Carissimi

Ci ho pensato molto prima di mettere qualche cosa per iscritto che riguardasse la dipartita dello “zio Silvio” come lo chiamavo io.

Sono certo che un argomento del genere che sul web è stato alquanto divisivo troverà modo di essere oggetto di discussione per i miei contatti e di ulteriori offese su un personaggio che in qualche modo ha di fatto caratterizzato la storia degli ultimi anni del nostro paese e non solo.

Ho appreso con sorpresa, malgrado le voci che erano circolate sulla sua condizione di salute, la scorsa mattina attraverso un tweet, della scomparsa del Cavaliere.

Credevo che anche questo ricovero fosse uno dei cosiddetti tagliandi e del resto ero anche confortato dal contemporaneo ricovero in ospedale di Sua Santità.

No, questa volta, anche una persona come lo “zio Silvio” che ne aveva viste e ne aveva fatte di cotte e di crude, era arrivato il capolinea e come ha avuto modo di dire ieri il prelato nel rito ambrosiano, “alla fine è stato un uomo” e quindi come tutti gli uomini doveva necessariamente passare per quelle che sono le regole della natura, si nasce, si muore, specialmente se si ha una certa età e specialmente se si è pieno di acciacchi.

Una cosa in effetti non mi sarei aspettato, la decisione di dover fare cremare i propri resti, pur condividendola, poiché per un personaggio che aveva fatto della sua fisicità e della sua piacioneria, anche un momento di idolatria di sé stesso, il decidere di non lasciare nulla dei propri resti a questo mondo effettivamente non lo avrei ipotizzato.

Ci saranno stati motivi di opportunità legati alla custodia in quel “suo mausoleo” costruito nella villa di casa.

Mentre leggo che la sua dipartita è stata motivo di sollievo o addirittura gioia, per tanta gente che lo ha conosciuto dai media, mi sono chiesto: “ma che cosa è stato per me lo zio Silvio?

È stato principalmente il presidente di quel Milan, la squadra a me cara che mi ha regalato tante soddisfazioni, fin da quando il calcio è entrato nella mia vita e fin quando il calcio spezzatino e per appuntamenti di Sky, negli ultimi anni, non è riuscito a rendermelo indifferente.

Successivamente è stato l’incontro con una persona che mi ha molto interessato per il suo atteggiamento ironico davanti a qualunque tipo di situazione, pur mantenendo intatta quella che era la sua rigorosità professionale, diciamolo francamente “forse un eprunico ante litteram”, una persona, un imprenditore e poi politico (\)  che non ha mai perso l’occasione di dover fare la battuta e dire l’ultima parola, anche se i contesti effettivamente non lo avrebbero mai giustificato.

Questo infastidiva gli ipocriti soloni ma a me faceva impazzire, io che scrivo di ironia e non potrò mai dimenticare tante di quelle vicende che sono diventate ormai storiche, custodite nei filmati sul web, come il rimprovero della regina Elisabetta o le corna fatte nella foto di gruppo, il cucù alla Merkel e il tovagliolino che puliva la sedia di Travaglio.

Di contro questo personaggio è stato odiato da chi ha necessariamente dovuto identificare in lui la figura del  nemico, il “demonio”, un modello di vita non condiviso o diciamolo pure, difficilmente aspirabile, ma del resto per tutte le persona che decidono di avere una vita pubblica, questo è il rischio che si mette nel conto, lo fu prima per Andreotti, Craxi e recentemente tutti coloro che hanno preso il potere o hanno avuto un ruolo così importante da finire per essere oggetto di odio di disprezzo da un ormai sparuto gruppo che anche davanti la morte non si è fermata dal dileggiarlo, dall’alto di una mancanza completa di obiettività, davanti ai fatti o anche l’incapacità di sapere competere anche con chi non si stima.

Oggi mi mancherà chi ha saputo sognare e realizzare di sollevare la Coppa dei Campioni tre anni dopo aver preso una squadra da un fallimento, di ritorno dalla serie B e aver dichiarato tra la ilarità di tutti “tra un paio di anni saremo sul tetto d’Europa”.

È ovvio che questi tre giorni sono stati mediaticamente pieni, soprattutto grazie a tutta quella editoria marcata “Mediaset” e non solo, che ci ha ricordato di quanta gente deve qualcosa per il successo nella propria vita al Cavaliere, finanche coloro che hanno trovato più comodo fare gli alternativi rendendosi noti calcando le tavole del Maurizio Costanzo Show, facendosi pubblicare da Mondadori, o facendo film con le realtà di proprietà del Cavaliere.

Io non ho conosciuto lo “zio Silvio” e non sono mai stato miracolato nella mia vita anche per interposta persona in ambito locale, della sua “potenza”, anzi mi sono solo attirato antipatie e comprato nemici per aver manifestato una certa simpatia per il personaggio e pertanto non solo non posso “odiarlo” cosa per me impossibile verso chiunque, ma sono “libero” di poterne parlare.

Sono certo che si può solamente avere forse un giudizio completo di una persona che si è conosciuta direttamente, ma mai di una persona che è entrata nelle nostre case attraverso i giornali la televisione o il racconto altrui, pertanto, allego questo ricordo a ciò che mi è più congeniale.

Ieri non ne ho potuto fare a meno, vedendo le immagini dei funerali di Stato, di ricordare una delle vignette più riuscite della satira avversa, quella del carabiniere che lo affiancava tenendolo ammanettato e il Cavaliere che davanti a una porta presumibilmente di una cella che diceva “agente il carabiniere è con me” e allora come potevo non pensare allo “zio Silvio” che in quel momento, alla faccia dei suoi detrattori, nella sua bara se la rideva alla grande pensando che stava entrando in chiesa per il suo ultimo saluto, scortato da sei carabinieri con i pennacchi. Un abbraccio Epruno.