Archivio per la categoria: La Voce di Epruno (Epruno in Radio)

L’Ascensore

Quel giorno l’ascensore salendo non si fermo al piano prescelto, ma continuò a salire, salire, salire ….

E’ così che mi piace ricordarlo.

E’ così in maniera indolore che mi piace pensare alla sua uscita di scena.

L’assenza è un dolore molto forte, ma spesso l’assenza è legata ad un cambiamento, ad una mutazione, ad una crescita.

Siamo abituati ad assistere al deperimento delle cose, ma ci consola il fatto che si possa passare da una situazione ad un’altra soltanto dormendo, nel sonno, serenamente, per risvegliarsi in un’altra condizione.

Era stato un continuo riempimento di nozioni, tanti libri letti, tante storie ascoltate.

Era stata una continua costruzione di principi dettati da sagge filosofie che ci avevano preceduto.

Diventando grandi sentivamo la paura di confrontare il “Peter Pan” che era dentro di noi con la necessità di crescere che la società ci chiedeva.

Per far ciò attendevamo tutte le tappe naturali già percorse da chi ci aveva preceduto, permettendoci il lusso di esser stati figli o addirittura nipoti di altri uomini che erano stati costretti a crescere essendo ancora bambini.

Il peso della responsabilità sulle loro spalle non aveva nulla a che vedere con il peso che noi avremmo dovuto affrontare.

Fu così che non essendo cresciuti dopo il diploma, tentammo di crescere dopo la laurea, ma quel bimbo in noi rimaneva nascosto al buio in uno sgabuzzino, rannicchiato dalla paura di esser scoperto, fin quando ci rendemmo conto che quel bambino nascosto eravamo in molti ad averlo.

Allontanammo allora ulteriormente l’epoca delle grandi responsabilità, il matrimonio, i figli, ma anche allora ci ritrovammo ad essere coetanei di costoro, senza saperlo.

Poi venne il tempo dei dolori e provammo cosa significa la parola distacco quando ci rescissero le radici e capimmo per la prima volta cosa significasse l’assenza, aprendo quella porta.

Da rami diventammo radici per altri rami e scoprimmo che quel bimbo in noi rannicchiato per paura in quell’oscuro sgabuzino era sempre più malinconico ed iniziava anche lui ad avere i capelli bianchi.

Era un bimbo con i capelli bianchi pieno di delusioni poiché non ritrovava nei libri di favole che portava sempre con se, gli eroi che popolavano il mondo odierno.

Finchè un giorno aperto quel buio stanzino, trovammo a terra soltanto i libri delle favole ed allora corremmo per casa alla sua ricerca, ma del bimbo nessuno traccia.

Aprimmo la porta di casa e lo vedemmo lontano nel pianerottolo, era diventato più alto e ad un tratto si volto nei nostri riguardi e con un sorriso accennò un saluto con la mano, mentre stava per entrare nell’ascensore……………

Parlerò nell’Aria

Le ultime energie della settimana per inerzia mi accompagnano a questo prezioso appuntamento nel quale so di avere degli amici che mi ascoltano, ma non so quanti saranno e questo credetemi è il bello della radio.

Parlo nell’aria, ma non al vento, perché sono convinto che anche se state facendo qualcosa, uno dei vostri due orecchi in questo momento sta percependo queste parole e se poi avete provato una certa abitudine nell’ascoltarmi, forse starete anche aspettando questo momento.

Sono abituato per lavoro a parlare a tenta gente guardandola in faccia, cercando la loro attenzione mentre trasferisco concetti da memorizzare, da lasciare nel proprio patrimonio nozionistico, ma la radio non è la stessa cosa.

Sono stato spesso coinvolto per motivi professionali in conferenze o in convention politiche dove la gente davanti a me era veramente tanta, ma la radio non è la stessa cosa.

Parlare all’etere significa parlare ad uno ad uno di voi.

Ognuno di voi sta facendo qualcosa di diverso in luoghi diversi, eppure, con qualunque strumento radiofonico di ricezione, anche la vecchia radio a galena, potrà intercettare queste parole.

Il giorno in cui la nostra nazione subì il potente black-out energetico, l’informazione ci giunse attraverso le vecchie radioline a pila, mentre tutti i potenti mezzi di comunicazione frutto di investimenti colossali rimasero spenti.

Ecco perché quando tutte le tecnologie crolleranno ed entreranno in crisi, due sole cose saranno in grado di sopravviverci per tenerci uniti, la radio ed il telegrafo con il suo vecchio alfabeto morse.

Ecco la potenza della radio, ecco la bellezza della radio, tra i suoi alti e bassi di successo, tra le sue trasformazioni digitali e i suoi podcast o attraverso la vecchia tecnologia analogica e la monofonia.

A volte sento ridicole castronerie di giovani “giornalisti” che dicono che la radio non possa essere pubblicizzata dalla stampa. Eppure la voce sopravvive alle testate giornalistiche che di continuo chiudono in più non vedo razionale concorrenza tra un mezzo che attraverso l’aria mi da l’immediatezza della realtà ed una pubblicazione redatta e pre-formattato almeno 12 ore prima.

Ecco perché amando la tecnologia dell’immagine, non potrò mai disamorarmi della radio, mia compagna di studi, mia compagna nella creatività, mia compagna di tutti i momenti belli e brutti della mia vita.

Continuerò a parlare all’aria e non al vento, continueremo finche ne avremo voglia a sorridere insieme con ironia ed in compagnia di chi come noi vorrà fare altrettanto ed ogni parola detta sarà unica e non ci saranno internet o diavolerie di turno che ci permetteranno di numerare gli ascolti ……

…. perché quando si accenderà il segnale “in onda”, parleremo all’aria e poi magari la nostra voce viaggerà con il vento, ma la magia continuerà ancora.

“Il Verbo”

Sta nella base della nostra cristianità la frase del prologo del Vangelo di S. Giovanni: “Il Verbo s’è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi“.

Tranquilli c’è già chi ha questo compito, lungi da me il fare prediche e l’affrontare temi religiosi a maggior ragione visto i tempi che corrono.

Per noi Cristiani, il fulcro del credo è la convinzione che “La Parola diviene una Persona in cui si manifesta la gloria di Dio. Questa Parola non è altro che la Sapienza di Dio.” ……… La parola e la sapienza!

Atterriamo dunque!

Se esaminiamo il termine “parola” come facoltà esclusiva data al genere umano ci rendiamo conto  dell’importanza di questa.

Parliamo a ruota libera, parliamo su tutto, ci parliamo sopra ma non sempre abbiamo la consapevolezza di cosa ci esca dalla bocca o delle conseguenze che le nostre parole più che i nostri gesti, possano provocare.

C’è chi parla poco ed in certi contesti spesso è considerato saggio, in altri contesti addirittura stupido, banale, tanto dall’asserire: “Testa ca nun parra si chiama cucuzza!

C’è chi parla assai e risulta fastidioso. C’è chi parla molto è risulta pericoloso. C’è chi parla soltanto per sentire il suono della propria voce.

C’è chi “uccide” con la parola! C’è chi con questa sentenzia!

Ma la parola è veramente importante, la parola è sacra e benché i latini asserissero che “verba volant e scripta manent”, oggi la parola può anche essere registrata ma rimanere a testimonianza nel tempo, senza esser necessariamente scritta.

La parola “data” rimaneva quale contratto nel tempo e bastava una stretta di mano a sancire intese che facevano risultare futili qualunque successivo documento.

Oggi, siamo nell’epoca della “certificazione a tutti i costi” e malgrado ciò, l’uomo ha perso il valore della parola che usa per dire tutto ed il contrario di tutto.

Non esistono più gli uomini di parola e quel che peggio, stanno scomparendo gli uomini di pensiero.

Senza grandi contenuti quindi, transumiamo spinti dal cane pastore di turno o quale topini andiamo dietro al “pifferaio magico”, vittime inconsapevoli di coloro che vogliono manovrare la verità.

La verità! Una realtà costituita da fatti, ma molto spesso inquinata dalle parole ……… false!

“E sia l’Ipocrisia”

“Rassegnatevi, le hanno chiuse!”

Totò, non sapeva ciò che diceva, mentre lo diceva, poiché il suo personaggio di vecchio padre, un po’ smemorato, giungeva a quella conclusione dopo aver riconosciuto la casa della “Sora Gina”.

Ma gli Italiani se ne sarebbero fatta una ragione poiché la chiusura di case di per se già chiuse, non avrebbe cambiato la morale di un popolo, ma ne avrebbe cambiato soltanto le abitudini, poiché ciò che prima sarebbe avvenuto in un luogo regolamentato, avrebbe finito per perpetrarsi in un sacco di luoghi nella clandestinità e quell’occhio avrebbe continuato a non vedere per buona ipocrita pace di un cuore che non duole.

Ho incontrato tanta gente, ho parlato con tante persone, ho condiviso esperienze che avrebbero potuto saldare grandi amicizie ed alla fine mi sono sempre reso conto di non aver mai conosciuto bene nessuno di loro, avendo  visto in loro solo ciò che io avrei voluto vedere.

Di contro io ho visto nel prossimo soltanto ciò che avevo interesse a vedere perché il prossimo, sapendo ciò che io andavo cercando ha recitato interpretando con me il personaggio delle mie aspettative.

Ecco perché i nostri rapporti sono divenuti superficiali basando la nostra vita sociale sulla pura ipocrisia, proteggendo la parte debole della nostra persona e costruendo maschere di falsità, aderendo a stereotipi prefabbricati, frequentando branchi, mimetizzandoci con il bagaglio delle nostre debolezze per costruire quel surrogato di “felicità” che serve per farci stare bene!

Ci siamo svenduti l’anima e non solo. Di cosa siamo e di che tipo di individui siamo diventati, non ce ne può fregà de meno, basta che la sensazione fornita all’esterno sia di grande sicurezza e per comprare ciò, a tutt’oggi non ci facciamo scrupoli, accettando di prostituirci alla luce del sole, alla stregua della peggiore marchettara che nel far ciò, aveva una sua seppur discutibile “dignità”.

Vi chiederete che tipo gente abbia frequentato. La stessa che frequentate voi  sempre pronti a manifestare tutto il vostro stupore nell’occasione in cui ci viene spiattellata di davanti l’evidenza di quei fatti che abbiamo sempre conosciuto ma che abbiamo negato ignorandoli finchè tutto sarebbe rimasto nell’ombra.

Ecco perché quelle case, non le hanno mai chiuse, ma le hanno soltanto trasformate perché è cambiata la prostituzione nel tempo, perché nell’epoca della digitalizzazione, ancor più della prostituzione fisica e la prostituzione della propria immagine, dei propri principi, dei propri valori che si svende per pochi spiciccioli ….. in un susseguirsi di marchette per la cura della nostra ambizione.

“Se Nevica a Palermo”

Se nevica a Palermo allora può ancora succedere di tutto e qualunque comodo stereotipo può esser sconfessato.

Anche la terra dove la gente è tutta bassa, scura con i baffi e la coppola che parla mettendo il verbo alla fine della frase, può avere una speranza di cambiamento.

Se nevica a Palermo anche le donne che vanno in giro vestite a nero, con lo scialle sulla testa e le sopracciglia unite in assenza della conoscenza del concetto di estetista, potranno ambire ad avere un miglioramento estetico come qualunque donna continentale.

Se nevica a Palermo può anche darsi che non si sia tutti mafiosi a prescindere dall’aver firmato un manifesto d’intenti, o aver aderito ad associazioni professioniste “dell’antiqualcosa” o si sia votato per un candidato sindaco, per un particolare partito o movimento di pensiero.

Proprio quando tocchiamo il punto più basso della parabola morale ecco che la natura ci viene in aiuto dandoci la sua lezione.

Quella natura pronta sempre a punirci quando ne colmiamo il suo uso in modo scellerato sa essere anche madre benevola e con i suoi fiocchi di neve in una latitudine inconsueta ci insegna qualcosa di semplice ma basilare.

L’inconsuetudine nulla ha a che vedere con l’impossibilità.

L’inconsuetudine è solo un fatto statistico spesso strumento degli stereotipi.

La nostra è una terra solare, fatta di tanta gente solare che spesso cade nello sconforto non appena vede le prime nuvole nere poiché molto spesso si lascia prendere dalla convinzione che tali nuvole non coprano tutti in egual maniera o che spesso siano alchimie chimiche indotte da chi sa quale grande fratello.

Oggi abbiamo assistito ad un fenomeno che può ripetersi ogni 30 anni, ma può accadere …….. e nello stesso momento in cui accade, benché la sua frequenza sia così rada, sarebbe opportuno farsi trovare pronti a tale evenienza.

Una nevicata a Palermo è ancora più rara di un “2” nella vecchia schedina e sappiamo quanto questa terra sia refrattaria alle sorprese, alle novità e come sia “Gattopardescamente legata ai pseudo cambiamenti per non cambiare nulla” e per lasciare tranquilli nel loro torpore tutti coloro che negli anni hanno acquisito il loro status quo!

Non dimenticate che questa è la terra del “megghiu u tintu canusciutu ca u buonu a canusciri” proprio perché siamo stati educati alla prudenza negando finanche la possibilità che le novità possano esistere e così facendo, invecchiando tutti, soffocando anche le nostre giovani energie o peggio spingendole ad abbandonare la nostra isola.

Eppure, a Palermo ha nevicato e se ciò è accaduto, tutto può ancora accadere, basta abbassare gli scudi di protezione delle nostre diffidenze!

 

“Che Anno Sarà?”

Non ci vuole la sfera di cristallo per capirlo.

Forse io e Voi abbiamo una diversa idea del concetto di “anno”.

Personalmente sono legato all’idea dell’anno che mi trascino fin dai tempi della scuola e quindi quello che inizia a settembre, dopo le vacanze estive che un tempo coincidevano per tutti nel mese di Agosto.

Era così che dopo aver raggiunto il massimo dello sforzo prima delle vacanze, si poteva ricominciare da capo dopo un meritato riposo.

Cosa volete che cambi tra il 31 Dicembre ed il 1° di Gennaio?

Ci troviamo davanti soltanto al completamento di un giro terrestre attorno al sole ed una serie di convenzioni scientifiche, burocratiche ed amministrative.

Non ci saranno mutande rosse che tengano, poiché noi, il giorno dopo capodanno saremo ancora quelli di prima.

Allora cosa è che cambia il 1° di Gennaio?

Probabilmente i buoni propositi che ci prefiggiamo prendendoci in giro, poiché sappiamo tutti che per iniziare……. qualunque giorno è buono.

Purtroppo ciò che non è buono siamo noi! …….Negli anni, siamo cambiati, abbiamo perso la voglia di sognare ed abbiamo guadagnato tanto cinismo, tanta indifferenza verso il prossimo, tanta falsità e siamo diventati spergiuri e schiavi del denaro, abbiamo creato tante regole sbagliate ad uso dei furbi.

Quale mondo volete che ci aspetti l’anno nuovo?

Se si potesse tracciare una linea e posizionare da una parte i giusti e dall’altra parte i rei, avremmo da dove ricominciare, ma non essendoci alcuna linea, non essendoci nessun punto fermo da cui ripartire all’orizzonte l’unica speranza sarebbe soltanto un collettivo e quanto mai improbabile ravvedimento.

Siamo rimasti orfani di principi morali e buoni esempi.

Siamo rimasti orfani dalle ideologie!

Difficile oggi credere in qualcosa di diverso che non sia il calcio, per rimanere uniti almeno per un ora e mezza a settimana.

Desidereremmo avere un futuro regolato da norme giuste, universali e stabili e non dover subire continuamente riforme dettate dalla legge e la convenienza del più forte.

Vorremmo tornare a fare dei sogni per noi ed i nostri figli, costruire come una volta quei percorsi obbligati che attraverso i sacrifici ci portavano delle sicure soddisfazioni.

Oggi, vorremmo capire cosa siano i sacrifici, visto che questi vengano sempre più spesso fatti dai deboli, ma senza ottenere i risultati sperati, visto che i furbi trovano sempre la scorciatoia restando impuniti.

Quindi! Rimbocchiamoci le maniche ed andiamo avanti con la convinzione che se saremo in condizione di poter continuare ad aprire gli occhi e poter godere ogni mattina del sorgere del sole, avremo realizzato un grande miracolo, e potremo mantenere intatte tutte le speranze.

Tanti Auguri di un Felice e Sereno Anno Nuovo.

 

“Natale per Tutti”

E’ Natale nuovamente!

Si accendono le luci sul rito pagano che accompagna la festività religiosa da quasi duemila anni.

Saremo tutti divisi tra una sontuosa organizzazione scenografica e simbolica nella quale la Santa Chiesa non ha rivali ed il rito della famiglia riunita che attende sempre il figlio ritardatario che vive lontano per portare a tavola la bella “spillonga” di pasta nazionale “per fare casa”!

Il popolo si dividerà tra due partiti, questa volta “seri ed indiscussi” quali quelli dei sostenitori del panettone ed i supporters del pandoro, ma essendo la nostra una nazione ravvivata dagli “sconza iuocu”, ci saranno anche i sostenitori di un terzo partito appena nato, “il panettone senza canditi”, quasi come la “cuccia senza quei pallini fastidiosi”!

Grande ipocrisia che ci porterà ad essere più buoni, per un giorno, per un periodo e ci saranno quei falsi festeggiamenti negli ambienti di lavoro, davanti ad un tavolo messo su all’improvviso con una tovaglia di carta, un triste panettone ed un pandoro e lo spumante rigorosamente italiano, il più mercato, dolce a tal punto di recarti l’acidità di stomaco.

Le realtà private faranno di meglio, poiché la proprietà imporrà la cena sociale alla quale a differenza del taglio del panettone negli uffici, sarà quasi impossibile sfuggire ….. non ci sono ferie o permessi dell’ultimo minuto che ce lo permetteranno.

E su via, tanta ipocrisia, tanto amore per l’odiato capo, tanto amore per la “signorina Silvani” di turno, indaffarata ad organizzare il festeggiamento per il boss ed a raccogliere i soldi per il regalo scelto con tanta cura.

Sarà il momento dei regalini con il logo dell’azienda.

Il Natale ………!

Sarà Natale anche per il pio padre di famiglia che abbraccerà le sue bambine ed a mezzanotte riceverà la “Santa Comunione”, di ritorno dal suo quotidiano lavoro durante il quale trova anche il tempo per molestare le giovani figlie altrui.

Sarà Natale anche per il pio “cummenda” che passato dalla chiesa per invitare il monsignore o l’eminenza, per il tradizionale pranzo casalingo, il giorno di Natale, troverà personalmente il tempo per comprare il meraviglioso regalo al proprio figlio, con i proventi delle mazzette o dell’usura perpetrata ai danni del povero disgraziato rovinato per pochi spiccioli.

Sarà Natale anche per coloro che portano dentro grandi segreti, grandi dolori arrecati al prossimo, grandi reati che da spergiuri rimangono al proprio ruolo nel rispetto di tutti, inconsapevoli …… costoro spesso ci vengono anche additati quale esempio, fin quando la sorte gioca a loro vantaggio.

Tutti questi signori saranno in prima fila a battersi il petto, perché sono “buoni”, almeno per un giorno.

E a tutti noi che sappiamo essere buoni e cattivi, ma non a giorni stabiliti … BUON NATALE.

“Se Io Fossi”

Se Io fossi Babbo Natale, quest’anno a Palermo non verrei.

Ma se Io fossi Babbo Natale, scusatemi, ma chi me lo farebbe fare  di portarvi regali, di sera, al freddo ed al gelo e dovere prendere questioni con i poveri vigili urbani costretti a far funzionare la circolazione in una città già stressata da invasivi lavori per la costruzione delle linee del tram ed in più dalla creatività di un “folletto” che di continuo cambia i sensi di marcia delle poche strade rimaste percorribili?

Ma se Io fossi Babbo Natale, scusatemi, ma perché dovrei lasciare senza regalo buona parte della gente che vive nel centro pedonalizzato “ad minchiam” come direbbe il compianto “Professore Scoglio”? Ma avete provato ad addentrarvi nel centro storico, ma soprattutto ad uscirne?

Ma chi è questo “folletto” che si inventa queste iniziative in un momento in cui già, la gente “ce le ha” veramente gonfie per i fatti suoi? Certamente non è umano e non cammina per strada come tutti. Chi è costui che vi vuol fare perdere il vizio di prendere un qualunque mezzo di locomozione?

Ma se Io fossi Babbo Natale, quest’anno a Palermo non verrei, ma perché rischiare di lasciare le renne posteggiate in strada e rischiare di non trovarle più, dopo che gentiluomini di passaggio si futtieru non solo la renna, la slitta, ma un anno di travagghiu di quei poveri elfi, contenti di confezionare regali per i picciriddri.

Ma se Io fossi Babbo Natale, non solo avrei il problema di trovarvi per recapitarvi quanto richiestomi, ma sempre ammesso che ciò avvenisse, dovrei rischiare di trovare una multa attaccata alle corna della renna e qualcuno che mi dice ….. senta lei qui non ci può stare, non lo vede che ci sono le striscie blu, oppure non lo vede che questa e zona a traffico limitato, mi faccia vedere l’ultima revisione della slitta, è omologata per circolare nei centri storici e Lei soprattutto ce li ha con se i documenti? Turista, extracomunitario …… quale è lo scopo della sua visita e quanto tempo intende rimanere in questa città?

Ma se Io fossi Babbo Natale, quest’anno a Palermo non verrei, ma che volete che me ne importi di avere sul sito istituzionale il selfy con il Lord Major mentre ci stringiamo la mano a Palazzo di Città?

Ma se Io fossi Babbo Natale, quest’anno a Palermo non verrei, ma chi me lo fa fare di contrastare con i parcheggiatori abusivi che mi chiedono soldi per la gestione di una strada che è di tutti, o gli zingari che mi chiedono: “signore un euro”, o la signora pazza che a Piazza S. Domenico si lamenta perché ci futtieru l’albero di Natale e ci lassaru sulu i luci?

Ma se Io fossi Babbo Natale,  …. Penserei che siete strani, molto strani, tanto strani e che vi piace rummuliarvi tra di voi …. Ma non più di tanto!

Ma se Io fossi Babbo Natale, ……. …. Va beh io lo ammetto, non sono Babbo Natale ….. Ma in ogni modo …. picchi? Quannu c’ha passatu mai Babbo Natale di nPalermu? …… A sta età, criditi ancora a Babbo Natale? ……. Si …… Non solo a Babbo Natale, …… ne avete creduto e ne credete tante fesserie!!!!!

 

“La Ricetta”

Chi conosce la ricetta giusta?

So soltanto che ognuno che giunge ad affacciarsi da quel balcone ed a guardare quel panorama, prima pensa “adesso è tutto mio” e subito dopo”ho io la ricetta giusta”.

Non so chi fosse Totò Termini, se sia mai esistito veramente ed in quale periodo storico, so solo che più volte nella vita di questa nostra terra, travestito sotto mentite spoglie, periodicamente ha fatto la comparsa tra di noi non solo dichiarando di avere “la ricetta giusta” ma pretendendo di farci credere che se non fosse stato per lui, saremmo stati persi.

Quanti uomini della provvidenza! Non dubito che questi Totò Termini fossero inizialmente mossi da giusti principi o da grandi idee.

Con questi ingredienti semplici, hanno impastato tutti e qualcuno in tempi recenti , anche rimpastato, promettendo chi sa quali succulenti pasti, chi sa quali gustosissimi dolci.

Siamo stati attraverso i loro discorsi i migliori del mondo, siamo stati capitale, siamo stati primavera, siamo stati perla, siamo stati felicissima.

Abbiamo mostrato forza con i deboli e siamo stati deboli con i forti, siamo stati anche noi Totò Terminiammucciati” sotto terra come topi, quando le strade saltavano in aria, e manifestanti come topi quando il gatto non c’era, o stava in gabbia, o era esso stesso il un nuovo “Pifferaio Magico”.

E’ bastato credere in qualcuno per esser stato poco dopo deluso, perché alla fine gli ingredienti erano sempre quelli ed il Totò Termini di turno, qualunque ricetta avesse avuto in mente, alla fine sempre la famosa “cucuzza” avrebbe dovuto propinarci.

Ed è così che avendo visto la storia attraverso i racconti dei mitici “antichi”, alla fine, chi ha vinto sono stati loro, quelli seduti sul marciapiede all’ombra a guardare lo spettacolo in strada, a sentire lo “scruscio di scupa nuova” del Totò Termini di turno, la ricetta di cambiamento del momento.

Hanno vinto i “Gattopardi”, coloro che hanno sempre guardato le risse per attendere il vincitore e supportarlo, hanno vinto i saggi che hanno sostenuto i combattenti dopo le battaglie, hanno vinto coloro che non hanno mai scommesso ma che a cavallo di un “tavolo di baccarat” hanno saputo puntare la posta su entrambi i lati del tavolo e quando si trattavi di “roulet”, puntando oltre che sul rosso ed il nero, anche sullo zero, vincendo poco, ma vincendo sempre.

Ah quanti Totò Termini e quante ricette sono passate, ma vi ricordate di almeno un eroe che sia morto durante l’apice del suo successo o addirittura ricco? Gli eroi muoiono sempre dopo esser stati vilipesi per poi esser ricordati nel nome di una scuola prima che altri eroi contemporanei ne sostituiscano il nome nel ricordo. Non esiste una scuola dedicata a Totò Termini, ma se ci penso neanche ai “Fratelli Pisacane” che oggi potrebbero far credere ai giovani trattarsi di una azienda di import-esport.

Ora che ci penso mi ricordo alle scuole elementari di Salvatore Termini ……….. nooooooooo, era un mio compagno di banco, troppo piccolo per aver fatto tutto questo danno!

 

“Emil ed Io”

“Minchia! Ma cu è Zatopek?”

Il ragazzo era alla sua prima corsa in quel grande stadio, lui che nel suo gruppo di provenienza era stato da sempre il più veloce,  ma da velocista per la prima volta si confrontava con una prova di mezzofondo, essendo in fuga dal primo momento e da 800 metri, quando mancavano soltanto 200 metri all’arrivo e solo una curva per tagliare il traguardo.

Non so se si sentì per prima quella esclamazione da parte dell’omino al bordo della pista o giunse prima quel boato assordante, ma so solo che il ragazzo non alzò più un piede e quegli ultimi 200 metri sembrarono una eternità, mentre vedeva svanire la medaglia d’oro, superato dal primo atleta, la medaglia d’argento, superato dal secondo atleta ed infine anche il bronzo di consolazione, superato dal terzo, poi dal quarto ed infine il quinto finendo miseramente sesto, dopo aver dominato la sua prima gara.

L’omino si addannava la vita ed imprecava all’indirizzo del ragazzo chiedendogli di come mai gli fosse passato per la mente di partire a razzo come se stesse correndo la sua gara naturale, gli 80 metri!

Ma chi era questo Zátopek che da quel momento entrò nella sua vita?

Emil era un uomo di oltre cortina, un cecoslovacco noto per ansimare pesantemente mentre correva, tanto da esser soprannominato “la locomotiva umana”.

Emil era un eroe nel suo paese e fu una figura influente del Partito Comunista. Il mondo dell’atletica lo conobbe alle Olimpiadi di Londra 1948, dove vinse i 10000 m (alla sua seconda gara su quella distanza) e arrivò secondo nei 5000 m piani.

Era una forza della natura e nei quattro anni seguenti infranse più volte i  record mondiali dei 5000 e 10000 m, dei 20, 25 e 30km e dell’ora di corsa, spesso andando in fuga ad inizio gara per vincere in solitudine.

Ma la sua fama è legata principalmente alla straordinaria impresa alle Olimpiadi di Helsinki del 1952, dove vinse tre medaglie d’oro stabilendo tre record olimpici, nei 5000 e nei 10000 m, oltre che nella maratona, gara ma fatta prima decidendo di competere all’ultimo minuto.

Prima di ritirarsi nel 1957, vinse ancora ai Campionati europei del 1950, i 5000 e i 10000 m e i 10000 m nel 1954.

Due settimane prima delle Olimpiadi del 1956, Zátopek venne operato all’ernia, ciononostante finì sesto nella maratona olimpica.

Dopo la Primavera di Praga, venne rimosso da tutti gli incarichi importanti e costretto a lavorare in una miniera di uranio come punizione.

Ecco perché Zatopek, ma quel ragazzo non aveva colpa, guardatosi attorno dopo pochi metri e vedendo che gli altri andavano piano, da velocista e alla sua prima gara di mezzofondo, si convinse che costoro erano più deboli e andò in fuga, non sapendo che gli altri, più allenati e conoscendo la distanza, andavano a ritmo per dosare le forze.

Ancora oggi vedo moderni piccoli Zatopek giungere in un ambiente convincersi di essere i più furbi o i più della situazione.

Quel giorno imparai una cosa, qualunque sia il contesto, mi guardo sempre intorno e chiedo, chi sono gli altri?

E se non li conosco, non prendo mai per primo l’iniziativa, perché aimè non sono mai stato Zatopek.