Qualche volta facendo zapping in tv mi è capitato da imbattermi in incontri di wrestling, la mia attenzione è durata pochissimo il tempo necessario per rendermi conto di cosa stesse andando in scena su quel ring, una “americanata folle”, una violenza gratuità che fa il paio con il pubblico che mi ha rammentato tanto quello che riempiva i circhi romani dove i gladiatori lottavano.

A noi persone con una modesta intelligenza occorre poco tempo per capire che siamo davanti ad una messa in scena tra atleti attori stuntman quanto meno per la quantità di botte che si danno e che manderebbero in convalescenza chiunque.

Ecco, non capendone niente di politica, come vado orgogliosamente dicendo da tempo, ho compreso che la politica mediatica alla quale siamo abituati da qualche tempo altro non è che una gigantesca messa in scena tra professionisti della materia che se ne dicono di tutti i colori (per fortuna non su danno botte, ma non sempre) e che alla fine a riflettori spenti e dietro le quinte finiscono per essere tutti amici nell’unico intento di ottenere un seggio-poltrona e difendersi questo “prezioso lavoro” per il tempo di un mandato e anche oltre.

Mi sono convinto di ciò a seguito di certe discussioni in aula che sembrerebbero dalle preparazioni mediatiche delle “Sfide all’O.K Coral” che alla fine si concludono con un buffetto e un invito a non farlo più (ogni riferimento a fatti e dibattiti su sfiducie è puramente casuale).

Sono quindi anche questi degli attori? Sì, secondo me lo sono e ho rafforzato la mia convinzione intercettando in TV qualche programma dedicato alla dialettica politica, dopo essermi soffermato un po’, essermi qualche volta mi diverto, iniziato ad anticipare le battute della sceneggiatura, alla fine mi sono reso conto che non ci può essere livore tra chi ha lo stesso interesse.

Mi chiederete ma anche i vari colossi del passato erano attori? Sì, anche loro, ma grandi attori da premio Oscar rispetto a ciò che è sotto gli occhi di tutti, a maggior ragione da quando vengono nominati e blindati in collegi, ma l’idea che sia tutta una commedia è provato. Vi sarà capitato per caso un giorno di rimanere bloccati a casa impossibilitati ad uscire di rimanere bloccati davanti la tv per una intera giornata? Avrete notato come gli stessi personaggi hanno una turnazione dettata probabilmente dai vertici dei loro gruppi che ne programmano la copertura delle varie fasce orarie.

Cosa sembra la politica oggi?

Immaginiamo un problema, noterete che periodicamente i palinsesti e le testate a reti unificate scelgono un evento per giorni, vi macinano la testa nel parlarne, spesso in mancanza di eventi prendono una esternazione di qualcuno di loro e su questo costruiscono un contraddittorio di settimane fino a quando non ci sarà una esternazione nuova a coprire la precedente.

Bene, in natura, i problemi se li si vuole risolvere bisogna in primis identificarli, poi analizzarli ed infine affrontarli, ma e qui che nasce la differenza.

Una mente matematica come la mia nella sua vita si è nutrita di teoremi i quali partendo da condizioni iniziali arbitrariamente stabilite, giungono a conclusioni, dandone una dimostrazione, difatti teorema in greco significa “ciò che si guarda, su cui si specula”. Quindi ti siedi e ti alzi non prima di aver trovato una soluzione.

La politica di contro si basa su “postulati”, (dal latino postulatum e cioè «ciò che è richiesto»), si prende un fatto, un’affermazione e senza che questa sia stata preventivamente dimostrata come vera, viene assunta come se lo fosse al fine di giungere “logicamente” alla verità che voglio costruire, perché in politica non esiste una sola verità.

Così a lungo andare si è finito per assimilare il postulato all’assioma («ciò che è vero o falso»), quindi nella terminologia logica attuale, il termine postulato viene considerato come sinonimo di assioma, quello che va difeso in TV nei Talk-show con il “io l’ho lasciato parlare, se lei non mi lascia parlare” nemico giurato della dialettica.

Pertanto a furia di riversarsi di sopra le proprie verità si è dovuto fare ricorso al capolavoro dei capolavori, quando il leader, zittisce tutti parafrasando le religioni con i propri dogmi mandando a fanc***o teoremi, postulati, assiomi e liberando il campo della dialettica da qualunque discussione, da qualunque verità evidente, negando l’innegabile, attraverso le proprie visioni di qualcosa che non si vede ma che se vuole stare al gioco, bisogna credere, quindi si finisce per accogliere per vero o per giusto, qualunque cosa venga imposta ai propri seguaci come articolo di fede.

Il capo non vuole più esser messo in discussione, giunto lì sopra, si libera di qualunque intelligenza (anzi gradisce attorniarsi di gente che non si fa domande, ancora meglio se non se le sa fare) e infonde i propri dogmi la sua dottrina, da considerarsi e credere per vero, quindi non soggetta a discussione, se si vuole rimanere fedeli seguaci. Io queste cose le ho già viste, non so a voi ma mi creano una certa inquietudine.

Ma per ritornare a discorsi terra-terra, il fatto che da anni via Volturno, via Brunetto Latini, via Cusmano non debbano essere asfaltate risponde ad un dogma?

Un abbraccio, Epruno