La Pazienza di Nikuradse

Carissimi

Quando si parla di pazienza spesso si parla di Giobbe, perché?

La nostra religione annovera nell’Antico Testamento, nel “libro di Giobbe”, un uomo molto “pacinziuso”, ma no di poco? Giobbe, questo era il suo nome, era una persona che aveva una fede smisurata in Dio e tutti gli amici lo conoscevano, ne parlavano bene, in vita e non come si fa in genere rispondendo ai giornalisti quando intervistano le persone che hanno conosciuto la vittima o l’autore di efferati delitti, definendola persona da tutti conosciuta come “tranquilla, riservata e gentile”.

Con chiunque ne parlavi, Di Giobbe, normalmente ti veniva detto che era un “uomo saggio, onesto, sincero, ricco e molto devoto a Dio” (pure ricco, ma “molto devoto di Dio”) e come spesso capita, è proprio per questa devozione che ti attiri l’attenzione del diavolo che ci vuole mettere il suo zampino per capire se trattasi di “devozione vera a qualunque costo” o delle solite devozioni di noi cristiani che ci battiamo il petto la domenica in chiesa e di settimana facciamo un sacco di nefandezze, tanto poi ce le confessiamo e veniamo assolti. Con questo sistema rischiamo di trovarci accanto in paradiso (per chi avrà la fortuna di andarci) Adolf Hitler il quale alla fine si è pentito e ha chiesto scusa, come Johnny Stecchino a Cozzamara, e noi che ne sappiamo? Mica c’eravamo?

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La perdita delle certezze

Carissimi,
Vi ricordate quando tornati a casa avvisavate dicendo: “A Mamà, io sugnu cca!
La risposta nel novantanove per cento dei casi era: “E u Papa è a Roma!”
Na vuota (una volta), ora ti devi tenere informato per sapere dove è il Papa.
Prima era una delle certezze assolute, la Chiesa è lo stato Vaticano e il Papa, il tutto a Roma e per noi che abbiamo anche nel curriculum un passato di chierichetto, l’andare a vedere il Papa, figuratevi il servire la messa al Papa era una di quelle aspirazioni massime, ma erano altri tempi.
In quegli anni in cui la gioventù era divisa tra destra e sinistra, stare al centro ed essere cattolico praticante era qualcosa da esercitare quasi in clandestinità perché se prendevi la parola in assemblea ti fischiavano, a scuola venivi trattato come un “nerd” che si vestiva all’Upim e se parlavi prendevi bastonate da destra e da sinistra.
Le ragazze impegnate politicamente che occupavano le scuole e professavano l’amore libero ti guardavano con il disprezzo che si ha verso qualcosa di viscido e anzi facevano di tutto per provocare la tua cecità.
Fatto sta che come accade nella vita noi che fummo “bravi ragazzi di chiesa” crescendo abbiamo fatto il percorso inverso di San Paolo, diventando ribelli, ipercritici e alla soglia dell’agnosticità, loro, i rivoluzionari, i sessantottini, i settantottini e quant’altro si sono imborghesiti, hanno tolto la maglietta del Che e come diceva Venditti, mettendosi la giacca e la cravatta, “sei entrato in banca pure tu”.
Porca la miseria, ma può essere mai che l’incoerenza è sempre quella qualità che ti fa prendere il meglio della vita?
Costoro quando c’era da fare sacrifici e stare intruppati, si divertivano, avevano donne di tutti i tipi, mentre tu, “pio” venivi tenuto buono da promesse del tipo stai “stai tranquillo perché i tuoi sacrifici quando crescerai saranno ripagati”, oppure “non guardare loro, è gente persa” (con il senno poi esagerando e non poco).
Siamo cresciuti e loro si sono rifatti una verginità, hanno messo la giacca e le cravatte e mentre tu stai oggi dopo tutti quei sacrifici a chiederti tanti perché e a contestare i dogmi, loro non solo sono la classe dirigente del paese e continuano a divertirsi, ma mi sono diventati anche “cattolici osservanti”.
Il danno e la beffa, c’è chi si è divertito tutta la vita sposando ideali a convenienza e c’è chi ha tentato di essere coerente e oggi rimane con la sola coerenza nelle mani e si deve turare le orecchie quando sente parole del tipo io sono “catto-comunista” …. Orrore, come si fa?
Va bene che il mondo ci ha abituati alle situazioni di mezzo, anche nel sesso, ma negli ideali no!
Che significato avrebbe dire io sono “intero-milanista” oppure sono “cata-palermitano”, l’olio e l’acqua non diventeranno mai un tutt’uno eppure c’è chi per rimanere a galla e non sto qui a rammentarvi quali “corpi organici” galleggiano sempre, si è inventato questi “ibridi”.
Che mondo è? Non lo so, come dicevo dovendo stare tranquillo da piccolo le domande me le sto facendo tutte adesso e non posso sapere tutto, ma rimango perplesso quando la sinistra oggi sta spesso con la chiesa e la destra vi fa opposizione, ma qui ci addentreremmo in discorsi “seri” per gente “seria” tipo gli analisti di politica che potrebbero dirmi, ma la Chiesa in quanto istituzione è stata sempre al fianco di chi vince, ma io sono persona semplice e come chi viene da Crongoli appartengo a gente semplice.
Io la Chiesa non l’ho mai vista come stato o potere, a me è rimasto grazie a preziosi insegnamenti materni, la visione del rapporto tra “l’Io e u Signuruzzu”, perché quel che resta della mia fede è il rapporto tra noi e qualcosa di sovrannaturale che si chiama Dio per me, per altri sarà Allah, Budda e quant’altro.
La fede è qualcosa che ti porti dentro e ti aiuta ad andare avanti, certo a volte ti distrai nel pensare che al Signore bastava una barchetta di pescatori o una spiaggia per predicare, oggi non ci sono infrastrutture gigantesche, impianti straordinari, papamobili o aerei che bastano, e ti chiedi il perché di tanto spreco, poi pensi al “Signuruzzu” di cui sopra e ritorni a concentrarti e sai che le domeniche quando vorrai e ti andrà di andarlo a vedere e ad ascoltare, “u Papa è a Roma”.

P.S. Per quelli un po’ meno praticanti. Guardate che imprecare perché la visita del Papa porterà chiusure straordinarie e tanti divieti per tre giorni è considerato “peccato doppio” e mi sa che dovrete passare dalla “Porziuncola” per le indulgenze plenarie.
Un abbraccio, Epruno.