Carissimi,

Quante volte ci sentiamo dire: “io ho giocato in Serie A”?

Ma basta! Ancora stiamo qui a raccontare le solite storie, la gente si annoia e lo sappiamo tutti di quanto sia bassa la soglia dell’attenzione.

Chi non si è lasciato comprare, chi non si è fatto abbindolare da “visioni”, “prime visioni” e “illusioni”, chi non è stato lobotomizzato, chi non porta le zeppe nelle scarpe al solo scopo di nascondersi tra i falsi “giganti”, davanti a tanto scempio strappa i manifesti della propaganda  con la prudenza atavica di chi sa che intorno a noi c’è chi è stipendiato per trenta denari e si guadagna da vivere vendendo il prossimo o per soddisfare la propria cattiveria e decide di non rendersi complice.

Ma se così è, se coloro con il senno non sono in campo in questa “massima serie”, chi sta giocando? Dove sono i grandi campioni di una volta? Si sono ritirati? Si nascondono in tribuna? Stanno in panchina o per quieto vivere hanno deciso di tenere un basso profilo accettando di giocare in Serie C? Ma come si fa? Con quale coraggio?

Non hanno rabbia nel vedere chi attualmente indossa immeritatamente e a seguito di tanti compromessi la maglia dei campioni? A tanto giunge il “che sa da fa ppe campa”?

Ma se è vero, che hai giocato in Serie A devi prendere consapevolezza che questa è la Serie C e non quella che ricordi Tu, fai finta che rapporta ad allora questa è una pessima Serie D e in questo contesto hai poco da fare la differenza con le tue finte, con il tuo tocco di palla, qui appena entri in possesso del pallone ti piombano in due sulle caviglie con uno stile e una attenzione che a confronto il buon Olarticoechea altro non è che un timido ragazzino difensore di una squadra dell’oratorio.

Dunque, addio sogni di gloria, non chiediamoci come ci siamo ritrovati in Serie C e di quali errori abbiamo fatto per declassarci così, sono state delle scelte, bastava mettere in mezzo il pallone invece di insistere a cercare la fortuna con improbabili tiri da lontano. Anche nella scelta delle squadre e dei compagni, forse potevamo essere più attenti. Non mettiamo di mezzo la fortuna, perché questa aiuta gli audaci e come spesso diceva un saggio contemporaneo che ho avuto l’onore di conoscere, “Contro u culu, mancu a scienza” (U C.) che tradotto per gli amici oltre la linea gotica, vuole intendere che “non ci sono studi e abilità che tengono a confronto di tanta fortuna”. Quindi non prendiamo a confronto il “Cugino Gastone”.

Mai scendere quindi di categoria, poiché non ci confronteremo più con gente della nostra “levatura” e se dovesse accadere, se dovessimo cadere, se dovessero sgambettarci allora dobbiamo farci un grosso esame di coscienza e dobbiamo essere onesti con noi stessi, dobbiamo prendere consapevolezza delle nostre capacità di resistenza e sopportazione.

Si cade, come accadde ad Antibo a Spalato, ma quanti hanno la forza e lo spirito per rialzarsi ed inseguire il gruppo, tornare in testa e vincere.

Se non siamo nati per la Serie C, qualunque essa sia, smettiamola di giocare a testa alta, fermiamoci, prendiamo le scarpette in mano, usciamo dalla pista contromano, rientriamo nello spogliatoio dopo aver incontrato la fatica del gruppo di testa, onestamente mediocri utili combattenti, lasciamo a loro il pallino, onoriamoli sportivamente ed educatamente con un cenno del nostro capo e scesi quegli ultimi gradini, appendiamo le scarpette al chiodo.

Anche Mina nell’ultima sua apparizione televisiva, si sedette su uno sgabello e cantò “non gioco più, me ne vado” e lasciò per sempre non solo la Tv, ma qualunque apparizione pubblica e la sua carriera maestosa è continuata ai giorni d’oggi, facendo qualcosa d’altro, non svendendo e sforzando la propria voce in interminabili tournée.

Si quando il gioco diventa pessimo chi ha delle qualità non deve cedere all’egoismo di ritenersi la soluzione di tutto, perché a quel livello e per i terzinacci di Serie D, siamo il problema e nessuno ci ringrazierà per il sacrificio e la modestia, ma l’ambizione di poltrona, ci porterà ad annegare in un mare di merda defecato da altri.

Fermiamoci, usciamo e limitiamoci ad osservare da fuori, se non veniamo ascoltati non è perché il prossimo ha il cerume nelle orecchie, si può continuare o ricominciare da qualunque altra parte, è un atto di coscienza civile, non c’è speranza di soluzione, nessuno vuole la soluzione, ma una soluzione è certa, finirà e poi vedremo.

Un abbraccio Epruno