Dall’Alba al Tramonto

Carissimi, rimango sempre positivamente impressionato dalla visione dell’alba e da quello che chiamo impropriamente “saluto al sole”. Uno spettacolo sempre uguale, eppure siamo noi che cambiamo giorno dopo giorno perché a differenza di quanto ci vogliano far credere gli intensi programmi ginnici o i trattamenti di bellezza, diventiamo ogni giorno più grandi e se non vi fa paura la parola, “invecchiamo”.
Chiudiamo subito qualunque parentesi circa distinzioni tra età biologiche e quanto altro. Concentriamoci davanti a quel numerino del contatore che cadenza la nostra età, un dato oggettivo che legato alla rotazione degli astri ci permette di stabilire quante volte abbiamo vissuto il prefissato giorno dell’anno che vide la nostra nascita.
A questo numero sono indubbiamente legati tanti obblighi sociali, quale l’istruzione primaria, una volta il servizio di leva obbligatorio, l’età minima per l’acquisizione della patente, l’età che ci dà il diritto di votare, per dirne alcune, quindi aldilà del fatto che ci si senta giovani dentro, rassegnatevi, s’invecchia anagraficamente.
Arriva il momento in cui anche nel lavoro giunge la così detta età pensionabile e malgrado leggi e leggine tendono a spingere verso l’alto questo limite d’età, essa arriva e bisogna prenderne atto.
Non bisogna aspettare che siano i colleghi ad organizzarti la festa per la pensione o la partita d’addio e regalarti il mitico orologio “porta attasso” (statisticamente non si sopravvive di molto a tale regalo), ma giunge un momento in cui tutti ti vogliono fare capire: “fuori dai coglioni”!
Scusate il francesismo, scusate la crudezza ma è così! Anche i nostri tempi di reazione mentale non sono quelli del giorno in cui prendemmo servizio, non ci sono coloranti per capelli che reggono, non c’è esperienza che possa stare al passo del ritmo forsennato digitale che ha accelerato qualunque processo lavorativo.
Voi mi direte: “Allora che si fa? Ci si suicida?”
Ma quando mai, esiste una risorsa importantissima quella di “godersi la vecchiaia”, una nuova inesplorata e fantastica esperienza nella quale a fronte di altre risorse che sono diminuite, ne esiste una preziosissima che è aumentata smisuratamente, il “tempo libero”.
Ora spiegatemi, perché fare l’errore di voler rientrare nel “mondo del lavoro” dalla finestra?
Comprendo che la nostra società, alle nostre latitudini deve fare ancora molto per la terza età, ma in alternativa al godimento dei nipoti e dei giardinetti (visto che cantieri ne esistono sempre di meno), perché ostinarsi ad ambire a cariche di governo della collettività?
Se il nostro cervello è già “utilizzato abbastanza” per rispettare i ritmi dei processi produttivi come può essere competitivo nel governare le strategie della globalità dei processi produttivi altrui?
Quindi, eccezion fatta per i vari “circoli” che hanno una vocazione sociale e una forma di autogoverno interno, le associazioni di pensionati, ex combattenti fino ad “esaurimento” che aprono le sfilate gioiose per le commemorazioni, è illogico e a volte mortificante continuare a imporre la propria presenza fidando sul rispetto di quello che fummo.
Oggi anche per fare il capo condominio, ruolo in passato destinato al “rincoglionito ragioniere” più anziano del palazzo, ci vogliono studi, competenze e dinamicità che richiedono il più delle volte risorse mentali fresche.
Ho sempre guardato con ammirazione quelle coppie di croceristi straniere che si dedicano al turismo della terza età o tutti coloro che finito il ciclo lavorativo si sono dedicati agli hobbies della loro vita.
Pertanto non dobbiamo meravigliarci quando la nostra nazione arranca nel rimettersi economicamente in piedi per tornare ad essere competitiva come trenta anni fa, poiché i nostri leader essendosi ostinati nel riproporsi hanno anche loro trenta anni in più e mentre nella migliore delle ipotesi la nostra classe dirigente ha mediamente settanta anni, abbiamo visto gente come Blair, Obama, Macron andare alla guida delle loro nazioni a quaranta anni. Ci sarà una differenza.
Quindi, se continuiamo ad andare sempre in meno a votare scegliendo di contro l’usato sicuro, il problema è nostro. Continuiamo a bruciare generazioni.
Un abbraccio, Epruno.

(Pubblicato il 16/6/2017 su www.ilsicilia.it)

Non Accontentiamoci mai del Grigio

21giu16 263Per chi ha il privilegio di poter guardare l’alba e non il tramonto può apprezzare la sensazione fantastica del sole che sorgendo ti irraggia il volto mentre seduto all’aperto, intento a sorseggiare il primo caffè della giornata.

Dopo una settimana come sempre bella e piena di “emozioni” ti svegli dopo aver dormito bene e profondamente pensando ad un grande scienziato della storia, Newton e ad una delle più belle leggi mai scritte: “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.

Subito ti rendi conto che non sempre si può generalizzare tale concetto, poichè se una “azione” è “premeditata, vendicativa e aimè molto puerile” non puoi prevedere una “reazione”, ma soltanto una “commiserazione” e un “sorriso”, prima di tirare avanti, sapendo che “qualunque reazione sarebbe inusitata” e che bisogna avere rispetto del “tempo che passa”, poichè anche noi saremo un giorno “vecchi” e quando alla “vecchiaia” non corrisponderanno comportamenti “saggi”, ma “puerili” …… ci dovremo preoccupare.

Prego Dio di farmi invecchiare in pieno controllo delle mie capicità mentali e motorie.

Ma di contro mi chiedo: “cosa alimenta la cattiveria umana?” Perché si è cattivi? Cosa spinge certi uomini ad agire in continuo conflitto e a non ricercare pace e serenità? Si nasce portati alla cattiveria? Io non credo, mi convinco di più che siano certe carenze in alcune fasi della nostra esistenza che ci spingono ad essere cattivi. Magari perché in quei momenti anche chi ci sta accanto non ci aiuta a vedere tutto il bello che ci sta intorno.

Dopo tante “chiacchiere e distintivi” ci ramane una certezza legata alla circostanza che domani si ricomincia con la vita di ogni giorno, con il sole in posizione estiva e tanta positiva dovuta al fatto che percepiremo maggiore luce una volta usciti dai sottoscala e dai camerini bui o dai vagoni con dipinti dall’esterno “uomini festanti” e le nostre pupille si rimpiccioliranno, ci prenderemo per mano e dimenticheremo per un pò che “sei sempre tu uomo del mio tempo” consapevoli comunque che la cera “squagghia” e allora come disse un mio “famoso antenato” …………………..

“Quanto è bella giovinezza che si fugge, tuttavia, chi vuol esser lieto sia …… del diman non c’è certezza”

Non c’è certezza!

E’ vero il bianco è sporcato sovente da poco nero, ma non accontentiamoci mai del grigio !