Carissimi

La madre dei cretini è sempre incinta!

Ma dove? Ma quando? Siete sicuri che sia così?

Io mi sto convincendo sempre di più che i cretini vengano da Marte e comunque da un altro mondo, ma che di fatto infestino il nostro pianeta, le nostre strade, ma che certamente non possono esser nati dal genere umano, e da buon ingegnere ve lo dimostro.

Avete mai conosciuto la madre di un cretino?

Con qualunque madre parlate, il figlio è intelligentissimo e si è laureato con almeno 110, lode, inno d’Italia e battute di mano, foto, pubblicazione e bacio del Presidente della Repubblica, poi guardate bene in faccia il figlio e capite che qualcosa non torna.

Capisco che le università usa e getta ormai sono tante e in vendita anche nei supermercati che uno dopo aver detto “laureato in” deve aggiungere oltre alla facoltà, anche l’ateneo e la città.

Comprendo che le facoltà delle università di stato hanno livellato i loro giudizi verso l’alto per non sfigurare contro le università dei gratta e vinci sul web che laureano tutti i loro “scienziati” (scusate il “lapis” ma volevo dire allievi) con voti altisonanti, ma un minimo di dignità è rimasta ancora nei miei amici professori che hanno alzato le barricate contro la massificazione e non si arrendono alla tentazione, non dico di assicutare l’allievo asino a colpi di gessetto e cancellino, ma di regalare un bel “diciotto” puro, sano, genuino e da curriculum così come l’ultimo posto a Sanremo di Vasco Rossi.

E allora se non tutti avranno sempre 30 e lode come fanno ad esserci in giro tutti questi 110 (o massimo dei voti a seconda dell’ateneo)?

Chiaro, le madri sono “munzignare” e per paura di presentare il figlio come un “coglione”, testa dura che non ne vuole neanche a brodo, decidono di vantarne nei dialoghi con le altre madri, le qualità perlopiù nascoste al mondo intero.

Ma è stato sempre così, ricordo i tempi in cui mia nonna rispondendo alla sua vicina di casa che chiedeva quanto avessi preso io al diploma di laurea, alla incauta ma veritiera risposta “60/sessantesimi”, la vicina per nulla meravigliata ma senza perdersi d’animo rispondeva di contro “mio nipote” (un crozzone tutto osso al posto del cervello) “pure, se non mi ricordo male “eppe” (voce del verbo eppere) qualchi 70 o 80”. Mai darla vinta.

Ed ecco che così nasceva il mito di quella classe dirigente che di li a poco avrebbe affossato l’Italia lontana parente di quella nazione ricostruita dai ragionieri e geometri diplomati con 42 e biasimo che sarebbero diventati i capitani d’azienda. Che ne fu di costoro che all’apice del loro successo si vantavano del titolo di cavaliere del lavoro e del semplice diploma, vantandosi di non aver avuto la possibilità o la voglia di andare all’università.

Dove sono finiti quei costruttori che firmavano con la “croce”, sconoscevano il significato del “momento flettente” e scambiavano il De Saint Venant con l’autore di una letteratura erotica del settecento, il marchese De Sade, andavano in giro con il vecchio e ingombrante Mercedes e se gli davi dell’ingegnere loro se lo prendevano anche se si erano fermati alla seconda elementare?

No, credetemi, costoro non erano cretini, erano solo ignoranti e ciò è tutt’altra cosa, poiché altro è convincersi di sapere mentre non si sa una ..zzo e altro è ignorare, ma essere in grado di trovare comunque soluzioni.

Quindi la madre dei cretini, della nuova generazione di cretini esiste su questa terra e continua ad essere incinta, procurando quel danno per l’umanità che forse con il senno di poi metterebbe tutti d’accordo sull’uso “terapeutico” dell’aborto.

Pensateci, se molti cretini e nefandi fossero stati soppressi malauguratamente con un aborto terapeutico, quale vantaggio ci sarebbe stato per l’umanità?

Io ci voglio credere in un mondo migliore, ma mi rendo conto che il mio solo volere non basta e davanti a tanti “auto referenziati dannosi scienziati”, quanto sarebbe stato semplice se quella notte, quella fatidica notte, le loro madri avessero girato la testa dall’altro lato nel cuscino, dicendo: “no questa sera non mi va, ho mal di testa”.

Un abbraccio Epruno.