aggiunga altro disagio aumentando a dismisura le aree chiuse, sia quelle facenti parte di isole “de-traficizzate” che quelle occasionali dovute quant’altro.

Quando la nostra città sarà libera da questi grandi lavori, quando la nostra città sarà diventata normale, quando la città per ogni metro quadro di viabilità sottratta alla possibilità di posteggio e transito sarà in grado di garantire pari metri quadri di pubblici parcheggi e metri lineari di metropolitana, di tram o numero sostenibile di autobus a trazione elettrica, potremo pedonalizzarla tutta la città, potremo farla diventare la Woodstock di tutti i congressi e gli eventi, potremmo trasformarla in una Hollywood permanente, ma fino ad allora io chiedo a chi può viaggiare contromano con le sirene e con le scorte, a chi può transitare dove il suo simile non privilegiato non può, a chi disegna ciò ogni mattina: “usate la testa!”.

Create le giuste alternative, calendarizzate le manifestazioni e i cortei e concentrateli nelle aree oggi già chiuse e vuote, anche in queste enormi piazze o in queste lunghe vie si può manifestare se si vuole, senza far bestemmiare quel serpentone di sfortunati costretti ad usare il mezzo proprio e per il quale si sono pagate regolarmente le tasse, costringendoli a creare file altamente inquinanti di auto in coda che ormai girano attorno al centro storico, da via Crispi al Papireto come se anche l’inquinamento da polveri sottili o sonoro, si potesse transennare.

Lamentarsi di ciò è necessariamente fare politica? Schierarsi? Non ci si può lamentare e far valere un proprio diritto? Non tutti sono privilegiati, non tutti si possono permettere di fare i ciclisti, non tutti possono prendere quei pochi mezzi pubblici e rimanere legati alla loro regolarità.
Mi sono pentito circa 30 anni fa di aver scritto quell’emendamento, da giovane laureato, per quel consigliere comunale, nel quale consigliavo per la rinascita di questo grande centro storico, di spostarvi dentro prima tutte le istituzioni affinché attorno ad esse rinascesse l’interesse per le attività artigiane e l’interesse privato per il recupero del patrimonio immobiliare al fine di rivalorizzarne un tessuto sociale.

Bene, portativi gli uffici e iniziata la speculazione immobiliare, riempito il tutto di taverne serali stiamo facendo di tutto di giorno per far scappare gli abitanti e l’utenza da questa zona della città.
Mi auguro che vi sia una logica, anche subdola. A volte sento un “rumoroso silenzio delle coscienze” frutto del raggiungimento o di un “equo compenso per le proprie idee’” o ancor peggio dell’esser diventati tutti un popolo di “tavernari”.

Un abbraccio Epruno.