Carissimi

Si parla tanto di arredo urbano. I social sono spesso pieni di foto dove anche il cittadino palermitano ci mette del suo con tanta buona volontà e pertanto non è difficile vedere una fotografia con un bel divano in posa ad una fermata dell’autobus, in una gradevole esposizione d’arte moderna e soluzione di conforto, per un servizio che impone lunghe attese.

Che dire di una bella poltrona poggiata ad un albero o di arredi di ogni tipo, anche sanitari?

Sì i pezzi sanitari sono stati sempre un orgoglio all’esposizione urbana da parte dei nostri concittadini.

Ora tutto ciò molto spesso viene addebitato anche alla negligenza di chi dovrebbe raccogliere questi rifiuti speciali benché da qualche tempo onestamente il servizio sia stato organizzato in maniera virtuosa affinché concordando orari appuntamenti e addirittura in alcuni casi il numero di pezzi, si possa riuscire a fare asportare questi rifiuti di volume alquanto imbarazzante che certamente non andrebbero nel cestino colorato della nostra differenziata.

Accade però qualche cosa che non è poi così divertente, come potrebbe essere a primo acchitto la visione di un frigorifero per strada, bello e irto accanto ad una tabella digitalizzata indicante i numeri degli autobus, ma molto spesso accanto ai cassonetti, quelli si organizzati per colore e ben distinti per la raccolta differenziata, in mezzo alla trabordante immondizia, cartone, imballaggi, legno, si possono trovare i mitici materassi.

Io mi chiedo sempre da tanti anni il perché i materassi siano numericamente consistenti tra i rifiuti lasciati per giorni interi per strada.

Qualche anno fa, addirittura, ho seguito per quasi 365 giorni la vicenda di un materasso sotto casa mia da me soprannominato “Azzo” appoggiato alla parete della Chiesa che finì per diventare un cult e un momento di curiosità per i social tanto che alcuni zuzzurellone finirono per farsi anche i self con il mitico materasso prima che questo venisse portato a discarica speciale dal servizio dedicato.

L’altra mattina recandomi al lavoro la mia curiosità venne attirata da qualcosa per terra su un marciapiede del centro storico a ridosso di un immobile importante di cui non voglio fare il nome, era un materasso, questa volta occupato da un giovane di colore che stava “beatamente dormendo” di giorno in mezzo all’immondizia, alla stessa stregua di qualunque rifiuto, il tutto nell’indifferenza della gente che come me passava poiché questo era un “rifiuto invisibile”.

Ho avuto modo di pensare al perché la nostra costernazione nei dibattiti contrapposti sul problema dei migranti finisse per essere accesa tanto da politicizzati, in alcuni casi, interessando sentenze della magistratura, quando questi migranti di colore si trovavano a rischiare il tutto tra le onde dal mare, spesso su imbarcazioni che stavano in piedi alla meno peggio, finendo per diventare delle tombe nel Canale di Sicilia per questi disgraziati e invece tutta questa costernazione e il dibattito finiva nel momento in cui costoro, attraversate queste odissee e venuti fuori da questi inferni, finivano per popolare le nostre strade, vivendo in condizioni di degrado e di mortificazione che mai e poi mai si dovrebbero permettere per un essere umano, qualunque sia il colore della sua pelle.

Mi chiedo perché? A quale Dio, quale religione, quale governo possa piacere che un individuo venuto da un altro paese con la sola ambizione di migliorare la sua qualità della vita, finisca per diventare un rifiuto invisibile gettato lì in mezzo alla strada?

Con quale coscienza si può permettere che una vita umana venga mortificata fino a questo punto?

Non sono frutto di una natalità seppur di un diverso colore? Ci sarà stata una madre, un padre dietro costoro?

Ci sarà stato un progetto di vita, ci saranno state delle catene d’affetti nella loro terra d’origine prima che con la forza della disperazione costoro finissero per affrontare questa odissea per terminare la loro esistenza su un materasso tra i cartoni per strada?

Credetemi al di là di tutta le narrazioni fatte su questi fenomeni migratori chi finisce per strada e porta avanti un’esistenza del genere è veramente un disgraziato, una persona che non ha nulla, una persona che non ha retro pensieri e non può essere messo sullo stesso piatto della bilancia di chi in teoria potrebbe affrontare questi viaggi per giungere nel continente europeo in maniera premeditata per delinquere.

Noi dobbiamo rispettare il valore della vita umana. Non possiamo permetterci che questa venga ridotta non solo in uno stato di bisogno, ma venga vituperata. Quante volte ci voltiamo dall’altro lato per strada davanti all’incontro di questi individui che hanno avuto la sfortuna di nascere in una terra più povera della nostra o addirittura in una terra nella quale qualcuno ha voluto portare la democrazia soltanto per vendere armi tra le fazioni e creare i presupposti di guerra civile?

Non sempre su quei materassi finiscono persone che non hanno avuto una storia alle loro spalle nella loro terra e che non hanno avuto studi, non hanno avuto qualità, poiché qualunque qualità messa nelle mani del demone del bisogno finisce per essere polverizzata senza appello.

Io sono per non dimenticare, ma sono anche per dire basta a questo andazzo, sono dell’idea che chiunque metta piede su questa terra arrivando anche clandestinamente, se si può avvalere del diritto di rimanere e di accedere alla cittadinanza italiana, debba avere una condizione minima di decoro tale da garantirgli le minime condizioni per una qualità di vita, qualunque sia il suo colore alla pelle, qualunque sia la religione, qualunque sia la sua lingua e solo non voltandoci dall’altra parte faremo in modo che questo mondo, costruito con tanti anni di pace, finisca per sgretolarsi al sole in un istante.

Un abbraccio, Epruno