Gli vedevo sbattere la mano su quella Bibbia posta su una importante scrivania con un antico piccolo crocifisso ligneo da tavolo posto su un piedistallo, ed un elegante sottomano con la sua preziosa penna stilografica in bella mostra, mentre gridava al suo collaboratore entrato nella stanza durante il nostro colloquio.

Più che il suo gesto d’ira era ciò che pronunciava il potente pio professionista mentre toccava quella Bibbia, quelle parole piene di livore riferite ad un impiegato reo di qualcosa o di un disatteso adempimento.

Gridava: “Io a questo per quanto è vero Dio lo rovino per tutta la vita!”

Quel nominare invano il nome dell’onnipotente per me che ero giovane credente, mentre maltrattava in segno di potere i simboli della fede, in una stanza con foto ben in mostra di incontri con i cardinali, o addirittura con il Papa, o nell’indossare il mantello durante una speciale funzione religiosa, mi colpi molto.

Chi sa che fine fece quel povero disgraziato e se realmente, ma non ho dubbi, finì per esser rovinato per tutta la vita, so di lui il pio professionista, invece, che morì qualche anno dopo consumato in breve tempo da un brutto male che se lo porto via tra atroci sofferenze e non bastarono tutti i suoi soldi, la sua vicinanza alle alte sfere religiose e a suo parere anche all’onnipotente per salvarlo. Chi sa se si sarà reso conto della fragilità dell’essere umano.

La fobia del denaro e della potenza spesso rovina la vita, il potere ci fa bere il cervello a tal punto di crederci onnipotenti, di perdere il contatto con la realtà e come ho spesso scritto, cadere in quell’inferno terreno vittima di quei demoni che popolano quel mondo oscuro fatto di gente senza scrupoli, senza morale, senza dignità e spergiuri che finiscono per usarci e rubarci l’anima.

Credetemi non è un fatto di religione, secondo la mia religione che si è macchiata nei secoli scorsi di crimini e di nefandezze, come il professionista di cui sopra, in “nome di Dio”, quella cristiana, dovrebbe essere la migliore, anzi l’unica, a tal punto da spingerci ad evangelizzare il prossimo, ma secondo voi che male ha fatto colui che è nato sotto l’Himalaya o in Giappone o nell’oriente medio e alto, che è cresciuto nel culto di altre religioni e magari non ha mai sentito nominare la storia della cristianità?

Si vive e in qualcosa bisogna credere e basta che ciò venga fatto con onestà e fede, va bene per me qualunque religione, ma dopo questa grande paura, forse per il grande rammarico dell’aspirante Miss Italia non ci sarà mai “la pace nel mondo, ma sapendoci guardare dentro una volta assodato che non siamo onnipotenti, ognuno con il proprio metodo e con il suo tempo, sapremo trovare un minimo comune multiplo globalizzante per fermare questo precipitare del genere umano?

Può per una volta un evento più grande di noi, alla stesa stregua di uno tsunami, farci aprire gli occhi e cercare quanto meno la qualità nella nostra vita, scevra dalle tentazioni di dover raccogliere quanto di più alzando sempre l’asticella a discapito del prossimo, del povero disgraziato da rovinare?

Siamo una specie infinitamente debole che se ne va via con un solo virus, eppure il mondo continua ad andare avanti perché la natura si rigenera e malgrado le nefandezze di grandi potenti idioti, il mondo andrà avanti su i loro resti, dobbiamo soltanto scegliere se come genere umano vogliamo far parte di questo futuro o estinguerci come dinosauri anche essi padroni potenti e immensi di questo mondo che hanno abitato per tanto tempo, forse più dell’essere umano e scomparsi anche essi per un evento straordinari al quale non erano preparati.

Avete provato con le vs mascherine a tenere in braccio in questi mesi un neonato, un vostro figlio, un vostro nipote, il figlio di qualcuno che conoscete, avete sentito amore e preoccupazione per quella creatura che viene al mondo senza bagaglio di esperienze, che appena potrà vedervi si chiederà se per errore sia finito in una comunità di papere, ma la responsabilità di quello che troverà e della qualità di vita che avrà e affidata soltanto a voi. Un abbraccio, Epruno