Carissimi

Decidere sembra una cosa facile e scontata, ma rimane pur sempre una cosa rara, poiché una decisione comporta una assunzione di responsabilità e allora cosa c’è di meglio che temporeggiare lasciando nelle mani del destino o nell’iniziativa altrui (nella speranza che questi possano sbagliare) la soluzione del tutto? Ma sono esistiti uomini che hanno preso le giuste decisioni pur andando contro corrente e pagando cara questa loro ostinazione, ma costoro hanno finito per fare la differenza.

Vi è mai capitato da persone per bene, oneste e innocenti, di finire nelle maglie della giustizia?

A volte anche per situazione banali, a volte per “atto dovuto” perché ricoprite un ruolo, a volte perché siete stati ingannati da qualcuno in cui ponevate la vostra fiducia, a volte per un collaboratore disonesto. Qualunque sia stata la motivazione, finite per esser risucchiati in un contesto lontano dal vostro essere che finisce per deprimervi, per segnarvi profondamente prima che le sanzioni e la giustizia abbiano fatto il proprio corso scagionandovi pienamente.

Finanche l’atteggiamento di chi vi deve giudicare vi appare spropositato e ingiusto a priori, pieno di preconcetti.

Chi è vive di espedienti ed è abituato a delinquere di contro non di pone il problema, vive a proprio agio il passaggio tra le maglie della giustizia sfruttandone tutti i punti di debolezza o di confusione o di poca chiarezza e in base anche alla propria disponibilità economica, affidandosi agli avvocati più prestigiosi e preparati in grado di smontare le sentenze o ribaltare quelli che al profano potrebbero sembrare dati di fatto.

È vero, la giustizia fa sempre il suo percorso a volte lungo e tortuoso, ma se siete persone perbene ed innocenti questo lungo percorso non vi restituirà dispiaceri gratuiti presi o anni compromessi da una ingiusta accusa.

Questo è solo uno degli aspetti del ns. rapporto con la giustizia, pensate di contro a quando siamo noi la giustizia, quando siamo noi la macchina della burocrazia e veniamo perseguiti perché ci accorgiamo che il contesto nel quale operiamo non è idealistico e idilliaco come dovrebbe, ma spesso il male e le cattive persone si sono intrufolate o sono state messe ad arte i posti, avendo un ruolo nella gestione della giustizia, facendo in modo che da soluzione siate voi a diventare il problema.

Estendendo l’esempio penso a ciò che è accaduto a quelli che ormai chiamiamo “eroi” dei veri e propri “eroi involontari” poiché costoro vollero fare soltanto il proprio dovere e si ostinarono a non raccogliere tutti i consigli di coloro che magari standogli accanto e non avendo lo stesso “senso dello stato” più di una volta gli avranno ripetuto: “lascia perdere, ma chi te lo fa fare”.

Gli stessi che dopo piangendo lacrime di coccodrillo avranno pure pensato “se la è andata a cercare”.  Deve esser stato brutto!

Mentre tutti oggi festeggiano la rimembranza di questi personaggi, io amareggiato penso a quelle che saranno state le loro ultime ore di vita, delusi, traditi e chiusi in sé stessi nell’attesa che qualcosa di brutto potesse accadergli.

Non potendosi fidare più di nessuno, si saranno sentiti profondamente traditi, perché nella macchina dello stato qualcuno infedele si era infiltrato per controllarli, per fare la telefonata che ne segnalava l’ultimo tragitto, che faceva sparire le pratiche, che stravolgeva la realtà, qualcuno che accanto a loro giornalmente prendeva lo stesso loro stipendio ma non rispondeva più a nessun giuramento di fedeltà allo stato e al rispetto della “cosa pubblica”.

Ieri (6 Gennaio) è stata una giornata di memoria per un uomo politico ucciso platealmente davanti agli occhi dei suoi cari, ma durante l’anno si susseguiranno i giorni di memoria per magistrati, docenti universitari, poliziotti e carabinieri, funzionari della pubblica amministrazione, sindacalisti, cittadini socialmente impegnati, o per involontari testimoni uccisi perché si ostinavano ad interpretare la vita secondo quei principi di giustizia coltivati fin da piccoli, nelle loro famiglie, nelle loro comunità religiose e per i quali non sono mai esistite “sfumature di grigio” tra un “bianco e un nero”.

Per tutti costoro sarebbe bastato in vita soltanto la protezione da parte della società civile e una maggiore attenzione alla loro tutela e ai segnali che certamente prima di cadere nel silenzioso isolamento avranno mandato nella speranza che venissero captati da “uomini giusti” e invece in alcuni casi questo mondo è stato in grado di “vilipenderli e diffamarli” uccidendoli ancor prima che fisicamente.

Questa terra non vuole più piangere eroi. Vuole soltanto coccolarsi nella normalità le persone perbene che non hanno mai avuto paura a prendere decisioni, assumendosi responsabilità, facendo il loro dovere per il bene della  collettività.

Un abbraccio, Epruno.