L’Invasione dei Mau-Mau

Carissimi

Il mondo è pieno di posti belli e la mia città ne è testimonianza e ne ho piena contezza quando dico a qualcuno, da dove provengo e subito, oggi sento dire: “che bella, ci sono stato lo scorso anno”.

Non è poco, se pensate che fino a non più di dieci anni fa mi sentivo rispondere “mafia” o nella migliore delle ipotesi qualche anno prima, “Toto Schillaci”, nostro compianto orgoglio sportivo cittadino.

Poi finalmente il mondo ha preso consapevolezza che esiste una componente che ha voluto riscattare l’immagine cittadina da tale piaga e soprattutto che oggi la mafia in quanto criminalità organizzata è un fenomeno internazionale riscontrabile in qualunque parte del mondo, dietro le nefandezze umane e il denaro.

Ma ciò che ha contribuito a far conoscere di più Palermo, aldilà di meritevoli azioni di propaganda culturale, andando oltre alla miriade di set cinematografici per film e fiction sulla mafia (da me deplorati) ma dalla gente che in Sicilia non vive molto spesso apprezzati alla stessa stregua di qualunque serie crime, è di sicuro stato l’aver inserito Palermo nei circuiti internazionali croceristici.

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Tutti meritiamo qualche giorno di riposo

Carissimi

C’era un tempo in cui staccare, significava veramente staccare e fuggire era realmente un atto di abbandono seppur momentaneo della propria vita quotidiana per rinfrescarsi la mente e rigenerarsi prendendo consapevolezza che c’era un altro mondo fuori da quelle stanze che frequentavamo per una intera annata per campare e che ci poteva dare gratificazioni.

Sono certo che anche in questo caso, quel telefonino, quello smart phone oggi protagonista di ogni vicenda, di ogni film, di ogni racconto sia riuscito a conformizzare anche ciò.

Perché deve vincere il principio della reperibilità, geolocalizzazione ad ogni costo e per chiunque?

Perché l’individuo deve necessariamente esser rintracciabile in ogni momento?

Sono figlio di una generazione che partiva con lo zaino alle spalle con ricamato le sole informazioni: “Mario, Italia”.

E per i più affini ai dettagli, anche una bandierina tricolore ricamata, o una precisazione: “Sicily”.

Di telefoni a parte la cabina telefonica, qualora si fosse trovata e i gettoni, neanche a parlarne.

Crescendo, ancora peggio.

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Domani migliorerà. Le temperature aumenteranno.

Carissimi.

Che caldo, o è una impressione mia?

Di questi tempi uno dei programmi televisivi che più mi fanno incazzare sono le previsioni del tempo fatte al nord da Ski e Mediaset, dove mostrano una cartina dell’Italia con una parabola di colore arancione che copre la penisola fino al suo centro, o anche un po’ più su e poi una zona padana e alpina tutta tempestata da segnali di pioggia, mentre il conduttore o la bella velina conclude con la frase: “domani migliorerà. Le temperature aumenteranno.”

Le temperature aumenteranno? E lo dici con quel sorriso accattivante? Scendi cinque minuti a Palermo e prova a mettere il naso fuori dalla porta.

Di questo tempo neanche le “piedofili” postano le loro gambe abbronzate nelle foto in barca o in riva al mare per paura di ustionarsi, ma di brutto.

Ecco io sono nato qui e sapevo a cosa andassi incontro, mi poteva andare peggio, nascere a quel tempo in India, durante la mitica “fame in India” e non poter mangiare gli aiuti umanitari fatti di scatolette di “carne Simmental” perché ritenute sacre in quanto “santine”.

Potevo nascere tra gli aborigeni e stare tutto il tempo con il cu.. di fuori e uno stecchino conficcato nel naso, ma non dico che era necessario nascere in Tirolo “con le caprette che mi facevano ciao”, ma pure in Lapponia a mangiare licheni basta che ci fosse stato un po’ di fresco.

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“Rigore è quando arbitro fischia”

Carissimi

Mi trovo come il fine settimana a dover scrivere le mie considerazioni sulle sensazioni accumulate nel corso degli ultimi giorni.

Sono state giornate un po’ frenetiche per la nostra città dovuta alla concomitanza del festino che ha, volente o nolente, finito per coinvolgere la stragrande maggioranza dei palermitani sia la fase di partecipazione sia per quella di fruitore involontario di tutti i disagi collaterali con la variazione di alcune abitudini giornaliere.

Il festino ha finito per rappresentare negli ultimi anni (ma proprio per una aberrazione di quelli che dovevano essere i principi fondanti di questa ricorrenza), uno strumento per misurare il gradimento del governo cittadino, si è finito per spostare l’attenzione verso la celebrazione di un primo cittadino e della sua giunta, allontanandosi da quella che doveva essere la natura religiosa e pagana dall’evento.

Personalmente penso che le tradizioni vadano difese (alla maniera anglosassone e non adattate ai tempi) a costo di apparire apparire ridicoli, ma la tradizione si perpetra nei secoli e si rispetta come la fede senza doversi fare troppe domande. Una volta era lo struscio sul Foro Italico alla ricerca dei babbaluci, gelati e del melone ghiacciato, in attesa del democratico fuoco di artificio culmine di tutti i festeggiamenti alla portata di tutti in riva al mare, oggi tutto ciò è diventato una mega produzione che ammette dentro eventi e piccoli eventi una marea di gente che vive di rappresentazioni e di spettacoli, pensi che chi rimane fuori da queste opportunità non si lamenti?

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Palermo, “Leggendo Epruno – Voci, Tempo e Contraddizioni” a Villa Filippina: quindici anni di pensieri detti ad alta voce

Domenica 20 luglio alle ore 19.00, nel suggestivo parco di Villa Filippina, andrà in scena “Leggendo Epruno – Voci, Tempo e Contraddizioni”, una serata speciale per celebrare i 15 anni dal primo reading. Non sarà il consueto spettacolo, ma una vera e propria celebrazione-racconto, un “talk-reading” che ripercorrerà le undici edizioni passate attraverso altrettanti brani selezionati, tra i più emblematici della produzione di Epruno.

In scena, Epruno e gli Eprunisti – professionisti nella vita quotidiana, lettori per una sera – accompagneranno il pubblico in un viaggio tra ironia, disincanto, pensiero laterale e affetto, arricchito da intermezzi musicali e proiezioni evocative. Uno spettacolo che non guarda indietro con nostalgia, ma in avanti, con lo stesso spirito di sempre: raccontare per resistere.

“Leggendo Epruno” è stato, per quindici anni, un laboratorio di parola viva, un reading teatrale atipico che ha fuso narrazione, riflessione civile e ironia poetica. Nato nel 2010 proprio a Villa Filippina, all’interno della rassegna da una idea di Fabio Lannino dal nome “Musica da leggere”, si è evoluto in un progetto culturale resistente, intimo e collettivo, che ha attraversato teatri, chiostri, cortili, salotti e librerie, mantenendo sempre lo stesso obiettivo: dare voce al pensiero laterale, senza mai alzare la voce.

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E se ci stessero contagiando tutti?

Carissimi

Trovate il coraggio di fare un appunto al “Palermo-sauro” sul suo dress-code estivo? Lui sente caldo!

Lui è inguardabile nelle sue scelte, il suo pantaloncino corto ricordo di una epoca coloniale che in città mai ci fu, il suo sandaletto, le sue mitiche canottiere e la “panza a mulune” tipica di chi della tavola ha goduto e dello sport lontanamente ha frequentato, in occasione delle partite di calcio sullo sterrato in epoca adolescenziale.

C’ha diri cosa?

Lui è così, ma se potesse si metterebbe la giacca anche abbondante e la cravatta e magari pure un rolex cinese al polso, un occhiale da sole, ma sempre volgare e bardascio apparirebbe perché “rustica progenie, semper villana fuit”.

Ah, se non ci fossero questi latini come faremmo a capire che l’individuo è stato così da millenni?

Che ci vuole a ripulirsi? Quando ti invitano ai matrimoni, anche ad agosto, la giacca e la cravatta te la devi mettere se no si offendono e quindi non può essere più il dress-code a fare la differenza, forse un po’ la postura, ma credetemi, anche quella oggi è sdoganata.

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Sempre lo stesso spogliatoio

Carissimi

Oggi parleremo dello spogliatoio nello sport e forse non solo.

Cosa c’è di più sacro che lo spogliatoio nella immediata attesa di scendere in campo per un evento o ancor più, alla fine dello stesso, quando stanchi ci si ritrova sulle panche a fare le prime considerazioni su quanto appena successo? Lì si festeggiano le vittorie o ci si lecca le ferite dopo le sconfitte, si fanno le future strategie.

Ogni allenatore lo sa, lo spogliatoio è sacrò qualunque sia il suo grado di manutenzione o di lusso, qualunque sia la sua temperatura dell’acqua delle docce, qualunque sia il livello di polvere o puzzo di muffa per l’umidità alle pareti. Malgrado tutto ciò sempre di un luogo unico dove si costruiscono i successi stiamo parlando, sia che trattasi del nostro abituale spogliatoio casalingo che dello spogliatoio che ci “ospita” nelle trasferte.

È lì che si fa squadra, è lì che ci si ripulisce dopo il sudore e i sacrifici in campo ed è li che soltanto i componenti della squadra e il proprio staff possono avere accesso.

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“Quis custodiet panem et Inzaghi?”

Carissimi

Certo che questo Decimo Giunio Giovenale, al suo tempo, nell’antica Roma, doveva esser considerato come un rompi coglioni e un nemicu da cuntintizza.

Autore satirico e poeta, a lui sono attribuite una serie di frasi passate alla storia, una delle quali, pesa ancora come un macigno: “Quis custodiet ipsos custodes?”

A distanza di più di duemila anni continuiamo a chiedercelo: “Chi sorveglierà i sorveglianti”?

Ma quello che di Decimo ricordiamo maggiormente è quella meravigliosa espressione, “panem et circenses”.

La frase, che significa “pane e giochi circensi”, compare nella sua opera “Satire” e Giovenale la usò per descrivere come i governanti romani cercassero di mantenere il controllo sulla popolazione offrendo cibo e intrattenimento, piuttosto che affrontare le vere questioni politiche e sociali.

Vi ricorda qualcosa?

Quante volte accusiamo i nostri governanti di distrarci con spettacoli e beni materiali, introducendo finanche i santi e gli eroi, invece di promuovere una vera partecipazione politica e risolvere i problemi reali.

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Era solo frutto del Photoshop

Carissimi

Siamo stanchi “ma non possiamo abbandonarci alle onde” meglio navigare per un po’ nel buio.

In un periodo in cui la ribalta sembra essere l’ambizione maggiore, il basso profilo finisce per essere un ottimo investimento poiché chi si ricorda di coloro che hanno fatto opinione nei periodi in cui le cose sono andate male?

La ribalta e l’ambizione di riciclarsi per essere sempre l’uomo per tutte le stagioni, contrastano, non c’è pessimismo in ciò che sto per dire ma soltanto lungimiranza e conoscenza della storia.

Non ho conosciuto cantori del potere che hanno continuato a passarsela bene avvicendatisi gli uomini e le situazioni (senza necessariamente passare per rivoluzioni), di contro non ho trovato geni sostenibili che non sono passati attraverso gli stenti e la sofferenza d’animo.

Non ho mai visto uomini di grande contenuto mettere a disposizione questa grande dote del potere regnante, magari ho incontrato bastian contrari, dissidenti in esilio, “Pasquini” e quanto altro nell’anonimato, ma mai cantori se non poveri zerbini o magari coloro che vista la cassetta delle offerte a portata di mano non hanno esitato un attimo a fare il colpaccio.

Cosa resterà quindi di questi “anni venti”?

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Ne siete certi che “Lui” lo voglia?

Carissimi

Quale Dio lo ha voluto?

In quale religione era scritto che l’uomo dovesse sopprimere il suo prossimo pur di far valere il proprio credo?

In quale previsione razionale nel XXI secolo si sarebbe dovuto ritornare alle guerre di campanile, esaltando in un contesto vocatosi da tempo alla globalizzazione, una miriade di realtà che valorizzino le differenze e non i minimi comuni multipli?

Come fa l’essere umano nel duemila ancora a non comprendere il valore della vita umana?

Come si può ancora oggi mettere il denaro e il profitto davanti alla stessa vita?

Sono tante domande, da qualche tempo sono le solite domande che purtroppo non vogliono avere risposte poiché queste evidenzierebbero lo scarso livello intellettivo verso cui il genere umano ormai si sta dirigendo.

Abbiamo lasciato alle spalle un secolo nel quale, malgrado le devastanti ferite di due guerre mondiali, l’uomo ha cercato di accrescere il proprio sapere, ha voluto il suffragio universale, ha effettuato le grandi invenzioni e scoperte, ha organizzato una istruzione che almeno fino agli anni sessanta si è basata su un rigore didattico e buoni maestri.

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