Carissimi,
Immaginate per un attimo di esservi assopiti su una bella poltrona reclinabile, nell’istante di quel breve ed iniziale sonno profondo, sintomo di estraneazione dal mondo che ci circonda, momento di massima serenità.
Immaginate a quel punto di ricevere una solenne “boffa” (schiaffo) a palmo aperto in faccia, di quelle che vi lasciano il così detto “sesto di i cincu irita” (la forma delle cinque dita) e di sobbalzare tutto d’un tratto e chiedersi: “ma che è successo, chi è stato?”
Ecco, non saprei descrivere in modo migliore l’ingresso nella nostra vita del Covid-19.
Ciò che da li ad ora è avvenuto, ormai è storia, siamo rimasti agli arresti domiciliari nelle nostre case per qualche mese.
Qualcuno ha scoperto di avere una casa, altri di avere una famiglia, altri di avere un vicino di casa, altri di avere nell’animo l’organizzazione di flash mob (i primi giorni) e di cantare nei balconi, altri ancora di avere la vocazione degli atleti e di dover giornalmente fare attività sportiva all’aperto, altri hanno rimpianto di non avere un cane da portare a fare i bisogni all’aperto.
Abbiamo scoperto lo smart-working, il lavoro a distanza e in questa occasione c’è stato anche chi virtualmente, ha scoperto il lavoro. Ci sono stati vertici che hanno scoperto la responsabilità verso i propri dipendenti.
Ammettiamolo, ci siamo scoperti un “popolo” irrequieto, ma sufficientemente disciplinato attraverso la “paura”.