Esistono due modi di rappresentare la realtà: il primo, è quello di idealizzarla, proposta attraverso i proclami ai fedelissimi ai quali chiediamo di socchiudere gli occhi e sognare, giocare, pensare solo a cose positive.

Il secondo, è come noiosa, reale, a volte difettosa e difficile, come lasciata in eredità sempre dagli altri, quelli che devono rassettare dopo che altri hanno giocato.

Le cose belle ed i frutti del cambiamento sono sempre opera di coloro che si autopropongono come giusti, di quella sparuta minoranza di eletti che guarda alla realtà con la positività dell’intelletto e la dotazione di “cultura”.

I problemi, le cose brutte, appartengono agli altri, ai nemici del progresso.

La verità sta in questi pochissimi “dettagli”, la verità è di chi non sbaglia mai, la verità è di chi sa scegliere, poichè chi sa scegliere, sceglie il giusto, le cose corrette, le cose già fatte bene! ….. Le cose fatte male, si lasciano agli altri.

Essere nel giusto è giungere per primi e sapere scegliere da un cesto di mele le migliori, quelle ammalorate si lasciano agli altri, a chi viene dopo!

Fatto ciò non dobbiamo fare altro che aspettare che venga il loro turno, per poter dire: “vedete costoro, sbagliano, guardate il loro cesto e guardate la percentuale di mele buone!”

Pertanto per essere nel giusto basta non sbagliare e per non sbagliare basta non fare, oppure scegliersi le cose semplici e dimostrarsi sempre impegnato, oppure basta far fare agli altri ed attendere i risultati ed a risultati ottenuti, prendersi i meriti delle cose buone, le cose cattive, vengono attribuite agli altri, a chi sbaglia!

Intanto regola fondamentale è mettere sempre le mani avanti, dichiarando subito di aver trovato una situazione difficile ed aver ereditato un disastro, da chi c’era prima, gli altri!

Ma se sfortunatamente siamo costretti a fare e non sappiamo fare, o se mentre facciamo, sbagliamo, basta creare un diversivo, affinchè chi ci segue distolga l’attenzione da noi, fin quando o sarà scomparso per meriti altrui l’errore, o peggio, avremo fatto dimenticare cosa stavamo facendo!

Il tempo quindi, quale complice di negatività, il tempo che verrà è il tempo che non si può sottoporre ad esami, poiché quando arriverà, noi non ci saremo e se avrà prodotto cose positive, pretenderemo che si venga ricordati per ciò, ma se malauguratamente avrà prodotto risultati negativi,

sarà stata sempre colpa di chi verrà dopo, degli altri, di chi avrà avuto in sorte i frutti del nostro lavoro, ed a noi non resterà che aspettare ……… e dopo qualche tempo, …… magari … ritornare!