La Sicilia è un’Isola

Carissimi,

“La Sicilia è un’isola circondata dal mare”. Questa erudita affermazione non è mia ma fu espressa da un assessore al turismo regionale in occasione di una importante manifestazione.

Questo asserto rivoluzionario cambiò da allora il mio punto di vista e quello di tanta altra gente attonita in sala quel giorno, non sapendo che il nostro uomo politico guardava ben oltre la nostra grettezza e quella del mio vicino di sedia che quel pomeriggio a bassa voce disse: “minchia! Bella scoperta”.

E no! Troppo facile vedere l’acqua tutt’attorno e sentenziare che si tratti di mare, l’abbiamo mica assaggiata? Siamo certi che sia salata?

In più, siamo altrettanto certi che tutte le isole siano circondate dal mare? E le isole pedonali?
Eppure ci fu chi ebbe un gesto di scherno in quell’occasione, poiché è insito nel nostro modo di essere o il non proferire verbo o all’opposto, proferirlo “ppi cugghiuniari”.

Il problema siamo noi, non loro. Il politico fa il suo mestiere e da che mondo e mondo, non appena sale sopra un gradino che gli permette di guardare posizionato dall’altra parte e dall’alto la folla, è più forte di lui, diventa già diverso, pronto a fare la qualunque, propinando ogni tipo spettacolo per avere gli applausi e prendere per i fondelli il prossimo.

La Sicilia in più è strana e unica, qui si aspetta a parole il cambiamento con la stessa attesa che hanno i giudei per il messia e intanto sono passati migliaia di anni, qui parliamo tutti di cambiamento perché sappiamo che non avverrà mai e come nero con nero non tinge abbiamo ospitato e ospiteremo ogni popolo o addirittura ogni scappato di casa costituito in gruppo senza preoccuparci e senza lasciarci coinvolgere più di tanto poiché come già detto in passato, prima o poi si sono stancati e sono andati via o si sono mimetizzati tra di noi diventando come noi.

In Sicilia i ratti vista la loro dimensione si travestono da gatti e fingono la caccia ai topi per non dimenticare e stare tranquilli e rispettati.

In Sicilia tutto ciò che si vede nasconde sempre tutt’altra cosa, un’altra visione oltre a tutto quello che non si vede, perché non si vuole vedere e pertanto non esiste. Non può esistere ciò che non si vede.

Aspettando cambiamenti da fuori ne traiamo alibi per continuare a far nulla, ma come dicevamo, da noi i politici hanno una marcia in più vedono oltre, hanno creatività e spesso sanno trasformare il nulla in un prodotto che ti vendono caramente e questo prodotto si chiama “tempo”.

Ottenuto in qualche modo il consenso, si chiudono all’interno dei palazzi e fanno passare il tempo, perché è vero che il tempo è denaro (certamente per loro, alla fine del mese), ma per noi è “vecchiaia”, è abbandono, è grigiore, spesso è anche morte poiché non tutti vedremo la “terra promessa”.

Siamo cresciuti nell’attesa di cambiare e ci è stato fatto notare di esser stati ingrati, di essere nemici della contentezza, poiché il cambiamento effettivo era sotto i nostri occhi, ma purtroppo il problema non era il cambiamento, ma il tempo che ci era voluto affinché questo cambiamento che avevamo davanti gli occhi avvenisse, poiché le trasformazioni che oggi stiamo vedendo, appartengono ai sogni e alle promesse fatte a chi era giovane settanta anni fa, se è vero come è vero che sotto l’asfalto di piazza Marina o Piazza Deodoro Siculo affiorano ogni tanto rotaie di tram. È ingiusto venderci i sogni dei nostri nonni.

Ecco perché oggi c’è chi da anziano si vanta del successo che ha sui giovani e non sui loro genitori, mente sapendo di mentire, perché i giovani se li porti a Disneyland si divertono e te ne sono grati per il periodo dedicato a pensare a giocare, i genitori di contro che questi anziani li hanno già conosciuti bene, avendo smesso da tempo di essere giovani e di giocare dovendosi cercare lavoro per crescere le loro famiglie e i loro figli, hanno dovuto constatare da tempo come funzionava.

La storia è piena zeppa di santoni indiani e delle loro sette e meno propensa ai santoni siciliani, benché di messia a giudicare di personaggi famosi che hanno ricoperto le più importanti cariche dello stato a Roma ce ne siano state in quantità, ma per noi sono rimasti dei “profeti” tante che continuiamo a vivere alla ricerca della terra promessa.
Adesso chiudo perché non voglio perdermi il cambiamento che verrà visto il cicalio dovuto ai messaggi su WhatsApp inviati in continuazione dal mio editore e riportante notizie di proclami relativi ad una frenetica attività “politica” in questa terra.
Un abbraccio Epruno.

Si può Fareeeeeeee!

Carissimi,
Seduto in attesa all’ufficio postale per ritirare la solita raccomandata a mezzo dell’avviso di raccomandata lasciata dal postino nella buca delle lettere in pieno periodo ferragostano, foriera di qualche sanzione o tassa da pagare (del resto chi ti deve scrivere a ferragosto), sudato e perso nei propri pensieri, non distingui più se sei in banca, al pronto soccorso o in salumeria, addirittura all’anagrafe tanto da chiedere all’omone basito che ti siede accanto se fosse “codice rosso”, ricevendo uno sguardo degnato prima di metter in tutti gli scongiuri.
Ormai vi è una globalizzazione anche nei tabelloni dei turni, noi amanti delle file a ventaglio, avulsi al sistema anglosassone siamo stati messi tutti d’accordo da un computer.
Come sempre accade la gente in attesa imbastisce discussioni per ammazzare il tempo e cosi accade che a un certo punto la tua attenzione si posi nei discorsi qualunquisti esagerati e comprendi in un istante che ormai il pallone è stato soppiantato da ben altri e più nobili discorsi di caffè.
Senti la matrona parlare di economia e del fatto che ormai ai limoni al supermercato “non ci si può avvicinare”, come se te lo proibisse qualcuno, semmai non si possono comprare perché costano caro.
Senti della città che è sporca e a poco a poco l’argomento coinvolge sempre più gente.
Senti la gente parlare di smog e d’inquinamento ambientale fino al punto di toccare l’argomento che come sapete a me sta a cuore, il mio tormentone preferito, “in questa città e con questo clima potremmo campare solo col turismo” ed è a questo punto che un signore smilzo sui quaranta anni che sembrava distratto dai discorsi intorno a lui, vestito dignitosamente con giacca e cravatta interviene nella discussione con un’affermazione: “Avirità!”
La signora vistosi seguita incalza: “Perché signor Lei, non è vero?”
L’interlocutore annuendo replica continuando: “In questa città e con questo clima potremmo vivere solo con i turisti. Purtroppo questa è la città del mordi e fuggi e i turisti qui lasciano poco, sono di passaggio, prenda il caso delle navi da crociera, i turisti e come se fossero blindati, neanche ti ci fanno avvicinare, cosa vuole che lascino queste persone all’economia della città”.
Preso da tanta semplicità e competenza in materia, mi viene spontaneo il chiedere: “Complimenti, analisi inappuntabile, ma Lei è del mestiere? Lavora nel mondo del turismo?”
Il signore mi risponde: “Nell’indotto” e io a questo punto ancora più curioso continuo “mi scusi se sono indiscreto, ma lei che mestiere fa?”
E il signore abbassando la voce con sguardo guardingo mi risponde: “U scippaturi!”
Io toccatomi per istinto il portafoglio, chiudo immediatamente la conversazione e cambio posto e penso tra me e me, certo non era proprio questo il significato del “vivere solo di turismo” interpretato dal mio interlocutore come “vivere solo con il turista”, avere la “campata” con ciò che si riesce a rubare ai malcapitati turisti, facendogli passare il vizio di venire in città per questa vacanza indimenticabile.
Eppure questa è una città morta che appare viva nella microeconomia fatta da un euro alla volta e in pochi secondi, ai semafori, dove ormai tra un rosso e un verde si vende di tutto, dove se non stai attento ti vendono addirittura un divano o uno dei tanti materassi che arredano la città di questi tempi, mettendolo attraverso il finestrino nel sedile posteriore.
Sto parlando degli ambulanti irregolari che oltre a tartassarti anche in piena estate, quando hai l’aria condizionata rotta e ti costringono a stare con i finestrini chiusi, ti rallentano il traffico perché l’acquirente aspetta il resto. Ma io mi chiedo: “non esiste un codice della strada? Non esistono delle rigorose norme fiscali?” Eppure il tutto passa inosservato agli occhi di chi dovrebbe controllare impegnato in ben altro di più importante. Si, qui ormai tutto è tollerato, la città è di ventata più tollerante, siamo ormai una “grande casa di tolleranza”.
Certo poi si diventa rigorosissimi quando si ferma il pischello di buona famiglia sul suo ciclomotore nuovo e lucido o quando i computer incrociando i dati scoprono un tuo errore di pagamento di una tassa, di €. 0,50.
Ma che esempio siamo? Anche lo svedese che viene a vivere qui si abitua a quest’andazzo, anche il tedesco diventa furbetto. Il “turco” che arrivato in qualsiasi modo in città da realtà di fame e oppressione, da una terra dove solo a lamentarsi del dittatore si rischiava la condanna a morte e rubando un frutto si veniva amputati di una mano, tutto ciò non gli sembrerà neanche vero.
Chiunque giunge in questo paese della libertà, dove le regole ci sono, ma le rispettano i fessi, guardatosi intorno e scoperto che tutto è tollerato (a maggior ragione se sei un brutto ceffo) ha tutti i motivi per convincersi che in “questo paradiso” come diceva il Dr. Franchestin tutto “Si può Fareeeeeeee!”
Un abbraccio Epruno.

Uno dei migliori posti in circolazione

Carissimi, considerate un grande concorso che si svolge con periodica cadenza nel quale una pletora di candidati con il solo titolo di cittadinanza e diritti civili integri partecipa per la vincita di uno dei migliori posti di “lavoro” oggi in circolazione che con un solo quinquennio di “attività”, spesso potrebbe pareggiare i trentacinque anni in media retributivi di un operaio che peraltro possiede gli stessi titoli di base, per non parlare di privilegi annessi e connessi.

Volete che già soltanto questo non possa essere di grande stimolo?

In più, per un’istituzione così “speciale” altamente politicizzata la vittoria dell’uno o dell’altro schieramento, ma addirittura dell’uno o dell’altro candidato mette in moto un vero e proprio “spoils system” a qualunque livello della burocrazia, con conseguenti attribuzioni d’incarichi di staff, di consulenze esterne, di rotazioni d’incarichi interni che considerata la “galassia” del numero degli impiegati, compreso le partecipate e i precari che intorno a ciò ruota, vi renderete conto di quanta gente “con famiglia” e in nove province di una delle regioni più grandi d’Italia in questo periodo faccia sogni poco tranquilli.

Se a ciò aggiungete illustri sconosciuti che dalla notte al giorno diventano “assessori” o che nello stesso arco temporale possono scomparire, professionisti esterni in cerca d’incarichi, dirigenti generali che sono promossi o degradati, personale di staff al “gabinetto politico” dei vari assessori, il “gioco” è grosso.

Quindi davanti a una scheda elettorale e con la matita in mano ognuno di noi ha una grande responsabilità, poiché se continuando quest’andazzo non cambierà le sorti di questa terra, certamente finirà per cambiare la vita di non so quanti burocrati.

In questa competizione non è come nelle amministrative della capitale, dove alla fine, per parafrasare un famoso giornalista che per spiegare il calcio diceva “si gioca undici contro undici ma alla fine vincono sempre i tedeschi”, qui vince uno o l’altro o l’altro ancora sono “situazioni amare”.

E allora come si fa per votare bene? Bisogna tenersi informati sui risultati ottenuti dagli schieramenti negli anni di governo? La fate facile a parlare di schieramenti, già molti di noi fanno fatica a ricordare facce e nomi di deputati, sigle di continui partiti in cambiamento e movimenti, figuratevi quanti si possono ricordare di chi prima stava da un lato e oggi sta da un altro lato, ma domani potrebbe stare da un altro lato ancora.

Potremmo affidarci ai programmi elettorali. Sono lontani quei tempi in cui nelle piazze sentivamo slogan del tipo “la Trinacria deve diventare indipendente”, oppure “il pane ai poveri e le terre ai lavoratori”, oggi quelli che vanno di moda e che personalmente adoro di più perché ne sento parlare da quando mi sono laureato sono: “con questa terra e questo clima dovremmo vivere di solo turismo” oppure “dobbiamo sfruttare meglio i fondi comunitari”.

Due “slogan-verità” che fanno sempre effetto e vanno sempre di moda e che se non hanno cambiato le sorti di questa terra ma almeno hanno dato lavoro ai conferenzieri, professori, studiosi e consulenti che ne hanno parlato.

Dice ma perché non è vero? Sì, ma quando cominciamo e soprattutto quando arrivano quelli che in nostra vece dovrebbero lavorare affinché tutti si potesse vivere di solo turismo?

Ma lo slogan che mi fa impazzire di più e il recente: “in questa terra vi è una continua fuga di cervelli, i nostri migliori giovani vanno via per cercare lavoro all’estero.”

Ovvio, no? I nostri giovani che sono migliori di noi che li abbiamo preceduti e che siamo caduti nell’inganno, guardatisi intorno, letto dai mezzi d’informazione ciò che doveva esser letto, hanno preparato la loro valigia.

I nostri giovani guardata la bella laurea con un bel centodieci, la lode, pubblicazione, bacio in fronte, inno d’Italia e battute di mano, alzato lo sguardo e già nella sola preoccupazione che qualche altro stimato “cantautore” o “uomo dello spettacolo” possa esser chiamato a governare e risolvere le sorti di questa terra, con la freschezza e la genuinità che solo un ventenne può avere (parafrasando Don Calogero) dicono: “Va pozzu diri na cosa? Iti a fari nto ……..”

Un abbraccio Epruno.

Clausola Rescissoria

Carissimi,
“Che ve lo dico a fare.” Non siamo un paese serio e a giudicare dalle cronache, non siamo “un mondo serio”.
Il peccato di omissione è sempre stato un peccato considerato di “serie B” per chi crede, ma abbiamo avuto spesso la contezza di quanto danno abbia fatto il girarsi dall’altro lato al momento opportuno.
Quando leggeremo slogan sulle testate web, nelle interviste televisive, nella carta stampata verrà quasi spontaneo fare una domanda: “Si, ma tu dove eri quando succedeva tutto ciò? Che cosa hai fatto in tutto questo tempo?” A questo punto non ci accontenteremo della risposta frequente e possibile solo dalle nostre parti: “Stavo dall’altra parte.”
Se siamo in grado di identificare le “omissioni” e siamo in grado di conservare una “buona memoria” (e non quella biennale di default di cui vi ho spesso parlato), riusciremo certamente ad avere le idee più chiare e riusciremo a fare le nostre scelte con coscienza.
Prima l’umanità era ancora più cattiva, seminava odio con quel colonialismo che oggi ci presenta il conto con migrazioni bibliche o azioni terroristiche estremistiche o frutto di disperazione, ma noi dove eravamo? Non ne sapevamo nulla perché il foglietto stampato ci riportava di grandi imprese coloniali, le navi giungevano nei porti cariche di oro, di materiali preziosi, di spezie o di prodotti dalle colonie “certamente ottenuti a fronte di corrette transazioni”. E’ bello poter credere al valore attrattivo di una collanina con palline colorate.
Certo se qualcuno si fosse chiesto di cosa fossero fatti i sacchetti contenitori di tabacco, forse avrebbe smesso di fumare. Se qualcuno si fosse chiesto come e da dove giungessero tutti quegli omoni abbronzati in catene, in terre dove il colore della pelle era esclusivamente pallido, forse ….
Meglio non saperle certe cose, così pensava chi ci governava e ne traeva vantaggio, così finivamo per pensarla noi credendo a ciò che le fonti “ufficiali” ci raccontavano.
Poi giunse l’epoca di sua “maestà il petrolio” e li trovammo il modo dal continente antico e dal già promettente “nuovo mondo” cresciuto e educato con il cinismo anglosassone e non con i principi filosofici ellenici, di andare a “sistemare” quell’altra parte del mondo, fino a quel momento trascurato perché era fatto di sola sabbia.
Che cosa volevate ci fosse sotto la sabbia? Finimmo di cercare le oasi con le palme e l’acqua sotto e a furia di bucare, trovammo zampillanti fontanelle certamente non potabili ma remunerative al massimo tanto da trasformare sultani e popoli di pastori o nomadi nelle persone più ricche del mondo e sono certo che in quel caso non bastarono collanine con palline colorate, i nomadi conoscono il valore dell’oro e delle pietre preziose, l’arabo trova quasi religioso il contrattare nel fare affari.
Ecco che nei posti più aridi sono cresciute dal nulla isole rubate al mare, grattacieli modernissimi, lusso e ricchezza oltre ogni limite, uno sfarzo che supera spesso qualunque pudore.
Dopo il valore della vita umana abbiamo perso anche il valore del denaro.
Io, adesso che non è più il giornaletto o giornali di regime fare informazione e opinione, oggi che con internet so anche cosa accade nel più sperduto villaggio del mondo attraverso una connessione satellitare, come glielo racconto a Roberto e alla sua famiglia, che dovrà prendersi la valigia per spendere il suo titolo di studi perché è la globalizzazione che ha creato tutto ciò, ma che comunque qui noi nel frattempo “stiamo studiando il problema”.
Come glielo dico a Giuseppe che fa bene a restare e a scommettere qua perché c’è chi ha avuto un’idea geniale e nuova e cioè che in “questa terra si potrebbe vivere di solo turismo” e che per fortuna ci sono i “fondi comunitari”?
Come glielo dico a Francesco che non doveva ascoltare sua madre e non doveva salire a casa a studiare, ma continuare a giocare per strada a pallone affinché un domani un Abdul El Bardash emiro di chi sa cosa lo avrebbe ricompensato facendogli guadagnare in mezz’ora quanto da ingegnere avrebbe guadagnato in un mese, grazie a una bella clausola rescissoria?
Come glielo faccio capire ad Antonella che i turisti sono tornati a visitare le nostre città, non perché siamo stati bravi, (basta guardare la condizione dell’asfalto e la pulizia nelle nostre strade), ma perché il terrorismo ha minacciato le altre mete turistiche più ambite?
Credetemi, chi crea le offerte turistiche neanche sa se come borgomastro c’è Santa Madre Teresa di Calcutta o Pol Pot, sono altre le logiche certamente scevre dalla politica locale.
Basterebbe voltarsi dall’altro lato quando Roberto, Francesco, Giuseppe, Antonella etc.. ci porranno certe domande e fare anche noi un bel “peccato di omissione” da espiare con pochi “Pater Noster”, ma purtroppo non è il mio carattere poiché se “Pippino” di cui abbiamo parlato due settimane fa, aveva i “canuscienze” io purtroppo ho la “memoria”. Buona estate. Un abbraccio Epruno.

(pubblicato su www.ilsicilia.it il 4/8/2017)