Dottore Posso?

Dottore Posso? “Mi puozzu assittari?” Grazie. Mi scuserà se anche quest’anno non sarò chi vuole “per non dimenticare”. Mi scuserà se non metterò magliette pre-determinate di alcun colore. Mi scuserà se non marcerò dietro alcuno striscione e non canterò inni, non farò discorsi, non indosserò fasce, non canterò a mia volta e non le dedicherò alcuno spettacolo.

Mi scuserà se non celebrerò riti o parteciperò a mia volta a funzioni politiche o addirittura mediatico-televisive, non mi sento degno di utilizzare un dolore familiare altrui per tentare di espiare miei dolori.

Rimarrò lì, in fondo, con gli occhiali scuri a pregare, come è da prassi in chiesa, lontano per rispetto dai parenti e dalla gente cara, perché mai e poi mai potrò eguagliare il dolore di chi perde una persona amata.
Rispetterò come sempre la dignità che richiede un momento come questo.

Non starò con chi “per non dimenticare” organizzerà qualcosa, poiché con tutto il rispetto per loro e per chi lavora per loro, io non ho bisogno di “per non dimenticare” perché io non ho dimenticato e soprattutto non dimentico, ma ogni anno cerco d’imparare dal Suo sacrificio, pur non potendo ancora cogliere in pieno il motivo della malvagità che ha potuto portare a quanto accadde quel giorno.

Ogni qual volta guardo quella Vs foto sorridenti che molti anche i più indegni mettono sotto vetro nelle loro stanze quasi a certificare la loro onestà e pulizia, mi chiedo non il perché, perché le motivazioni sono palesi, ma il perché l’essere umano sia arrivato a concepire stragi di tale ferocia, tali momenti che non possiamo nemmeno chiamare “animali”.

Quando riguardo quella foto penso a cosa si sarebbe potuto fare dopo il primo luttuoso evento affinché non accadesse il secondo, poiché seppur il primo poteva giungere inaspettato (ai pochi), il secondo in maniera rassegnata lo aspettavano tutti, per primo Lei che aveva capito e io non potrò mai dimenticare quegli occhi, ecco perché la mia rabbia mi porterà sempre a non aver bisogno di “per non dimenticare”.

A volte sembrerebbe quasi che ci sia sempre qualcuno che una volta impossessatosi dei “simboli del martirio” tracci una linea immaginaria tra i buoni e i cattivi in questa terra e abbia il privilegio essendo giunto per primo di decidere chi sono i giusti e i cattivi, in nome di, ma chi mi assicura che costui sia degno e abbia la giusta moralità per giudicare e dividere, la sola circostanza che sia giunto per primo ad afferrare i simboli? La sua capacità oratoria? La sua dote di venditore?

Oggi non lo so se sono anche io stato classificato e da chi, non so da quale parte rispetto la linea sono stato messo, ma da giornate come queste voglio non essere protagonista ma stare in silenzio ad osservare e imparare. Ho imparato che i simboli vengono spesso usati per fare carriera, o per perpetrare vendette politiche. Ho imparato che i simboli aiutano a volte a ricostruire la propria verginità.

Anche quest’anno imparerò qualcosa di più, proprio nei momenti in cui non capisco e vorrei mollare tutto alzandomi da questo tavoli di bari, proprio in uno di quei momenti che Lei ha provato nei quali non ci si può fidare di nessuno, poiché anche i “migliori” vorrebbero ma non posso, per non perdere la “priorità di chiamata”, il posto anche se non necessariamente di privilegio nel carro.

Ho imparato e mi auguro di avere il tempo di imparare ancora che la direzione è giusta non se si è o ci si sente in compagnia, ma soltanto quando si è in pace con la propria coscienza, con il proprio specchio che riflette la nostra faccia, anche quando ci guardiamo attorno e siamo rimasti soli perché gli altri nella migliore delle ipotesi arrancano, quando non sentiremo più un “bravo”, quando ci giungeranno amichevoli suggerimenti ad “avere prudenza”.

Ho imparato attraverso il Suo esempio a fare il mio dovere, qualunque sia la direzione e il consenso intorno a me, ho imparato da quei suoi occhi a non cedere mai all’ipocrisia per ottenere i nostri i fini ed è così con questo mio bagaglio di esperienze che vorrò onorarLa anche quest’anno, da persona normale a persona normale, da anonimo signor nessuno a eroe suo malgrado che avrebbe preferito continuare ad essere un normale padre di famiglia.

Pretendo Rispetto

Carissimi
come i miei colleghi avevo il privilegio alle 8 del mattino di assistere ad un momento unico, se visto oggi, a distanza di tempo con gli occhi una persona matura. La riproposizione di quello che in passato aveva rappresentato il focolare domestico la sera, quando agli inizi del secolo scorso la famiglia si riuniva dopo cena e prima di andare a letto sentiva il padre o il nonno narrare storie della tradizione popolare orale.

Il focolare era sostituito da un’aula universitaria e il nonno per noi era il Prof. Ing. Rosario La Duca che ci trasmetteva e insegnava amore per le nostre origini e ci donava un metodo d’indagine storico sociale per meglio apprezzare la storia delle nostre città.
Ho imparato attraverso i suoi racconti, i suoi scritti, ad amare la mia Palermo e benché come molti spesso alterno momenti di “amore e odio”, quest’odio non è mai stato un “odio viscerale” bensì uno dei tanti momenti di stizza fomentato dalle molte cose che spesso non funzionano ma di contro non ho mai permesso a nessuno di offendermela.

Posso dire di non aver mai tradito la mia città anche quando mi sono vergognato di Lei e quando l’ho fatto ho circoscritto questi momenti nella nostra intimità, non esternandoli con chi di Palermo non fosse, perché da sempre ho compreso che lo spirito fazioso e campanilistico che caratterizza le altre città è difficilmente riscontrabile in questo capoluogo siciliano forse a causa delle moltitudini di popoli e di razze diverse che qui hanno soggiornato.

Pertanto conosciutone la storia mi sono reso conto e preso consapevolezza di aver avuto un privilegio nell’aver lavorato per “Lei”. Anche se di me non ne resterà il ricordo è stato bello contribuire a creare o mantenere qualcosa della quale gli altri dopo di me ne potrebbero godere.
Con questo spirito, pensate a come sono stato orgoglioso nel mio piccolo quando ho dovuto rappresentarLa o molto più spesso, ho dovuto raccontarLa a chi non la conosce.

In quelle occasioni, Palermo per me è stata una unica entità dove bene e male convivevano per dare un unico risultato prevalente, quello positivo, e qualunque stortura sopperiva davanti alla preponderante bellezza, ogni deficienza veniva sepolta dalla preponderante intelligenza.
La mia città per me è stata un bella “donna dai capelli lunghi” che ha amoreggiato con tanti viaggiatori e forestieri, che ha avuto anche qualche cattiva frequenza, ma se lo ha fatto, l’ha fatto soltanto per troppo amore o per facili infatuazioni ma a nessuno, proprio per questo, è consentito mancarLe di rispetto.

Molti per egoismo si sono illusi di poterla avere tutta per sé soltanto perché Lei ha saputo mostrare in particolari momenti leggere simpatie, spesso sincere, spesso spinte da una grande solitudine.
Comprenderete perché mi fa incazzare soltanto il pensiero di chi crede di poterne fare ciò che vuole, di chi approfittando delle simpatie pro-tempore ostenta arroganza, vantando la Sua compagnia e la va mostrando a destra e a manca, vestendola nei modi più eccentrici per attirare l’attenzione, non su di Lei, ma su sé stesso.

Mi mortifica chi in suo nome ostenta volgarità o più spesso cattiva educazione, sol perché in modo insperato e non certo per suoi meriti ha avuto il privilegio di uscire con Lei e frequentarla per qualche tempo.
Il mio amore di semplice figlio va al di là di tutto, anche quando vestitaLa da sportiva, dal mercante straniero di turno, gli è stato permesso di mortificarLa per poi lasciarLa sola, sedotta, abbandonata dai suoi stessi figli.

Non potrò mai mancarLe di rispetto ma pretendo educazione da chi sfrutta il suo nome e si lascia porte, con su targhette a vario titolo, chiuse tra sé e i figli di Lei.
Non potrò mai mancarLe di rispetto, non potrò mai disconoscerLa quando c’è di mezzo il Suo nome poiché passeranno i Suoi amanti, passeranno i Suoi sfruttatori, passeranno coloro che le hanno portato violenza, passerò purtroppo anche io, ma Lei resterà lì adagiata su queste spiagge e con i capelli bagnati dal mare sotto i riflessi dorati del sole, pronta per nuovi figli e nuovi amori.
Un abbraccio Epruno.