Carissimi …. Eccoci qua. Come spesso accade dopo tutti i grandi sogni e voli pindarici ci siamo svegliati a seguito di una pesante bocciatura. Palermo non sarà nel 2019 “Capitale Europe della Cultura”! E si …! C’è chi c’è rimasto male, avendo pensato a tale idea, c’è chi c’è rimasto male per aver lavorato e creduto in questo progetto, c’è chi gongola perché da sempre non ha creduto in questo progetto, c’è chi non gliene è fregato mai nulla di questo progetto e tutti sommati arriviamo a quei circa settecentomila abitanti residenti a Palermo. Avevamo le potenzialità per regalare alla cittadinanza questo titolo?
Questo episodio, benchè ci bruci, è emblematico di un nostro approccio a tali problematiche che ha contribuito a fomentare un residuo preconcetto nei nostri confronti. Come già raccontavo precedentemente, ogni volta che ci sediamo al tavolinetto del bar davanti ad un caffè e riesaminiamo tutto ciò che siamo e ciò potremmo essere, ci alziamo, come sempre, una volta bevuta la provvidenziale bevanda, con la consapevolezza di essere i migliori e i più grandi.
Bene, tutto ciò spesso si scontra con l’errore di considerare la potenzialità come un obiettivo raggiunto, o comunque da raggiungere in qualunque momento decidiamo di farlo, perpetrando quel modo siculo da “post siesta” di prendere tempo finché c’è tempo. Sappiamo fare gruppo? Ci siamo abituati a sentire ognuno che interviene su qualcosa, prendere subito l’alibi che chi si è cimentato prima ha sbagliato ed ha lasciato un disastro affinché qualunque mancanza o qualunque sconfitta sia da attribuire a chi si era seduto prima per risolvere il problema. Così facendo, possiamo tranquillamente ingannare noi stessi con “queste verità”, ma non possiamo certamente convincere il soggetto esterno, non coinvolto nelle nostre dinamiche e nella nostra mentalità, che ci deve giudicare, poiché per lui è scontato che chi arriva dopo per risolvere i problemi, ha ricevuto la fiducia proprio perché chi l’ha preceduto, non è riuscito a raggiungere gli obiettivi promessi. Diversamente, perché cambiare? Questo è il modo di ragionare europeo al quale ancora non ci siamo abituati. La realtà nord europea è una realtà dove “le chiacchiere stanno a zero” e quindi dobbiamo impegnarci i più, per essere credibili se vogliamo rimanere e confrontarci in quel contesto. Ecco perché una opportunità come questa non può etichettarsi politicamente, visto i tempi di sviluppo del progetto e visto che chi amministra oggi potrebbe non amministrare nel 2019. Ecco questo avrebbe dovuto essere un progetto proposto e sposato dal sistema città. Il nostro modo italico, di cambiare nomi ai partiti frazionandosi e riproponendosi sempre al fianco del vincente per perpetrare la “nostra poltrona”, cambiando per strada parere, è storicamente ben noto salendo di latitudine! Presentare un progetto, vuol dire ancorare la sua fattibilità a fatti certi in itinere monitorabili. Siamo pronti a cambiare mentalità per diventare veramente europei e poter competere realmente, non come componente di potere di turno, ma come sistema società, contenitore di tutte le peculiarità e diversità, pieno di sana dialettica che sappia mettere da parte le divisioni quando si compete come “Paese”? Ho fiducia nei giovani che quando la generazione dei soliti noti, si farà necessariamente da parte, smonterà le proprie valigie e forte dei soggiorni e dei contatti acquisiti in giro per il mondo, ci regalerà la giusta mentalità per integrarci in una comunità europea, fino allora, accontentiamoci di essere capitale di una cultura siciliana! Se ci riusciamo …Un abbraccio, Epruno.