Sbarchi: regole e ordine sono parole di “destra”?

Carissimi
Ma “regole” e “ordine” sono mica diventate parole di “destra”?
Io non mi diverto a guardare tutto ciò che ci accade intorno ed è per questo che mi chiedo: “Quale mente malsana o in mala fede vuole alimentare tutto questo sfascismo facendolo passare per falso buonismo?”
Le migrazioni umanitarie o economiche sono da sempre esistite, ma ricordate Italiani o Irlandesi giunti in America attraverso gommoni e scafisti trafficanti di vite umane?
Vedo solo dai vecchi filmati navi traghetto affollate di povera gente che dopo giorni di navigazione esultava alla vista di quella enorme signora con la fiaccola della libertà a difesa della costa di New York. Al loro arrivo venivano accolti da un sistema organizzato che li identificava e li visitava prima di farli entrare nel territorio americano. Quanta gente è fuggita dalla povertà nei loro paesi e oggi ha fatto fortuna con loro generazioni integrandosi nel tessuto del paese che li ha ospitati. Leggi il resto dell’ articolo »

Si è fatto sempre così

Carissimi
Quante leggi stupide! Quanti regolamenti stupidi! Quanti procedure stupide! Quanti modi di fare stupidi! Tutti sanciti dalla risposta “si è fatto sempre così”. Ma se una legge è sbagliata cosa ci vorrebbe per cambiarla? Mi viene da pensare che non sono solo le leggi ad essere sbagliate, è il mondo che è sbagliato o peggio, siamo buona parte di noi ad esserlo.

Certe volte ci incartiamo davanti a convinzioni che non hanno alcun supporto logico ma che ci fanno stare tranquilli. Basterebbe per una volta farlo. Se ci potessimo guardare dal di fuori mentre agiamo rivedremmo molte delle nostre convinzioni e varieremmo il giudizio che di noi abbiamo. Ho spesso parlato di quello specchio ruffiano nel nostro bagno di casa e vi ho più volte detto che esso ci dà una visione falsata perché è un primissimo piano su di noi, estrapolandoci da qualunque contesto, ma se solo potessimo allargare il campo passando gradatamente da quello americano al campo lungo, quante certezze verrebbero meno?

Mi diverto ad osservare la gente e a scriver su di loro perché per primo io su di me metto in campo tutte le regole dell’autocritica senza mortificare la stima che ho di me stesso ed è con la stessa onestà che guardo il prossimo e mi chiedo: “come fanno a non accorgersene?”. È quella sorta di autostima che mi porta subito dopo a dire: “ma siamo certi che non se ne accorgono?”.

Non c’è bisogno di essere un genio come Pirandello per avere chiara la differenza tra l’essere e la necessità del volere apparire. No, non è soltanto il nostro apparire e la ricerca forsennata di una forma fisica che voglio attenzionare poiché da ex atleta conosco bene i calvari che affrontano coloro che devono convivere con questi problemi, ma è la forma mentale di chi sta bene fisicamente o meglio la forma-mentis di chi utilizza un corpo in buone condizioni, per strisciare.

Avendo la fortuna di possedere un corpo che ci sostiene a volte (e ne vediamo spesso di esempi) molti di noi non tengono la spina dorsale dritta e preferiscono finire per fare gli zerbini con chi detiene il “potere”, non per sopravvivere (potrei ancora trovare giustificazioni) ma per mantenere privilegi o ciò che è peggio, competere slealmente con gli altri, prostituendoci, il più delle volte scacciando dalla nostra mente il concetto che in quel momento siamo delle “puttane” e neanche “Escort di alto bordo”, per cosa poi?

Chi dà grande valore alla propria persona non ammetterebbe mai di vendersi, chi è consapevole dei propri mezzi, chi riesce a trovare un equilibrio e a costruirsi un suo universo equilibrato, non ammetterebbe mai di svendersi, ma non tutti sono così, siamo realisti.
Che mondo è diventato? Ma può essere di contro che il mondo da sempre è stato così e ciclicamente siamo noi che ogni tanto togliamo il velo, alziamo la pietra e scopriamo il formicaio e diciamo ohhhh?

Quanta mediocrità e quanto servilismo nei posti che contano. Questo è un mondo livellato verso il basso e quindi privo di una sana competizione e di giustizia e un mondo dove si fanno “guerre giuste” per accaparrarsi i mercati del petrolio, è un mondo dove si droga la gente di dibattiti e chiacchiere che non portano a nulla, è un mondo dove le poltrone sono più importanti del valore della terga che su di esse dovranno poggiarsi. Non siamo ancora stanchi di vedere questi spettacoli?

È un mondo costruito ad arte a tavolino da pochi pochissimi, sfruttando i prostituti e le prostitute accomodanti e le loro omissioni, legittimando tutto attraverso la dabbenaggine di quei pochi che garantiscono il sistema, che pagano per tutti, che seguono leggi e regole a volte balorde senza avere il coraggio di alzarsi e dire: “scusate, ma non si vede che è sbagliato, non si vede che i conti non tornano?”.

Basterebbero poche e semplici regole che servirebbero a farci vedere finalmente che il “re nudo”. Purtroppo no, questo è un mondo dove è imposta per “restare sereni” la distrazione attraverso “Panem et circense”, è un mondo dove gli scenografi sono più importanti degli statisti e le sceneggiature sono ormai di bassissimo livello e poco importa se le stelle sono cinque o sono sei, ma la gente ancora non è stanca (sarebbe già successo qualcosa di irrimediabile), ma rumoreggia e questo rumore è ormai un fastidioso brusio, un inquietante brusio, ma come fanno a non percepirlo.

Intanto, come un orologio svizzero sono pronti a distrarci con guerre giuste portate in altre case. Non meravigliamoci se gli effetti delle potenti esplosioni porteranno la polvere e con se l’odio dei disperati, nelle nostre case, nelle nostre vite e fin quando asciugate le lacrime scopriremo che per l’ennesima volta ci hanno preso da tergo…

Un abbraccio, Epruno.

Si può Fareeeeeeee!

Carissimi,
Seduto in attesa all’ufficio postale per ritirare la solita raccomandata a mezzo dell’avviso di raccomandata lasciata dal postino nella buca delle lettere in pieno periodo ferragostano, foriera di qualche sanzione o tassa da pagare (del resto chi ti deve scrivere a ferragosto), sudato e perso nei propri pensieri, non distingui più se sei in banca, al pronto soccorso o in salumeria, addirittura all’anagrafe tanto da chiedere all’omone basito che ti siede accanto se fosse “codice rosso”, ricevendo uno sguardo degnato prima di metter in tutti gli scongiuri.
Ormai vi è una globalizzazione anche nei tabelloni dei turni, noi amanti delle file a ventaglio, avulsi al sistema anglosassone siamo stati messi tutti d’accordo da un computer.
Come sempre accade la gente in attesa imbastisce discussioni per ammazzare il tempo e cosi accade che a un certo punto la tua attenzione si posi nei discorsi qualunquisti esagerati e comprendi in un istante che ormai il pallone è stato soppiantato da ben altri e più nobili discorsi di caffè.
Senti la matrona parlare di economia e del fatto che ormai ai limoni al supermercato “non ci si può avvicinare”, come se te lo proibisse qualcuno, semmai non si possono comprare perché costano caro.
Senti della città che è sporca e a poco a poco l’argomento coinvolge sempre più gente.
Senti la gente parlare di smog e d’inquinamento ambientale fino al punto di toccare l’argomento che come sapete a me sta a cuore, il mio tormentone preferito, “in questa città e con questo clima potremmo campare solo col turismo” ed è a questo punto che un signore smilzo sui quaranta anni che sembrava distratto dai discorsi intorno a lui, vestito dignitosamente con giacca e cravatta interviene nella discussione con un’affermazione: “Avirità!”
La signora vistosi seguita incalza: “Perché signor Lei, non è vero?”
L’interlocutore annuendo replica continuando: “In questa città e con questo clima potremmo vivere solo con i turisti. Purtroppo questa è la città del mordi e fuggi e i turisti qui lasciano poco, sono di passaggio, prenda il caso delle navi da crociera, i turisti e come se fossero blindati, neanche ti ci fanno avvicinare, cosa vuole che lascino queste persone all’economia della città”.
Preso da tanta semplicità e competenza in materia, mi viene spontaneo il chiedere: “Complimenti, analisi inappuntabile, ma Lei è del mestiere? Lavora nel mondo del turismo?”
Il signore mi risponde: “Nell’indotto” e io a questo punto ancora più curioso continuo “mi scusi se sono indiscreto, ma lei che mestiere fa?”
E il signore abbassando la voce con sguardo guardingo mi risponde: “U scippaturi!”
Io toccatomi per istinto il portafoglio, chiudo immediatamente la conversazione e cambio posto e penso tra me e me, certo non era proprio questo il significato del “vivere solo di turismo” interpretato dal mio interlocutore come “vivere solo con il turista”, avere la “campata” con ciò che si riesce a rubare ai malcapitati turisti, facendogli passare il vizio di venire in città per questa vacanza indimenticabile.
Eppure questa è una città morta che appare viva nella microeconomia fatta da un euro alla volta e in pochi secondi, ai semafori, dove ormai tra un rosso e un verde si vende di tutto, dove se non stai attento ti vendono addirittura un divano o uno dei tanti materassi che arredano la città di questi tempi, mettendolo attraverso il finestrino nel sedile posteriore.
Sto parlando degli ambulanti irregolari che oltre a tartassarti anche in piena estate, quando hai l’aria condizionata rotta e ti costringono a stare con i finestrini chiusi, ti rallentano il traffico perché l’acquirente aspetta il resto. Ma io mi chiedo: “non esiste un codice della strada? Non esistono delle rigorose norme fiscali?” Eppure il tutto passa inosservato agli occhi di chi dovrebbe controllare impegnato in ben altro di più importante. Si, qui ormai tutto è tollerato, la città è di ventata più tollerante, siamo ormai una “grande casa di tolleranza”.
Certo poi si diventa rigorosissimi quando si ferma il pischello di buona famiglia sul suo ciclomotore nuovo e lucido o quando i computer incrociando i dati scoprono un tuo errore di pagamento di una tassa, di €. 0,50.
Ma che esempio siamo? Anche lo svedese che viene a vivere qui si abitua a quest’andazzo, anche il tedesco diventa furbetto. Il “turco” che arrivato in qualsiasi modo in città da realtà di fame e oppressione, da una terra dove solo a lamentarsi del dittatore si rischiava la condanna a morte e rubando un frutto si veniva amputati di una mano, tutto ciò non gli sembrerà neanche vero.
Chiunque giunge in questo paese della libertà, dove le regole ci sono, ma le rispettano i fessi, guardatosi intorno e scoperto che tutto è tollerato (a maggior ragione se sei un brutto ceffo) ha tutti i motivi per convincersi che in “questo paradiso” come diceva il Dr. Franchestin tutto “Si può Fareeeeeeee!”
Un abbraccio Epruno.