Mi perdo sovente a raccogliere dettagli della realtà, quando tutta la nostra attenzione viene richiamata da altri oggetti di interesse.

Mi sforzo di non perdere di vista uno dei “valori” determinanti della nostra epoca, “la memoria”.

Si perché quella che era una volta considerata una “dote”, una grossa capacità, oggi rischia di diventare purtroppo un “valore distintivo”!

Fin dai tempi della scuola, subivo il grande fascino della “storia”, trovavo interessantissimo conoscere cosa eravamo stati, la nostra provenienza e quali fossero state le nostre radici.

E pur vero che da sempre la storia viene scritta dai vincitori, occultando la “voce della memoria” spesso con un opera di mistificazione.

Ma se avessimo studiato bene la storia, ci saremmo accorti immediatamente che l’effetto e l’interpretazione di ciò che globalmente accade oggi, trova conferma nelle peculiarità caratteriali e dei costumi, e nella ripetizione di certi atteggiamenti storici.

Ad esempio il comportamento inglese, francese, tedesco e l’atteggiamento italiano davanti agli eventi storici è da sempre stato lo stesso e non bisogna lamentarsi se dall’estero spesso non si fidano di noi, a causa della difficoltà di inquadrare in quale fase politica noi ci troviamo.

All’estero sanno che siamo da sempre un grande popolo, ma hanno necessità di sapere che nazione siamo in quel determinato istante, vista la rapidità con la quale sappiamo passare dall’affollamento di un piazzale all’altro, sapendo osannare i nostri miti in piedi e vilipenderli sottosopra.

Quello che ancora ci manca è la serietà di iniziare una “partita” con una squadra ed evitare di finirla nelle file della squadra avversa, nella unica necessità di sopravvivere a qualunque evento, di vincere a qualunque costo.

Ecco, se imparassimo a perdere per una volta, potremmo imparare a costruire finalmente le nostre vittorie, ed acquisire per una volta e per tutte il rispetto altrui, noi che siamo gente da sempre votata al “vinciemmu e pirdieru”!!!

Se a vincere sono sempre gli stessi che migrano per tempo, da una parte all’altra, se a vincere è sempre il “Gattopardo”, non potremo mai confrontare due modelli diversi, al solo scopo di crescere, imparando dagli errori della controparte, per migliorarci all’atto del nostro turno.

Con la poca memoria che da qualche tempo ci contraddistingue, rimarremo sempre irretiti dai soliti “fotti popolo” artisti del trasformismo, che periodicamente si ripropongono.

AUDIO EDITORIALE – EPRUNO 14-01 A – Editoriale