Archivio per la categoria: Epruno – Il meglio della vita (ilsicilia.it)

Galantuomo, diventò parola d’offesa

Carissimi

Ci fu un tempo in cui “Galantuomo” non era una parola d’offesa.

In un’epoca in cui viene consigliato a “cu è fissa di starisi a casa”, l’appellativo “galantuomo” è sintomo di antico e perdente.

Sono lontano i tempi, come li chiamo io, dei “cappottoni grigi e sarciti”, del cappello borsalino e di quel vestito, unico, con la camicia sempre linda e stirata ma con il colletto che mostrava tutta la sua età che accompagnava l’uomo al lavoro e soprattutto sono lontani gli effluvi di quei profumi forti di “lavanda Cannavale” o del mitico Brylcreem antesignano dei gel dei giovani d’oggi che impiastricciava i capelli e li teneva fermi (quei pochi rimasti), per non parlare dei baffetti, sintomo inconfondibile di virilità.

Non esiste più nulla di quanto sopra se non in quelle foto in bianco e nero che spesso vengono postate sui social, sempre più cimiteri viventi, in occasione delle ricorrenze.

Eppure, costoro ne avevano viste tante, erano i figli della guerra, avevano giurato che ciò che era accaduto a loro non sarebbe dovuto succedere ai loro figli e avevano messo in piedi un mondo con delle semplici regole, da gentiluomini.

 

È vero quindi che il libro dei nostri ricordi è pieno di tante figure che oggi sembrano gigantesche a confronto con ciò che c’è piedi, piedi.

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Orso Boni Consilii

Carissimi

Non è un trauma il dover scoprire a una certa età di essere in tutto e per tutto un orso.

Proprio mentre scopri che l’attenzione massima del tuo prossimo distratto è rivolta alla mutazione ponderale, comprendi che non è quella la causa di tutto, casomai potrebbe essere una conseguenza, ma è una mutazione caratteriale stimolata da una maggiore conoscenza delle condizioni al contorno, intese come limite vitale attraverso il quale continuiamo a svolgere le nostre attività.

A volte e mi riferisco a chi ha avuto la bellissima esperienza di poter fare sport, quello vero, quello individuale, quello degli estremi sacrifici per preparare un risultato, si ha la sensazione di arrivare un traguardo in solitudine e questo è ciò che personalmente sto provando e non penso di essere il solo, poiché forse perché sono stato troppo bravo, o forse perché sono stati troppo scarsi gli altri (credo di più a questa seconda ipotesi guardando “i bastiani” che per il momento “spagheggiano” sotto gli occhi di tutti), tutto quello che oggi viene presentato come un risultato e un punto d’arrivo per il resto dei compartecipanti, delle comparse, del riempimento umano, io l’ho già ottenuto da qualche anno (le famose “tette al vento gucciniane”) e quindi come vado dicendo spesso di questi tempi, non mi fanno paura i giardinetti o il riposo, di contro so per certo che un individuo che ha sempre sperimentato cercando soluzioni, alimentando una certa immaginazione, non può sedersi ai giardinetti, se non  con la precisa idea di riprogettarli o ristrutturarli.

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Era una Bella Striscia

Carissimi

Quanto costa oggi essere idealisti, ma soprattutto esistono gli idealisti, ma ancora di più esistono gli “eroi”.

Per fortuna c’è sempre qualche cosa, affacciati al balcone che possiamo guardare in lontananza al fine di potere prendere posizione in una condizione di maggiore comfort e in sicurezza.

Se noi dovessimo intervenire con tanto sdegno per dirimere una lite o un sopruso davanti ai nostri occhi, o in una situazione di palese ingiustizia, di sleale comportamento e in differenza di forze, sotto il nostro portone, sono certo avremmo grandissimi dubbi. Nessuno ci porterebbe mai a scendere in piazza, a manifestare.

Invece è facile manifestare per cose che sono lontane da noi, dai nostri occhi e per le quali certe volte neanche conosciamo le vere ragioni che le hanno generate, ma ci affidiamo solamente a quello che la stampa, i media, o la propaganda prezzolata, ha voluto farci conoscere.

Certo è sempre ammirevole ma se ci cominciassimo con quanto sta accadendo dalle nostre parti, nelle nostre strade, nei nostri quartieri (non solo i più complessi) dove la situazione ci sta sfuggendo di mano.

Guardiamo oltre, guardiamo lontano, ci mettiamo a spalla una bandiera e siamo sul pezzo, siamo alla moda, siamo simpatici, siamo generosi e spesso “volenterosi”.

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L’Invasione dei Mau-Mau

Carissimi

Il mondo è pieno di posti belli e la mia città ne è testimonianza e ne ho piena contezza quando dico a qualcuno, da dove provengo e subito, oggi sento dire: “che bella, ci sono stato lo scorso anno”.

Non è poco, se pensate che fino a non più di dieci anni fa mi sentivo rispondere “mafia” o nella migliore delle ipotesi qualche anno prima, “Toto Schillaci”, nostro compianto orgoglio sportivo cittadino.

Poi finalmente il mondo ha preso consapevolezza che esiste una componente che ha voluto riscattare l’immagine cittadina da tale piaga e soprattutto che oggi la mafia in quanto criminalità organizzata è un fenomeno internazionale riscontrabile in qualunque parte del mondo, dietro le nefandezze umane e il denaro.

Ma ciò che ha contribuito a far conoscere di più Palermo, aldilà di meritevoli azioni di propaganda culturale, andando oltre alla miriade di set cinematografici per film e fiction sulla mafia (da me deplorati) ma dalla gente che in Sicilia non vive molto spesso apprezzati alla stessa stregua di qualunque serie crime, è di sicuro stato l’aver inserito Palermo nei circuiti internazionali croceristici.

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Tutti meritiamo qualche giorno di riposo

Carissimi

C’era un tempo in cui staccare, significava veramente staccare e fuggire era realmente un atto di abbandono seppur momentaneo della propria vita quotidiana per rinfrescarsi la mente e rigenerarsi prendendo consapevolezza che c’era un altro mondo fuori da quelle stanze che frequentavamo per una intera annata per campare e che ci poteva dare gratificazioni.

Sono certo che anche in questo caso, quel telefonino, quello smart phone oggi protagonista di ogni vicenda, di ogni film, di ogni racconto sia riuscito a conformizzare anche ciò.

Perché deve vincere il principio della reperibilità, geolocalizzazione ad ogni costo e per chiunque?

Perché l’individuo deve necessariamente esser rintracciabile in ogni momento?

Sono figlio di una generazione che partiva con lo zaino alle spalle con ricamato le sole informazioni: “Mario, Italia”.

E per i più affini ai dettagli, anche una bandierina tricolore ricamata, o una precisazione: “Sicily”.

Di telefoni a parte la cabina telefonica, qualora si fosse trovata e i gettoni, neanche a parlarne.

Crescendo, ancora peggio.

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Domani migliorerà. Le temperature aumenteranno.

Carissimi.

Che caldo, o è una impressione mia?

Di questi tempi uno dei programmi televisivi che più mi fanno incazzare sono le previsioni del tempo fatte al nord da Ski e Mediaset, dove mostrano una cartina dell’Italia con una parabola di colore arancione che copre la penisola fino al suo centro, o anche un po’ più su e poi una zona padana e alpina tutta tempestata da segnali di pioggia, mentre il conduttore o la bella velina conclude con la frase: “domani migliorerà. Le temperature aumenteranno.”

Le temperature aumenteranno? E lo dici con quel sorriso accattivante? Scendi cinque minuti a Palermo e prova a mettere il naso fuori dalla porta.

Di questo tempo neanche le “piedofili” postano le loro gambe abbronzate nelle foto in barca o in riva al mare per paura di ustionarsi, ma di brutto.

Ecco io sono nato qui e sapevo a cosa andassi incontro, mi poteva andare peggio, nascere a quel tempo in India, durante la mitica “fame in India” e non poter mangiare gli aiuti umanitari fatti di scatolette di “carne Simmental” perché ritenute sacre in quanto “santine”.

Potevo nascere tra gli aborigeni e stare tutto il tempo con il cu.. di fuori e uno stecchino conficcato nel naso, ma non dico che era necessario nascere in Tirolo “con le caprette che mi facevano ciao”, ma pure in Lapponia a mangiare licheni basta che ci fosse stato un po’ di fresco.

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“Rigore è quando arbitro fischia”

Carissimi

Mi trovo come il fine settimana a dover scrivere le mie considerazioni sulle sensazioni accumulate nel corso degli ultimi giorni.

Sono state giornate un po’ frenetiche per la nostra città dovuta alla concomitanza del festino che ha, volente o nolente, finito per coinvolgere la stragrande maggioranza dei palermitani sia la fase di partecipazione sia per quella di fruitore involontario di tutti i disagi collaterali con la variazione di alcune abitudini giornaliere.

Il festino ha finito per rappresentare negli ultimi anni (ma proprio per una aberrazione di quelli che dovevano essere i principi fondanti di questa ricorrenza), uno strumento per misurare il gradimento del governo cittadino, si è finito per spostare l’attenzione verso la celebrazione di un primo cittadino e della sua giunta, allontanandosi da quella che doveva essere la natura religiosa e pagana dall’evento.

Personalmente penso che le tradizioni vadano difese (alla maniera anglosassone e non adattate ai tempi) a costo di apparire apparire ridicoli, ma la tradizione si perpetra nei secoli e si rispetta come la fede senza doversi fare troppe domande. Una volta era lo struscio sul Foro Italico alla ricerca dei babbaluci, gelati e del melone ghiacciato, in attesa del democratico fuoco di artificio culmine di tutti i festeggiamenti alla portata di tutti in riva al mare, oggi tutto ciò è diventato una mega produzione che ammette dentro eventi e piccoli eventi una marea di gente che vive di rappresentazioni e di spettacoli, pensi che chi rimane fuori da queste opportunità non si lamenti?

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Palermo, “Leggendo Epruno – Voci, Tempo e Contraddizioni” a Villa Filippina: quindici anni di pensieri detti ad alta voce

Domenica 20 luglio alle ore 19.00, nel suggestivo parco di Villa Filippina, andrà in scena “Leggendo Epruno – Voci, Tempo e Contraddizioni”, una serata speciale per celebrare i 15 anni dal primo reading. Non sarà il consueto spettacolo, ma una vera e propria celebrazione-racconto, un “talk-reading” che ripercorrerà le undici edizioni passate attraverso altrettanti brani selezionati, tra i più emblematici della produzione di Epruno.

In scena, Epruno e gli Eprunisti – professionisti nella vita quotidiana, lettori per una sera – accompagneranno il pubblico in un viaggio tra ironia, disincanto, pensiero laterale e affetto, arricchito da intermezzi musicali e proiezioni evocative. Uno spettacolo che non guarda indietro con nostalgia, ma in avanti, con lo stesso spirito di sempre: raccontare per resistere.

“Leggendo Epruno” è stato, per quindici anni, un laboratorio di parola viva, un reading teatrale atipico che ha fuso narrazione, riflessione civile e ironia poetica. Nato nel 2010 proprio a Villa Filippina, all’interno della rassegna da una idea di Fabio Lannino dal nome “Musica da leggere”, si è evoluto in un progetto culturale resistente, intimo e collettivo, che ha attraversato teatri, chiostri, cortili, salotti e librerie, mantenendo sempre lo stesso obiettivo: dare voce al pensiero laterale, senza mai alzare la voce.

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E se ci stessero contagiando tutti?

Carissimi

Trovate il coraggio di fare un appunto al “Palermo-sauro” sul suo dress-code estivo? Lui sente caldo!

Lui è inguardabile nelle sue scelte, il suo pantaloncino corto ricordo di una epoca coloniale che in città mai ci fu, il suo sandaletto, le sue mitiche canottiere e la “panza a mulune” tipica di chi della tavola ha goduto e dello sport lontanamente ha frequentato, in occasione delle partite di calcio sullo sterrato in epoca adolescenziale.

C’ha diri cosa?

Lui è così, ma se potesse si metterebbe la giacca anche abbondante e la cravatta e magari pure un rolex cinese al polso, un occhiale da sole, ma sempre volgare e bardascio apparirebbe perché “rustica progenie, semper villana fuit”.

Ah, se non ci fossero questi latini come faremmo a capire che l’individuo è stato così da millenni?

Che ci vuole a ripulirsi? Quando ti invitano ai matrimoni, anche ad agosto, la giacca e la cravatta te la devi mettere se no si offendono e quindi non può essere più il dress-code a fare la differenza, forse un po’ la postura, ma credetemi, anche quella oggi è sdoganata.

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Sempre lo stesso spogliatoio

Carissimi

Oggi parleremo dello spogliatoio nello sport e forse non solo.

Cosa c’è di più sacro che lo spogliatoio nella immediata attesa di scendere in campo per un evento o ancor più, alla fine dello stesso, quando stanchi ci si ritrova sulle panche a fare le prime considerazioni su quanto appena successo? Lì si festeggiano le vittorie o ci si lecca le ferite dopo le sconfitte, si fanno le future strategie.

Ogni allenatore lo sa, lo spogliatoio è sacrò qualunque sia il suo grado di manutenzione o di lusso, qualunque sia la sua temperatura dell’acqua delle docce, qualunque sia il livello di polvere o puzzo di muffa per l’umidità alle pareti. Malgrado tutto ciò sempre di un luogo unico dove si costruiscono i successi stiamo parlando, sia che trattasi del nostro abituale spogliatoio casalingo che dello spogliatoio che ci “ospita” nelle trasferte.

È lì che si fa squadra, è lì che ci si ripulisce dopo il sudore e i sacrifici in campo ed è li che soltanto i componenti della squadra e il proprio staff possono avere accesso.

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