Le Verità Interpretate

Carissimi,
Come si fa a non restare frastornati anche se siamo qui soltanto per ironizzare su usi e costumi del nostro prossimo? Siamo convinti che si tratti di un vero e proprio periodo di cambiamento o dobbiamo lasciarci fottere per l’ennesima volta dal Gattopardo e dai suoi eredi?
Lo so, io il venerdì vi lascio sempre con tante domande ma credetemi lo faccio perché come tanti di voi io sono una persona “all’antica” della generazione 1.0 che ha ancora tante domande poiché non è saccente e in più umanamente sbaglia perché non è arrogante e in fine parla piano perché non è un urlatore.

Un “disadattato” vi verrebbe di dire con ciò che è sotto i nostri occhi, però, “cogito e quindi sono”! Il mio “cogitare” diventa sempre di più coinvolgente se è vero, come è vero che spesso vi incontro nei vari contesti professionali o privati che ancora mi permetto di frequentare e con il sorriso mi chiedete: “ma che volevi dire venerdì scorso?”. Io osservo e mi faccio un’idea, la mia idea, poiché non impongo a nessuno le mie verità perché non ho qualcosa che non esiste, “la verità”.

Ho visto questa parola “verità” essere negli anni dileggiata da tanti spergiuri che costruivano la loro verità per avvantaggiarsi su alcuni o danneggiare altri, altro che falsi o inesatti curriculum. Ho visto gente dire cose palesemente false avendoli conosciuti e osservati e perché no, seguiti nel tempo, da esser testimone di scomode verità (sempre da me denunziate) falsate da interpretazioni maldestre o mendaci da divenire a loro volta “verità vincenti” e quando le verità sono vincenti, conservare la memoria del giusto e come percorrere con la stessa incoscienza, contro corrente, la “corsa dei tori a Pamplona”.

Sono stufo di vedere attraverso gli occhiali dei direttori di giornali o degli opinionisti ospiti fissi dei talk-show, i primi impiegati di una proprietà con palesi interessi, i secondi più che opinionisti, “costruttori di opinioni” preconfezionate, spesso anche loro impiegati di altre proprietà con palesi interessi. La riprova di ciò sta nel fatto che se dici ciò che pensi di per sé può non interessare a nessuno, quante interviste ripetono ormai le stesse parole come quelli degli analfabeti calciatori alla fine di una partita?

Se di contro dici ciò che il format vuole sentire, magari non sei interrotto e non ti parlano di sopra, bollando il tutto come “una saggia verità”.
Pertanto Amici miei, quello che sta succedendo è davanti i vostri occhi e non è di certo ciò che vi stanno raccontando chi è pagato per “leggervi le favole”. Abbiamo costruito una società al ribasso affinché squallidi personaggi affabulatori potessero governarla da amministratori delegati di interessi consolidati, di coloro che i soldi li hanno da generazioni e non vanno di certo in tv, di coloro che odiano le telecamere o giornali, ma spesso li possiedono, Gattopardi che vivono in ville con siepi così alte da essere impenetrabili alla vista e mandano a studiare i loro figli all’estero nelle migliori università del mondo (tipico di sultanati o di repubbliche delle banane del terzo mondo).

Denunciamo spesso la società indiana per le caste sociali, ma credete che da noi le caste sociali non esistano? Credete veramente che come predica la chiesa “siamo tutti uguali?” Forse lo nasciamo tutti uguali, poi ognuno di noi si incanala in uno schema sociale diverso, dove c’è chi parte da zero e resta zero, c’è chi parte da zero e può arrivare soltanto a cinque, c’è chi parte da cinque e può arrivare soltanto a nove e c’è chi parte da nove per arrivare a dici. Non tutti la domenica a tavola ospitano un “cardinale”.

Quindi l’organigramma di questa società è presto fatto, il vero potere storico nascosto, un affabulatore amministratore delegato, un gruppo di utili idioti al suo servizio, un vetro blindato di grosso spessore e sotto una pletora di gente “fuddrata” che parte da zero nella speranza di giungere a cinque. Questo è lo schema che molti di noi vedono da tempo, altri sono distratti da imprese sportive, bei concerti, belle ballerine o slogan visionari di presa e a questo punto c’è chi ancora prova meraviglia in ciò che sta vivendo in questi giorni?

Come al solito, non lasciatevi distrarre dal dito, guardate la luna. Qui l’attenzione non va posta su sconosciuti che con voglia di cambiare lo status-quo affacciano nella ribalta politica, non cercate esperienze e peccati in loro, non perdete tempo a chiedervi a chi devono realmente rendere conto, non sono state le urla di un comico dai palchi nelle piazze ad avere ingenerato ciò, costui se mai ha raccolto in un continuo crescendo dei consensi tutto il malcontento di tutto quel popolo che vive compresso sotto quel vetro blindato con una energia cinetica che aumenta sempre più, in una entropia crescente che prima o poi troverà un punto di crisi in quel vetro e a quel punto trasborderà piena di odio.

Non vorrei a quel punto esser nei panni degli utili idioti signor nessuno che fino ad oggi, in questi anni hanno creduto di fare il bello ed il cattivo tempo.

Un abbraccio, Epruno.

Ma vedi che pensieri hai?

Carissimi
Perché Aligi Sassu dipingeva cavalli? Voi mi direte: “perché questa domanda?”
Ci pensavo oggi mentre attendevo in una sala d’aspetto dove campeggiava una famosa litografia dell’artista.
Mi direte: “vidi chi pinsieri hai?”
Ecco subito in argomento: “vidi chi pinsieri hai”.
Sono da sempre un sognatore e ho basato sul sogno l’anticamera di tutti i progetti che ho realizzato, convinto che qualunque cosa non può realizzarsi se prima non la si è sognata e poi progettata. Assieme al sogno, in quella che ho battezzato “filosofia eprunistica” reputo indispensabili altri due concetti, il viaggio (che poi altro non è che la nostra vita) e la pazzia (intesa come estro, stravaganza, disattesa dei cliché oltre ogni limite).
Pertanto il sogno, la visione di qualcosa, è solo il primissimo passo dell’opera, ma se poi ci si ostina soltanto a sognare, senza dare seguito alle intuizioni dei nostri sogni, senza almeno provarci, si rimane “sognatori” che è sempre bello ma bisogna vedere che mestiere fai?
Se ci si ostina ad avere visioni e basta, si diventa o “santi” se si vive la nostra vita in una sorta di misticismo o nella peggiore delle ipotesi “visionari”. Leggi il resto dell’ articolo »

“La vita” lasciamola fuori da ciò

Carissimi, certe volte “la vita” ci si siede accanto e rimane in silenzio a osservarci, così come faceva quando eravamo dei bimbi nella culla e si chiedeva cosa saremmo diventati.
Siamo cresciuti e lei con noi, siamo stati sempre insieme nei momenti che contavano, ci ha aiutato ad alzare dei trofei, ci ha sostenuto quando avremmo voluto piangere e stata difronte a noi a fissarci quando abbiamo dovuto prendere decisioni difficili.
“La vita” è stata sempre accanto a noi come una presenza discreta eppure spesso abbiamo addossato a lei i nostri errori, le nostre scelte anche quando siamo stati dei salmoni impazziti ad andar controcorrente.
Eppure ci fu un tempo in cui lei era giovane come noi e noi eravamo per necessità già più matura di lei e facevamo sport perché quella era l’età dell’agonismo, studiavamo perché quello era il momento nel quale dovevamo costruire il nostro futuro, quando avremmo potuto divertirci un po’ di più come la stragrande maggioranza dei nostri coetanei, avremmo potuto vivere passando da una festa all’altra, da una ragazza all’altra, da una bottiglia all’altra e perché no, drogarci e non mi dite che mancavano le occasioni.
Così nell’attesa di crescere, avremmo potuto anche avventurarci in imprese balorde, mettere insieme più famiglie, spargere figli di qua e di la e poi buttarla da tergo alla “vita”, come causa di tutte le cose che non sono andate come sarebbero dovute andare.
Che strano, io sono qui appesantito, con le cicatrici che una crescita razionale mi ha prodotto e la mia “vita” è in perfetta forma difronte a me e mi guarda aspettando istruzioni per fare cose folli, con tanta voglia ancora di scoprire cose nuove e io vorrei dirle: “Amica aspettami, non ce la faccio”.
Io correvo nell’età dell’agonismo, i miei coetanei, al tempo “paccheri” reduci stremati dall’ora di educazione fisica scolastica, corrono tutti adesso, ora che non c’è nulla da vincere, quasi a voler esorcizzare l’età che passa e non volersi arrendere al fatto che crescendo s’invecchia e come ho detto più volte, “invecchiare non è una cosa tragica, ma è soltanto vivere una stagione diversa con spirito diverso e risorse diverse.”
Costoro con fisici apparentemente perfetti, a volte stirati che ricordano lontanamente quello dei ventenni, sono li alla ricerca di energie e di surrogati mentre la loro “vita”, seduta difronte è invecchiata con le cicatrici di tutte le scelte frettolose sbagliate, del danno che per incoscienza è stato lasciato nelle “vite altrui”, di tutto quel peso degli errori che zavorrano l’animo, vorrebbero esorcizzare tutto ciò attraverso una iperattività fisica, come se gli errori potessero andare via come i chili superflui.
Chi ha avuto ragione? Prima che truccassero le regole, le tappe del nostro crescere e le metodologie dell’ingresso in società erano risultate giuste e di qualità, adesso siamo figli di una società livellata verso il basso che va appresso ad effimeri esempi del momento non avendo più ideali in cui credere.
Guardiamoci, adesso che potremmo essere determinanti, ci ritroviamo ancora davanti al dilemma: “indossare gli scaldamuscoli o resistere ancora al panem et circenses”.
Potrebbe essere una grande strategia per livellarci e distrarci dal problema, ma ricordate che saremo noi i responsabili delle nostre scelte, “la vita” lasciamola fuori da ciò, poiché o in perfetta forma come la mia o con gli scaldamuscoli ma usurata come quella di altri, giunto il momento ci lascerà in tredici allo stesso modo.
Un abbraccio, Epruno.