Carissimi

Quando affermo di non capire nulla di politica, mentre sono chiamato a dare giudizi su situazioni contingenti, potrei dare l’impressione a tutti che il mio possa essere un atteggiamento di intellettuale snob. Premetto che non mi sento intellettuale, ma soltanto una persona che ha cervello, lo coltiva e lo esercita.

Snob, no!

Tutt’altro, sono un ingegnere con una vocazione matematica che non permette deroghe, ma ciò che è illogico, spesso è logico per la politica che dimostra di non avere regole, (se non quella unica della opportunità e della ragion di stato che poco si sposa con i teoremi e con tutto ciò che è dimostrabile e che sta alla base del credo di una mente razionale quale può essere quella di un ingegnere).

Per spiegare il mio punto di vista, a seguire vi farò un esempio, che seppur provenendo da chi razionale come me da spesso la sensazione di vivere in un mondo tutto suo, (non di “eletti tra virgolette” cioè gli scelti dal Signore, ma di persone che si confrontano su temi e basi condivisibili, razionali e dimostrabili) riesce a rendere l’idea ricorrendo all’uso dell’algebra elementare, attraverso la messa in pratica del teorema di Pitagora, (matematico vissuto nei tempi ellenici, potete capire quanto tempo è passato da allora).

Sulla base di questo teorema e di tante altre dimostrazioni matematiche intervenute nei secoli, noi siamo riusciti a costruire la realtà odierna, forse siamo andati pure sulla luna, ma di certo abbiamo realizzato i computer, le macchine, i grattacieli e le grandi infrastrutture.

Quindi questa matematica sembrerebbe funzionare ancora oggi seppur partendo da concetti semplici, che rappresentano “regole” di un credo dimostrabile e non solo per fede.

In un triangolo rettangolo, il quadrato costruito sull’ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti” (teorema di Pitagora), potrebbe sembrare un’affermazione filosofica, sposabile anche da chi in passato è arrivato con la politica ad inventarsi le convergenze parallele che altro non sono che assurdità da un punto di vista matematico.

Per noi “matematici” il teorema di Pitagora è musica, pari ad una sinfonia di Beethoven o ad un brano dei Beatles e se lo rendiamo più comprensibile attraverso i numeri, possiamo introdurre un altro concetto quale quello delle terne pitagoriche che ci aiuterebbe a comprendere la dimostrazione del teorema poco prima enunciato, quali per esempio la terna di numeri “3 4 e 5” o “ 5 12 e 13” e così via.

Chi ha studiato durante la sua alfabetizzazione matematica il teorema di Pitagora sa che in un triangolo rettangolo, se uno dei lati (cateto) misura 3 cm e l’altro cateto misura 4 cm è certo che l’ipotenusa (il terzo lato, quello più lungo, quello messo di sbieco per intenderci) non può che misurare 5 cm e non si scappa, perché questa è matematica, una scienza esatta.

Diamo nelle mani dei politici il “teorema di Pitagora”, dove se uno dei due cateti, quello più piccolo di un triangolo rettangolo, misura 3, e l’altro cateto, il più grande, misura 4, ci sarà sempre qualcuno che proverà a convincerti (senza fare calcoli) che per esempio sarebbe opportuno che questa volta l’ipotenusa misurasse 4,5 o addirittura 6 e davanti alla vostra affermazione “ma quando mai, non può essere, non è dimostrabile, è errato”, la risposta che ci verrebbe data è dal tipo: “sì ma è opportuno, perché se noi questa volta la facciamo misurare 6, la prossima volta quando andiamo a decidere la misura dei cateti, forse riusciamo a far passare una richiesta in cambio che ci possa convenire e farlo misurare 5 o addirittura 7, e poi mezza parola ……….. e l’onorevole Toti Barbazza che sponsorizza la persona interessata all’ipotenusa e ha deciso che questa volta non deve misurare 5 ma 7, ad intuitu personae”.

Adesso “a matula” dovrei andare a dimostrare a chi non ha interesse ad ascoltarmi che tutto ciò non funziona perché se facciamo il quadrato di 3 (che è pari a 9) e il quadrato di 4 (che è pari a 16) la somma di 9+16 fa 25 che è il quadrato di 5 e non 49 che è il quadrato di 7, ma mi verrebbe a risposto “eh vabbè ingegnere come la fa complicata, stavolta senta noi,  la prossima volta, basterà 5 e alla fine rimaniamo contenti tutti. Ma se vuole potrà fare sempre ricorso”, così l’”amico di Burbazza” si godrà il suo “7” e tra qualche anno, quando nessuno più ci penserà o avrà interesse a riesumare la vicenda, si accorgeranno che l’ingegnere torto non aveva.

Ecco la grande democrazia e la saggezza della matematica, con la dimostrazione razionale può rimanere contento uno e uno solo, chi merita, chi esce fuori dal giudizio computato dalla regola dimostrata e non chi si attribuisce un valore che nulla può avere a che vedere con il risultato delle regole, se applicate. Se un cateto è 3 e l’altro è 4, l’ipotenusa ava essere necessariamente 25.

Ora capite perché trovate tanti onorevoli medici, tanti onorevoli avvocati, tanti onorevoli dottori commercialisti e pochi onorevoli ingegneri?

Perché noi ingegneri e matematici in genere per molti, “siamo delle grandi testa di cazzo” che non deroghiamo a quelle che sono le regole. Beh è certo che se fosse stato spedito su Marte un razzo e la traiettoria fosse stata studiata da un politico, con la tolleranza della ragion di stato e dell’opportunità e del non dispiacere a nessuno, oggi quel “povero razzo” viaggerebbe perso nell’universo, chissà verso quale direzione.

Questa e la mia preoccupazione più grande, che dopo non averci utilizzato e non averci ascoltato, oggi c’è chi ambisce costruendosi titoli a tavolino e per corrispondenza a esercitare il nostro meritevole mestiere.

un abbraccio, Epruno.