Carissimi
Perché Aligi Sassu dipingeva cavalli? Voi mi direte: “perché questa domanda?”
Ci pensavo oggi mentre attendevo in una sala d’aspetto dove campeggiava una famosa litografia dell’artista.
Mi direte: “vidi chi pinsieri hai?”
Ecco subito in argomento: “vidi chi pinsieri hai”.
Sono da sempre un sognatore e ho basato sul sogno l’anticamera di tutti i progetti che ho realizzato, convinto che qualunque cosa non può realizzarsi se prima non la si è sognata e poi progettata. Assieme al sogno, in quella che ho battezzato “filosofia eprunistica” reputo indispensabili altri due concetti, il viaggio (che poi altro non è che la nostra vita) e la pazzia (intesa come estro, stravaganza, disattesa dei cliché oltre ogni limite).
Pertanto il sogno, la visione di qualcosa, è solo il primissimo passo dell’opera, ma se poi ci si ostina soltanto a sognare, senza dare seguito alle intuizioni dei nostri sogni, senza almeno provarci, si rimane “sognatori” che è sempre bello ma bisogna vedere che mestiere fai?
Se ci si ostina ad avere visioni e basta, si diventa o “santi” se si vive la nostra vita in una sorta di misticismo o nella peggiore delle ipotesi “visionari”.

Premesso che non è di “questo mondo” la santità, non può a maggior ragione esserlo la visione in quanto tale.
Se il nostro ruolo è quello di collaudare materassi, potremmo dormire tutto il giorno, ma se guidassimo un autobus, sarebbe impossibile lasciarsi cogliere dal sonno per sognare in quegli istanti e in più dubito che terrorizzati ci fossero persone disposte a salire sul nostro autobus per condividerne la corsa.
Sembra semplice il mio ragionamento? Allora perché c’è ancora chi si “incazza” e diventa vendicativo se qualcuno gli fa notare che “u discursu e bello e buono ma u tavirnaru vuoli i piccioli”?
Una visione possiamo averla tutti, probabilmente quando ci guardiamo allo “specchio ruffiano” del nostro bagno, la mattina, quello che ci inganna prima di metterci per la strada e convincerci che siamo i migliori, ma poi usciti per strada incontriamo gli “altri” e aggiungerei purtroppo.
Ora premesso che il buon 55% delle persone che incontriamo e condividono con noi il territorio, si limita a sopravvivere, a lamentarsi senza neanche andare a votare o nella peggiore delle ipotesi se ne frega di tutto; il 25% ha una visione che li fa star bene e che a volte preferisce ignorare il problema se non lo può risolvere, accendendo i riflettori su cose belle ma spesso non prioritarie; possiamo che pensare che esista anche un residuo 20% che preso dalla contingenza non si accontenti più dei sogni e non la pensi come l’establishment?
Possiamo ipotizzare che anche se fosse un 1% , anche se fosse una sola persona che ad un certo punto alzi il ditino per dire “Scusate, avrei un problema. Sento puzza e non so se mi sono cagato di sopra o è la vostra merda che mi è arrivata fino al collo” abbiamo il diritto di andare a verificare?
Lo dobbiamo alla parità di diritti che tutti i cittadini hanno, lo dobbiamo alla corretta logica del vivere insieme, dove non sempre le maggioranze assolute o relative hanno ragione, non sempre andare avanti d’imperio è la cosa più saggia perché non mi pare più tempo di “panem et circenses”, poiché finendo il panem neanche le brioches saremo in grado di distribuire e siccome per completare la collezione di detti comuni “u saziu non ha mai potuto cridiri o diunu” , attenzione, non abbiamo molto tempo perché le risorse e le energie si vanno esaurendo, qualunque grande teoria, qualunque schema o tattica in passato vincente oggi si scontra con la cruda realtà e con la difficile messa in pratica.
Comunque, per non lasciare discorsi in tredici e contribuire alla “cultura”, visto che dopo una domanda è d’obbligo dare una risposta, Aligi Sassu nel 1973, dalla sua isola di Mallorca scelta a dimora scrisse: “Sì, continuo a dipingere e a disegnare ancora cavalli, non frivoli perché vengono dai recessi dell’anima, ogni volta che un’idea mi viene alla mente (così mi pare scrisse un certo Raffaello da Urbino) o arde una subitanea immagine di pura materia pittorica”.
Il cavallo per lui era una fonte costante d’ispirazione, così come riportato su Wikipedia che non sempre è una fonte di apprendimento “ppi lagnusi”, specie per noi che dopo internet amiamo sempre confutare le fonti.
Un abbraccio Epruno.