Archivio per la categoria: La Voce di Epruno – L’Editoriale

“Pace Ipocrita”

Ci vorrebbe poco per far pace con la mia città! Basta aprire la finestra in una mattinata d’inizio estate come questa e riempirsi i polmoni e l’anima della brezza marina, mentre stormi di rondini ruotano sopra le nostre teste.

Eppure, basta abbassare gli occhi dal cielo o dall’orizzonte e guardare per terra per scoprire che nulla è cambiato.

Percorro le stesse strade di sempre con i problemi di prima, ma non sento lamentare nessuno, non sento scrivere accuse sul quotidiano locale, non sento nessuno indignarsi e chi lo fa, si esprime a bassa voce o in anonimato.

Ma che succede! Siamo forse maturati come cittadini? Abbiamo preso consapevolezza che i tanti difetti che ci circondano sono solo la proiezione dei nostri difetti e che su di noi che dobbiamo prioritariamente operare? O forse tutto lo schiamazzo di prima era funzionale ad un avvicendamento di potere?

Intanto la sala cinematografica della “vertigine” continua a proiettare le pellicole da “cinema dessai” per pochi “eletti” in ogni lingua e la gente gratuitamente accorre come sempre, anche se non ci sono sottotitoli, anche se i sottotitoli non si comprendono. Basta esserci ….

Quindi perché lamentarsi e soffrire quando c’è chi si accontenta di vedere soltanto le poche cose che funzionino non vedendo il tanto che non funziona e si ostinandosi a venderti l’idea che la realtà sia cambiata in positivo?

Quanta ipocrisia, quanta pochezza umana, quanta pena.

E così come “il vecchio professore che di giorno chiama con disprezzo pubblica moglie” la meretrice ed al buio la sera bussa al suo portone, quei tanti che di giorno si lamentano dello status quo additando il carrozzone pubblico quale il male della società e la fonte degli sprechi, finiscono poi per quietarsi dopo aver spillato, dalla stessa botte in modo e tempistiche diverse, le varie prebende e concessioni giunte da colui che altro non fa che elargire ciò che già ci appartiene, ma solo dopo estenuanti questue.

Abbiamo perso serietà, abbiamo perso credibilità, abbiamo perso dignità.

Le masse da che è mondo si governano perchè tendono sempre a stare plaudenti sotto ai balconi. Il problema è rappresentato dalla qualità delle storie che vengono raccontate da quei balconi, ma oggi la gente non crede più alle storie, neanche se fossero scritte dai “Premi Nobel quali i Dario Fo”!

Dopo anni trascorsi a credere a chi da quei pulpiti proferiva il “verbo” facendosi i fatti propri ma dando da sopravvivere, la gente stando giù pressata come sardine ad aspettare che dall’alto giungesse un “benevolo osso”, oggi che quell’osso non giunge vuole di più e aguzzato l’ingegno, chiuse le orecchie a qualunque sentire, vuole salire li su quel balcone, per risolvere i propri problemi per sempre e per guardare dall’alto come se la passa la folla pigiata.

Uomo, ma credi realmente sia stata la difesa del privilegio per pochi ad averci condotto in questa condizione o la ricerca dei tanti ad avere dei privilegi?

“Il Saggio”

Chi si può definire saggio? Soltanto chi ne ha visto di tutti i colori dopo una vita e dispensa consigli ai più giovani!

Purtroppo da qualche anno la parola “saggio”, in un’epoca nella quale sembra esserci poca saggezza in giro, è ricordata maggiormente nell’utilizzo che se ne fa per definire un appuntamento al quale viene dedicata tanta attenzione.

Il “saggio di fine anno”!

Qualunque classe scolastica, qualunque accademia organizza il saggio di fine anno con “imponenti produzioni artistiche” messe in piedi dagli insegnati per improbabili “micro-artisti” lanciati sulla ribalta come scimmiette ammaestrate.

Importiamo tutto dal mondo anglosassone fuorché la cultura!

Stiamo crescendo una generazione di “artisti” e “veline” che sconosceranno l’uso dell’italiano o che non sapranno farsi i conti mnemonicamente, ma sapranno posizionarsi bene davanti una telecamera.

Ci lamentiamo che negli anni la preparazione di base dei nostri ragazzi è diventata sempre più carente. Diversi progetti di riforma scolastica hanno spesso avuto come ambizione la razionalizzazione della forza lavoro più che la preparazione degli allievi e se la scuola piange, l’università non ride.

Si sono moltiplicate le cattedre ed i corsi universitari, si è creato un sistema che comunque rimandi la responsabilità di stabilire se lo studente è preparato al livello successivo.

Mi direte: “Sono momenti in cui l’infante studente si esprime e socializza.”

Ciò non farebbe una grinza se il nostro sistema scolastico prevedesse il tempo pieno, come nei paesi su citati, nei quali oltre la fase di apprendimento nozionistico vi è un percorso di approfondimento, negli orari post scolastici, nel quale lo studente segue le proprie versatilità sportive, artistiche e culturali.

Accettiamo questi saggi, divenuti terrore dei padri di famiglia costretti a dire durante importanti riunioni: “Scusate, debbo andare, c’è il saggio di mio figlio!

Vogliamo rischiare di lasciare quel povero innocente, a cercare con lo sguardo in sala un genitore distratto che non ha calendarizzato la recita del figlio?

Vogliamo continuare a mettere a repentaglio le madri che organizzata la copertura con il tempo occorso per la preparazione di succulenti pranzi, grazie alla complicità dei reparti gastronomia degli ipermercati, avrebbero potuto, posteggiato il bimbo a scuola, riservarsi il tempo per il pilates o l’amante ?

Così facendo alimenteremo la “letteratura” per film nei quali famiglie si sfasciano per un genitore giunto in ritardo ad un saggio e bambini diventati grandi, per il trauma subito, non troveranno altra alternativa che drogarsi!

“Continuiamo così, facciamoci del male!” Ma una bella interrogazione di fine anno, come ai vecchi tempi, non avrebbe fatto meno danni?

 

“Comunicare”

Non si può non comunicare!” e caro Watzlawick quante volte lo abbiamo detto! Aldilà di questa necessità siamo certi di essere in condizioni di farlo? Siamo certi di sapere come farlo? Siamo certi di volerlo fare?

Ci chiudiamo quella porta di casa alle spalle senza sapere se quando vi faremo ritorno, le condizioni saranno sempre quelle di prima e noi saremo ancora le stesse persone.

E’ capitato a me, una mattina ho chiuso una porta alle mie spalle e non l’ho più rivisto, eppure avevamo ancora tante cose da dirci, avevamo tante cose da raccontarci, dovevamo ancora conoscerci meglio, avevamo un lungo percorso da affrontare insieme, ma dietro quella porta al mio ritorno, Lui non c’era più!

E proprio quando si conosce il concetto di “assenza” che si sente sempre di più l’importanza del “comunicare”, per non rimanere con il rammarico ed il rimorso di aver potuto comunicare.

Non sempre chi tace lo fa perché non ha nulla da dire, molto spesso lo fa perché non siamo riusciti a trovare la giusta codifica per comunicare.

A volte viviamo accanto ad una persona senza sapere chi esso sia. Altre volte riversiamo un mare di parole su questa persona e ne riceviamo altrettante, eppure non siamo riusciti a comunicare. Certe volte basta una carezza, uno sguardo dato in una maniera particolare, per trasmettere tante di quelle emozioni che un intero vocabolario di parole, non sarebbero state in grado di esprimere.

Andando avanti prendiamo consapevolezza di cosa sia la noiosa comunicazione “dell’ Io” ancora più violenta della comunicazione “urlata” televisiva.

Certe volte per dovere o per educazione stiamo ad “ascoltare o far finta di ascoltare”, chi preso da deliri di onnipotenza e della cultura del suo “ego”, pronuncia la parola “Io” con una frequenza imbarazzante.

Dopo ore ed ore, prendiamo coscienza di aver ricevuto tante di quelle parole, ma di non aver comunicato un cazzo!

Ecco, mi viene in mente che oggi la gente ha bisogno di essere ascoltata più che di comunicare, lo dico da tempo, siamo sempre più diventati delle “isole”! Sentiamo la voglia di raccontare o raccontarci, senza necessariamente sentirci interrompere immediatamente, qualunque sia l’oggetto del nostro discorso, dall’interlocutore che ci dica “pure io” e cambi argomento!

Siamo pronti a fare sfoggio della nostra ampia coda di pavone, senza riuscire realmente a farci conoscere, senza permettere che alcuna emozione altrui abbia potuto attraversare il nostro scudo di protezione, senza aver comunicato nulla ed aver lasciato nulla al nostro interlocutore, rimanendo isole in un arcipelago di isole, fin quando rimarremo nelle rotte di navigazione altrui ….con il rischio di finire nell’oblio quando non saremo più una meta interessante.

 

“Mattina, Noi, Gli Altri (2à p.)”

(continua)…. Spiegatemi perché il palermitano ha un uso morboso della strada! Spiegatemi perché costui, se potesse, passerebbe tutto il tempo possibile sulla carreggiata stradale, qualunque sia il mezzo, ma a maggior ragione, ……. a piedi.

Spiegatemi perché il palermitano non ama i marciapiedi.

Avrete certamente visto in zone più popolari la gente camminare a piedi direttamente in strada, pur essendoci i marciapiedi.

Certo qualcuno obietterà che spesso i marciapiedi sono sconnessi, sono addirittura utilizzati dalle auto per posteggiarvi in diagonale, metà sulla carreggiata e metà sul battuto cementizio pedonale.

A dire il vero questa ultima abitudine si trova più raramente da quando le strisce blu hanno delimitato i posti auto.

Ma tornando al pedone, vi ricordai tempo fa della volontà di costui di esercitare uno dei pochi diritti per lui ancora più importante del diritto di voto, l’attraversamento sulle “strisce pedonali”.

Bene, mi direte voi, dove sta il problema?

Immaginate di andare in qualunque città europea e provare ad attraversare fuori dalle “strisce pedonali”, bene, l’automobilista una volta visualizzatovi e come se prendesse la mira per abbattervi, nel momento in cui sia certo di avere la precedenza e ciò accade se il semaforo segna il verde o se il pedone si trovi fuori dalle zebre, poiché non esisterebbe alcun giudice pronto a condannare un guidatore per un investimento di un incauto “attraversatore”.

Da noi, i più intellettuali e lo si vede anche dal ceto sociale, coloro che sono in grado di comprendere l’uso delle strisce non intese come abbellimento cromatico della sede viaria, una volta preso possesso delle zebre, é come se trasferissero ivi la residenza, procedendo con tutta la flemma del caso, guardando con aria di sfida gli automobilisti, come a dire: “finchè son qui sopra, tu devi stare fermo!

E che dire degli anziani che una volta sulle strisce cominciano a brandire il bastone, come una spada, per attirare maggiormente l’attenzione dell’automobilista, gridando “Un momento”!

Ma credetemi, quelli che mi fanno veramente ruotare in modo giroscopico gli attributi sono gli “attraversatore in diagonale”, coloro che mettendo in crisi tutti i concetti fondamentali della geometria analitica, per attraversare da una sponda all’altra, usano la direttrice più lunga……….(continua)

 

“Re e Viceré”

Voglio sconvolgervi dicendo qualcosa in controtendenza, ma nella quale credo. La politica è una cosa pulita, forse la cosa più pulita che oggi esista. Direte certamente che io oltre ad aver bevuto mi sia ostinato a non guardare televisione da anni ed abbia fatto di tutto per non tenermi informato.

Eppure non sto scherzando, se c’è una cosa bella, una bella invenzione di cui abbia potuto usufruire l’uomo, questa è la politica, la possibilità data all’individuo di poter partecipare alle scelte per il governo della sua polis ….. eppure.

La politica ed i politici sono lo specchio della società che li sceglie, quindi se il mondo va male perché addossare la colpa ai politici?

Se la nostra è una società malata e decadente non lo è perché sono marci i nostri rappresentanti, ma ci fa piacere e comodo crederlo!

La società va male perché forse siamo diventati dei “fanghi” e non meravigliamoci che tutto ciò che produciamo, finanche quando votiamo è del “fango”!

Non possiamo nasconderci sempre dietro un paravento, abbiamo avuto tutte le opportunità che una sana democrazia ci ha ridato, costruita a seguito di luttuosi eventi bellici, ma la nostra partecipazione alle sorti ed alla scelta della cosa pubblica è sempre più scemata fino ai giorni d’oggi!

Fateci caso, è stato sempre un manipolo di uomini a prendere il potere millantando partecipazioni oceaniche, fin dal tempo dei 1000.

Il nemico numero uno del nostro popolo siculo è stato da sempre il “Gattopardo” con quell’autorità ed autorevolezza pronta a dire l’ultima parola, a sputare l’ultima sentenza.

Da parte nostra siamo stati sempre alla ricerca di un padrone che ci sapesse ammaliare con la sua saggezza, fino a farci prendere coscienza che qualunque azione, qualunque iniziativa per cambiare lo “status quo”, sarebbe stata del tutto inutile poiché “tutto sarebbe cambiato affinchè tutto restasse come prima”.

Questa sentenza, come un macigno, emessa in un salotto nobile, da una persona da generazioni benestante, ci avrebbe dovuto far comprendere che da queste parti, il potere non combatte per difendere i propri privilegi, ma periodicamente sta attento alla finestra alla nascita di qualunque nuova iniziativa “di cambiamento” per convertirsi e riciclarsi in essa all’indomani della vittoria per continuare così a governare!

Fu borbonico, poi garibaldino, poi savoiardo ed in più fascista, democratico ed anche forzista ….. volete scommettere su cosa diverrà?

“Moda, Tendenza e Buon Gusto”

Cosa è la “moda”? Certamente qualcosa legata al suo tempo che coinvolge tutti uniformandoci al diktat stilistico, ad esempio e che ci porta ad indossare pantaloni a zampa di elefante o attillatissimi jeans, ad indossare loden o giacche a vento da ski a latitudini tropicali ed altitudini marine.

La moda e quella che ci uniforma il look facendoci portare capelli lunghi alla figli dei fiori o a rasarci completamente facendoci sembrare dei calvi o a “sminnare” completamente quei pazienziosi capelli attraverso l’uso del gel in improponibili creste o scritte attraverso parziali rasature o tagli più avvezzi alla funzionalità dei marines americani.

La tendenza generalmente è del “momento” ….. ad esempio in materia di ideologia politica, a mia memoria, è di tendenza dichiararsi radical chic e posizionarsi ideologicamente in una particolare posizione dell’emiciclo parlamentare per esser certi di avere successo nei talk-show e nella ricerca del lavoro intellettuale!

E’ di tendenza avere in casa un poster, una maglietta, un libro che evoca le gesta di un eroe sudamericano morto in Bolivia ed i molti casi non sapere chi fossero o addirittura pensare che i fratelli Pisacane gestissero un ipermercato nel Salento.

Per esser ancor più di tendenze, basta cavalcare a posteriori “dalla poltrona di casa” le gesta eroiche altrui, aggiungendo un pizzico di sano “professionismo dell’anti qualcosa” o diventando, ancor meglio, apostolo “dell’anti qualcosa”, garantendosi un successo è assicurato, una carriera e la certezza che qualunque malefatta cada nell’oblio!

Il “buon gusto”, beh … questo sta da se ed è insito nell’individuo ed è scorporato molto spesso dalle mode e dalle tendenze senza necessariamente essere legato al concetto di “classico”.

Il buon gusto sta nell’eleganza insita nel soggetto a prescindere spesso da ciò che si indossa, dalla capacità di mettere insieme colori diversi, stoffe diverse, capi diversi, posizioni diverse.

Il buon gusto è la capacità di saper effettuare non scelte vincenti a priori (per quello, basterebbe seguire le mode o le tendenze), ma addirittura creare ed imporre le stesse.

Vi renderete quindi conto che quasi tutti gli individui sono alla moda, sono una nicchia alquanto rumorosa gli individui che seguono le tendenze, sono pochi, anzi pochissimi coloro che hanno in se il concetto di buon gusto e costoro attraversano indenni le epoche …

 

Mattina, Noi, Gli Altri (1à p.)

Spiegatemi perché, siete appena usciti da casa e nella maggior parte dei casi non avete ancora fatto colazione, ma soprattutto non vi siete lavati la faccia ed ecco che avete già il telefonino all’orecchio per parlare ……… ma con chi?

La famiglia certamente no, l’avete lasciata un istante prima;

I colleghi di lavoro no, li incontrerete tra qualche minuto giungendo al lavoro; ………. l’amante? ………Forse l’amante!

Ma io mi chiedo perché se anche avete un’amante e siete così ipocriti da aver baciato i vostri cari prima di uscire da casa, la telefonatina con l’amante dovete proprio farla mentre guidate?

Ma poi sono le sette e trenta, per quale motivo dovete necessariamente iniziare a quest’ora la vostra giornata, facendo una telefonata, dal vostro telefonino, mentre guidate?

Avrei voluto vedervi, qualche tempo fa, uscire da casa e dover cercare una cabina telefonica, funzionante, un gettone telefonico e poi telefonare ad un numero fisso, con il rischio che vi rispondesse qualcuno di indesiderato! ……… Col cavolo che avreste fatto tutto!

In più io mi chiedo: “ma non era vietato parlare al telefonino mentre si guida? Dove sono i vigili sempre pronti a prendere multe?”

Non ci rivolgiamo la parola da chi sa quanto tempo! Di uscire insieme per una serata in pizzeria e poi al cinema, neanche a parlarne! Chi sa da quanto tempo non giochiamo più insieme al calcetto! Per non parlare di una passeggiata a piedi chiacchierando del più e del meno, …… ma usciamo da casa con il telefonino già all’orecchio pronti a consumare il “credito che ci hanno regalato” e con “X euro al mese” potrai parlare senza limiti con tutti i telefonini e con il costo dello “scatto alla risposta” anche con i telefoni fissi.

Ciao, non ci sentiamo da tempo …..” … Bravo! …Ci sarà un motivo?

Idiota! Ma con chi cavolo devi parlare se non sei nessuno e non ti “caga nessuno?” E poi con i “telefonini” non si parla, si parla con la “gente”, la si guarda negli occhi per leggere le loro reazioni a ciò che diciamo! E così che si guadagna il “vero credito”, non quello di chi vorrebbe assoggettarti al consumo, al continuo monitoraggio della tua vita!

Spegni questo “cavolo di telefono” ed utilizzalo per le emergenze, scopo per il quale era nato! Chi ti deve trovare per cose importanti, potrà sempre farlo ….. ed esci, incontra gente, scoprirai di avere 1000 numeri in rubrica, ma soli tre “amici veri” … non sognarti grande manager, vola basso e dedicati a loro …(continua ….)

“Filosofia”

Siamo o non siamo stati per buona parte del territorio “Magna Grecia”? Siamo o non siamo stati da sempre una isola e per di più come argutamente evidenziato da un uomo politico locale, “circondata dal mare”?

Appare evidente che questa soleggiata terra non potesse che essere una isola di filosofi, di grandi pensatori, di grandi critici che prediligono il “pensiero all’opera” e nella maggior parte dei casi siamo da sempre stati una “isola di mandanti” nel bene e nel male!

Ci viene facile immaginare che le nostre sorti siano decise, da altri, in un ricco palazzo, ad un tavolo da gioco, con luci soffuse, durante una partita a carte. E’ in questo contesto, che tra una battuta e l’altra, il giocatore di turno chiamato a se il suo “sgherro”, sia solito dare a questi sottovoce ed all’orecchio, le indicazioni del caso, affinchè questi a sua volta gridando desse al “sotto sgherro” le istruzioni affinchè quest’ultimo incaricasse il “piccioto”, in genere di poche parole, di eseguire la disposizione.

Vedete, da una idea, quattro persone hanno trovato modo di “lavorare”! Voi obietterete che è solo l’ultimo a dovere eseguire il compito, ma volete mettere le responsabilità degli altri? E si, la “filosofia che bella cosa”! Si può discutere del tutto, senza causare alcun danno poiché si può affermare tutto ed il contrario di tutto anche nel contesto del medesimo discorso poiché trattasi di teoria.

Il “picciotto”, no! Lui fa, anche se ricevendo un ordine e per questo può anche sbagliare ed allora, ed in una società dove non è concesso errare, potendo decidere in partenza quale ruolo ricoprire, non vi è alcun dubbio che chi può, sceglie di fare il “teorico”, “l’opinionista” da me semplicisticamente indicato come “filosofo” che peraltro ti permette una vita più bella, piena di occasioni di socializzazione!

Quindi se davanti ad un problema il rapporto esecutivo è di “uno su quattro”, quale speranza ha questa terra di trasformarsi da “culla dei filosofi” a “terra di sviluppo di iniziative economico-imprenditoriali”?…..Nessuna!

Pertanto dopo secoli, anche il “picciotto” si è stancato di “eseguire in silenzio” ed anche lui con il tempo si è attrezzato dando in “sub-appalto” le disposizioni ricevute, finendo per creare una inestimabile “catena di S. Antonio” che alla fine di ciò, non solo ti ha fatto perdere memoria di chi ha dato “la disposizione”, ma ti ha fatto perdere di vista chi realmente dovesse occuparsi di realizzare quanto in partenza “pensato”! M

a la grandezza di un popolo come quello nostro sta nel fatto che, davanti a circostanza come questa, nessuno si scomponga, poiché per sistemare il tutto, basterà sedersi a tavolino nuovamente e durante un’altra giocata, tirare fuori una nuova “idea filosofica” ………….…. E si ricomincia!

Ricordatevi sempre che il “pratico o colui che fa” è il “nemico della collettività”, …………. perché può sbagliare!

“Ho un Sogno”

Era da tempo che ci pensavo.

Non si può dire di aver vissuto se non siamo riusciti almeno per una volta a fare felici qualcuno.

Senza la componente “Amore”, la nostra vita si ridurrebbe allo stato animale e forse peggio, di mangiare, defecare e dormire, al solo fine di sostenerci.

Noi siamo “Amore” ed anche se siamo agnostici, non possiamo negare che veniamo al mondo attraverso un atto d’amore e pertanto l’egoismo non è nelle nostre corde.

Personalmente non riesco ad essere felice pienamente se attorno a me c’è gente infelice ed allora tento sempre di condividere le emozioni positive con chi mi circonda, mentre metabolizzo in rigoroso silenzio e da solo le cose negative che mi accadono per non dare ulteriore pena al mio prossimo.

Si sono cresciuto con i principi del “Libro Cuore” o con l’asserto “Collodiano” che i bimbi monelli, prima o poi finiscono in “Prigione o all’Ospedale” se a ciò aggiungete un pizzico di tradizione cattolica familiare condita con una formazione adolescenziale francescana, Eccomi!

Il mio sogno era quello di diventare ricco o importante.

Il primo desiderio penso che può essere già archiviato in quanto non più realizzabile, sul secondo dobbiamo metterci d’accordo sull’esatto significato. Ognuno che fa qualcosa ed ha un ruolo, è importante, chiedetelo al mio portiere!

Pertanto, per quello che conto, vorrei avere il potere di aiutare tutti i bisognosi, non i questuanti di mestiere, ma tutta quella gente che desidera qualcosa a realizzare i propri desideri.

Per esempio, c’è un ragazzo che da qualche tempo riempie le mura attorno alla chiesa vicino casa, di disegni orribili, ma fatti con convinzione, ipotizzando in questo contesto stradale una esposizione da galleria d’arte e da dietro i vetri, mi diverto a vedere i vari “Pazzi” che stazionano davanti la chiesa a complimentarsi con “l’Artista” ed a dare consigli utili su quale dei disegni valorizzare.

Poi penso agli altri “Pazzi”, i “Pazzi-Savi” con un pubblico di “Savi” che visitano le loro mostre nelle gallerie d’arte modera e magari comprano quei disegni per me altrettanto orribili, dandosi anche un tono.

Quanto sarebbe bello poter andare da questo giovane e potergli dire: “vieni con me, da domani esporrai nel museo pubblico “Tizio e Caio” o alla sede della fondazione “Filano e Martino””.

Quanto sarebbe bello poter leggere una luce di felicità dietro quegli occhi e quanto costerebbe alla collettività?

Nulla, …… soltanto un po’ di ipocrisia analoga a quella che spendiamo per dare giudizi alle opere dei “Pazzi-Savi”, facendo finta di capire d’arte moderna ….. se siete importanti …. Fatelo! ……… Basta poco …

“……. Per Tutti”

Sono Francesco ……. Francesco per Tutti!

Non ci crederete, ma dopo il terremoto, la cosa che mi fa più paura è il dover perdere le mie corrette funzioni cerebrali.

In entrambi i casi, finirei per perdere il controllo della realtà che mi circonda, rimanendo impotente in balia degli eventi.

Il cervello, una macchina perfetta!

Ma quando ho la sensazione che questo inizi a girare troppo velocemente, ho la paura che da un momento all’altro possa fondere e non c’è cosa peggiore di un cervello che ad un certo punto fa “crick”!

Eppure, quante volte guardiamo con derisione a tutta quella gente per noi strana, che ha perso la bussola?

Costoro, dai comportamenti strani, con sguardi assenti e i sorrisi spenti all’apparenza, vengono da noi, che ci autodefiniamo “normali”, giudicati con la compassione che si deve a chi ha un cervello che non funziona più a dovere o che forse congenitamente non ha funzionato mai………

Ma la realtà è fatta di punti di vista, quindi guardando la realtà attraverso i nostri occhi, siamo pronti a giudicarci normali, stando da questa parte del “vetro”, mentre ci affrettiamo a valutare “non normaliLoro, limitandoci a giudicare quello sguardo di pazzia o demenza o soltanto di diversità.

Ma siamo sicuri che sia proprio così? Siamo sicuri che mentre noi pensiamo così di loro, questi a loro volta non guardino a noi con commiserazione, pensando che i non normali siamo noi?

Guardiamo spesso con una certa invidia a Loro, come ad una realtà all’occorrenza felice, in grado di compiere gesti sconsiderati oppure incontrollati in piena allegria e passare da situazioni catatoniche di abbandono a incondizionata perdita dei freni inibitori…… Una realtà a se!

Mentre Noi, quelli a posto, quelli che non hanno bisogno di un “elettro-schoc”, quelli che ogni anno sanno consentirsi quel “semelin grado di compiere gesti sconsiderati, malgrado ciò, veniamo etichettati come normali.

Ecco, ne ho viste tante per non avere personalmente almeno il dubbio di non essere propriamente normale! Del resto, come può definirsi normale la nostra gabbia di forsennati, piena di freni inibitori che recita giornalmente, nella foga di ottenere risultati legati al solo Dio denaro?

Cosi guardo con invidia costui che sta ballando senza pensare a nulla, divertendosi in mezzo a tanta gente conosciuta adesso, appagato, soddisfatto, mentre io mi cruccio in artificiosi problemi del cavolo, mentre il mio cervello, di persona normale gira a mille e sta per fondersi .. ed allora ……Ma si! …… sapete che vi dico:

Anche io, ………Sono Epruno …….. Epruno per Tutti!”