Termino quasi sempre qualunque corrispondenza con la parola “Un Abbraccio”. Il motivo di tale saluto, sta nel significato ma soprattutto il valore di tale gesto, oggi spesso sottovalutato o addirittura dimenticato.

Nella nostra terra sicula, ricordo ancora quando attorno agli anni settanta si diffuse la moda, ancora in vigore, del bacio, quale saluto anche tra uomini che desto non poco scandalo. Ebbene, questo gesto, seppur confidenziale giunse ad una sua evoluzione artificiale, in quanto di bacio non ne rimase traccia, poiché nella pura simulazione, i giovani arrivavano ad appoggiare o meglio sfiorare le guancia emettendo il suono onomatopeico del bacio. Il bacio, rispetto all’abbraccio, ha avuto valenze e significati storici tradizionali, poiché è stato da sempre un gesto legato ad un atto d’amore, ma è stato anche il bacio del tradimento.

Un abbraccio, no! Un abbraccio non è mai un gesto ipocrita. Un abbraccio è sempre stato un gesto forte, di passione, di possesso, di compenetrazione. Un abbraccio caloroso ha sempre trasmesso sentimento di affetto, stima, amore. Ci si abbraccia quando ci si deve salutare, prima di un lungo viaggio, ci si abbraccia quando ci si rivede dopo una lunga assenza. Ci abbraccia nostra madre, non appena nasciamo, paradossalmente ci abbraccia la morte quando ci prende in consegna.

Un abbraccio è cristiano, come il colonnato barocco di piazza San Pietro. Un abbraccio è apertura, accoglienza. Un abbraccio è apertura, poiché se ci riflettete nell’aprire le braccia per prepararvi ad un abbraccio esponete il petto, il vostro cuore senza alcuna protezione, sicuri e convinti che nessuno mai potrà colpirvi in quel momento. Chi abbraccia ed apre il proprio cuore, non merita di essere ferito in quel momento! C’è chi prudentemente non abbraccia chiunque, per non sottoporsi a tali rischi.

C’è chi come me, è un inguaribile ottimista ed è convinto che in ogni uomo c’è qualcosa di buono, c’è sempre qualcosa anche nascosta, al di la del suo livello sociale, del suo livello intellettuale sul quale si può costruire qualcosa di positivo, per se e soprattutto per gli altri. Il vero Eprunista non si interessa alla conoscenza del prossimo che non lo arricchisce di valori in una affinità elettiva, non ne ha il tempo!

La vita è breve, ed ogni incontro è prezioso, perché quindi sprecarlo in sole occasioni che si limitano ad appagare solo nostre carenze, senza dar nulla al prossimo. Tali incontro, non producono null’altro che non possa esser cancellato da una sciacquone.

AUDIO EDITORIALE – La Voce di Epruno del 10 Dicembre 2011