Un uomo solo è al comando

Carissimi
“Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste” bastava che Ferretti aprisse le sue radiocronache con questa frase e tutti sapevamo che il leader, il campione era in testa a comandare la gara e che non ce ne era per nessuno.

Si, ma erano i tempi di mio nonno, nel secolo scorso, dove l’uomo solo al comando era diventata quasi una costante e non sempre era stata una idea geniale, almeno alla lunga e poi non tutti gli uomini soli al comando facevano sport, ma soprattutto non avevano la maglia bianco-celeste, ma di colori che andavano dal nero più nero al rosso sangue e soprattutto di qualunque etnia e con la pelle di qualunque colore.

Non tutti si chiamavano Fausto Coppi, qualcuno si chiamò Benito Mussolini, Adolf Hitler, Iosif Vissarionovich Dzhugashvili detto Stalin, poi qualche altro Mao Zedong, Saloth Sar detto Pol Pot, Idi Amin Dada, qualche altro ancora Josip Broz Tito, Francisco Paulino Hermenegildo Franco y Bahamonde, Fidel Alejandro Castro Ruz. Chi sa perché quando sento qualcuno parlare di presidenzialismo, qualcuno che dice datemi la maggioranza e faccio tutto io, ho un brivido lungo la schiena e mi viene da chiedere: “perché?”

Ancora oggi quando vedo sistemi elettorali che danno al vincitore tutto il potere, mi chiedo: “perché? Stiamo parlando di ciclismo? Guardate che non si tratta di sport, questa è politica che è già difficile se a comandare sono in molti, pensate quando comanda uno solo?”

Anche nella nostra terra, l’aver dato i massimi poteri ai sindaci e ai governatori, ha cambiato in positivo le sorti della nostra isola? Forse avrà fatto stare bene i sostenitori stretti, i così detti cerchi magici, ma hai voglia di dire: “sarò il presidente di tutti, sarò il sindaco di tutti” …… ammettetelo mentre lo dite, ma già mentre state pensando di dirlo, vi viene già da ridere, pensando tra voi e voi …” col caz… e io avrei fatto tutto ciò per dividere con gli altri?”
“Sono lontani quei momenti, non quando uno sguardo provocava turbamenti”, ma quando il sole spuntava e spuntava per tutti, oggi il sole se spunta, spunta per pochi e per i restanti c’è un’ombra, per non dire uno scuro accussì fitto.
Però ogni tanto viene fuori qualcuno e ti dice: “non ti preoccupare, che adesso salgo io e le cose cambieranno, dimmi chi è il tuo nemico, il nero? Non ti preoccupare che ti risolvo definitivamente il problema”.

E tu ci caschi, prima di comprendere che non è il “Nero d’Avola” ma uno ancora più disgraziato di te, un extracomunitario scappato di casa al quale dare la caccia per farti sentire meglio e tu ti disperi perché quando parlavi di nero, parlavi del “nero” frutto della tanta evasione fiscale a tutti i livelli, quello che crea la discriminazione tra te a stipendio fisso, persona onesta e tutti i furbacchioni piccoli e grandi evasori.

Così ogni qualvolta il fisco ti prende ti costringe ad estenuanti sedute di sesso contro natura dove il festeggiato sei tu.

“Un uomo solo è al comando”, probabilmente è ancora così, perché l’uomo è sempre solo, ma ciò che mi preoccupa è la nebbia, quella che abbiamo nella nostra mente.
È in quel momento che ti rendi conto che dopo che per anni ti anno detto, lascia fare a noi, stai tranquillo, nel momento in cui glielo stai lasciando fare e ti viene la curiosità di andare dal comandante in cabina, per sapere come va, scopri che alla guida non c’è nessuno o peggio ti accorgi che nella poltrona accanto a quella vuota è rimasto, truccato da comandante in seconda il gregario, ma non Ettore Milano… magari, e quando gli chiedi “ma dov’è il comandante”, lui ti risponde è impegnato e allora ti viene da urlare: “ma impegnato a fare che cosa? Ci stiamo schiantando e ai comandi non c’è nessuno?”

Brutta vita quella del gregario, nella migliore delle ipotesi, ruba “ad insaputa del suo capo il vestito, millantando crediti” e va in quei posti dove non va nessuno, dove tutti aspettano il leader che non arriverà mai e dove neanche si accorgeranno di lui, anche se si è comprato le scarpe nuove per non sfigurare.
Hai voglia di lamentarti perché fai il gregario e devi macinare, come Lodetti, chilometri per far fare bella figura a Gianni Rivera, Ma anche ammesso che sei Lodetti e fai chilometri, se al posto di Rivera c’è Coronado, allora so caz… e per tutti.
Coraggio, gli anni passano più rapidamente di quando si possa pensare, i miti e i falsi miti vanno in archivio rapidamente, sembra ieri che Rivera prendeva da leader, al centro del campo di San Siro, il microfono per invitare la gente ad uscire fuori dal campo per permettere lo svolgimento della partita che avrebbe dato scudetto e stella al Milan.

Per favore in futuro non mi parlate mai più di uomini soli al comando che sistemeranno tutto.

Un abbraccio, Epruno.

Ferie d’Agosto

Carissimi
La Fiat 600 color grigio topo era posteggiata difronte il portone e l’omone si affannava a costipare bene i bagagli nel rispetto dello spazio lasciato per i posti a sedere. Io piccolo guardavo da dietro le persiane attendendo il momento sublime, la collocazione del portapacchi sopra la copertura dell’auto, con il posizionamento della grossa camera d’aria da camion ormai riqualificata all’uso di salvagente. Era un crescendo verticale di pacchi legati in qualche modo, una casa sopra una macchina utilitaria. Poi l’apoteosi, il momento della partenza, le ultime indicazioni date ai figli più piccoli che andavano rigorosamente nel posto di dietro, un abbraccio e un saluto dalla portiera (personaggio mitologico di quell’epoca) e via al costipamento, papà alla guida, mamma nel posto accanto, ma prima sollevato il sedile anteriore della due sportelli, il posizionamento del primo figlio, del secondo figlio e perché no un terzo ospite, lo zio, la nonna. Via verso le agognate ferie. Era lì che tutti gli accorgimenti aerodinamici di Pininfarina o Giugiaro andavano a farsi benedire e quella sorte di casa ambulante, correva (eufemismo) lungo la statale, con le sue curve interminabili, non essendo ancora stata completata l’autostrada, qualche sosta per motivi idraulici contrattata con il guidatore del tipo “o mi fai scendere o ti piscio qua dentro” ed erano ferie, delle belle ferie, più belle di qualunque last minute nei resort.

E che dire dell’arrivo, quando ad attenderci c’erano i parenti o gli amici schierati per l’abbraccio di rito nell’attesa dello svuotamento dell’utilitaria che sembrava più quello del recupero degli astronauti dalla navicella spaziale ammarrata e l’emozionante uscita dai posti di dietro, con uno scricchiolare d’ossa, dopo 120 km di statale.
Questo viaggio avrebbe comportato ai giorni d’oggi una rieducazione osteopatica per riguadagnare una corretta postura, specialmente da parte di chi aveva viaggiato dietro il guidatore, abituato alla sua guida sportiva alla John Surtees, con le ginocchia schiacciate sotto il mento e in più “pisciato”, poiché in genere quello era il posto dedicato o al più piccolo o al più secco e comunque l’ultimo ad avere diritto di parola. Ma la frase tradizionale che non poteva mancare mai e che ti faceva sognare era: “a Palermo c’è caldo, ma qua ……. La sera si dorme con la copertina di lana”.
Cosa cazzo ci facesse la copertina di lana in giro d’estate me lo chiedo ancora oggi a maggior ragione se penso a località di vacanza al mare.
Ma quali SUV o Station Wagon, quali macchine familiari, era la 500 o la 600 la macchina della famiglia, macchine con il doppio fondo di cui poteva dirsi “cape a casa quantu voli u patruni”. Vi ricordate la grandezza del portabagagli della Fiat 500? E quanto era bello ritornare nei paesi d’origine dove tutto rimaneva come una foto in un istante euleriano in attesa del ritorno dei figli prodighi, degli emigranti che per due settimane tornavano al paesello da autorità, fuggiti dalla fame in Sicilia, finiti per fare lavori umili al nord. Quanto era rilassante ascoltare seduti per strada al bar i loro racconti come quelli di vere e proprie star. Tutti a domandare se in fabbrica costoro avessero mai visto l’Avv. Agnelli o se allo stadio avessero mai incontrato Gianni Rivera. Sarà, ma in quell’atmosfera estiva anche le “minchiate” più incredibili diventavano verità per una stagione e il portierato in periferia Milano diventava la proprietà di grande immobile, il lavapiatti di Bergamo diventava il Gordon Ramsay chef stellato.
Sognavamo tutti, anche chi stava nella merda fino al collo ma si dava da fare per un futuro migliore per se e per i propri figli. L’Italia si fermava per circa un mese, come le fabbriche, i negozi passavano dal mezz’orario alla chiusura temporanea, le città si svuotavano e tutti eravamo in ferie, non esistevano i “rompi scatole” che oggi rimangono al lavoro quando gli altri sono in vacanza per tartassare con cattiveria attraverso solleciti, il mondo intero.
Tutti ci si riposava ad Agosto e poi si ripartiva con il dovuto entusiasmo frutto anche della circostanza di aver conosciuto il compaesano che era arrivato a darsi del “tu” con l’Avv. Agnelli e non come oggi dove si è perso qualunque entusiasmo ma garantiamo il “servizio” per ventiquattro ore al giorno e tutto l’anno. Al tempo avevamo le “pezze nel sedere” e sognavamo oggi che anche le pezze sono cadute, bisognerà fare molta cautela nell’abbassarsi. Un abbraccio Epruno.
(pubblicato su www.ilsicilia.it il 28/07/2017)