A volte sentire parlare la massa ti mette nelle condizioni di dover contare fino ad un milione per non esplodere in violente risposte davanti a palesi affermazioni ipocrite o davanti alle omissioni.

Pensiamo sempre che i nostri comportamenti si auto moralizzano in automatico sol perché facciamo passare del tempo e tutto ciò purtroppo è umano, basta pensare alle nefandezze, le ruberie e i delitti e perché no, le guerre che hanno fatto diventare i prepotenti, nobiltà per diritto divino.

Col passare del tempo tutti dimenticano e non potendo fare cadere le colpe dei padri sui figli, tutto è sanato e quello che è più grave, tutto ciò diventa regolare, vi basti pensare all’invenzione di principi quali “l’usucapione”. La “roba”, sempre quella è la tentazione delle tentazioni!

A volte, per non vedere e per non sentire, vorrei essere come Schopenhauer e rifugiarmi deluso nell’affetto per gli animali, ma purtroppo non ho animali domestici, ma come molti di voi vivo in mezzo agli “animali d’abitudine”, in società, in quelle giungle che spesso si chiamano comunità.

La vita di per sé sarebbe una cosa semplice se tutti noi corressimo la nostra gara nella nostra corsia senza necessariamente sconfinare in quella degli altri per danneggiarli.

Se il nostro fosse un mondo giustamente competitivo ognuno tenterebbe di far valere le proprie qualità e ci sarebbe di contro il riconoscimento di tutti nello stabilire le leadership.

Da qualche tempo i sistemi vengono governati da regole truccate, a volte false, a volte utilizzate per gli amici e altre volte per i nemici.

Sovente i leader più che uno spirito di servizio presentano un ego smisurato e in più, per evitare qualunque dissenso alle loro esternazioni, amano  attorniarsi di mediocri, di miseri individui che mentre la massa rimane accecata dalla luce del leader, tentavano nell’ombra di accaparrarsi privilegi.

Diciamolo francamente e ripetutamente, questo non è un paese serio, ogni popolo ha i leader che si merita e che si sceglie a sua immagine e somiglianza, a specchio perenne dei propri difetti.

Guidare una collettività è un impegno enorme e per il quale bisogna essere dotati, eppure nel tempo siamo finiti ostaggio di chi prima si costruisce le regole su misura per giungere in vetta e successivamente pensa soltanto a costruirsi le regole per perpetrarsi al potere, senza alcun pensiero per i problemi della collettività, inanellando una serie di alibi o di diversivi per tenere lontana la gente dalla cosa pubblica, alimentando la fabbrica del bisogno.

Questa società è ormai cotta perché anche quando identifica un “duca Valentino” a cui affidarsi, questo finisce per attorniarsi di “nani e ballerine”, con tutto il rispetto per chi nasce “nano” o esercita l’arte del ballo.

Questa è una società che mortifica le ambizioni delle intelligenze e manda avanti la mediocrità di chi ha barato per guadagnarsi un posto al sole.

Ci si lamenta della qualità della classe dirigente, di chi sta nei posti di riguardo della burocrazia, ma chiedetevi da quanto tempo questa non viene selezionata da concorsi pubblici, da sana competitività.

Chiedetevi il danno che ha fatto la cattiva politica creando precariato a tempo per i pochi iniziati che perpetrato negli anni ha perso la natura del tempo determinato per trasformarsi in stabilizzazione, eludendo i concorsi, ma se la legge lo ha permesso perché dovremmo prendercela con chi ha approfittato di tale opportunità.

Prendiamocela con un paese poco serio che avvantaggia i furbi e i prepotenti, ma non lamentiamoci se poi le cose vanno male, non facciamo di tutta l’erba un fascio perché ciò che è oggi sotto i nostri occhi è stato costruito scientemente a discapito di chi è ancora in fila e aspetta il suo turno e a vantaggio della mediocrità e della riconoscenza più facilmente governabile.

A volte penso: “e quegli altri che fine hanno fatto? Che fine fanno i primi dei non eletti di selezioni truccate? Che diritto in meno avevano costoro?

Certo è la speranza dell’oblio che governa il tutto, la certezza che dopo qualche anno di questi artificiosi livellamenti non si rammenti più nessuno, perché questo è il paese dove “cu è fissa si sta a casa” e noi accettiamo ciò, ma lo dico a coloro che oggi fanno gli ipocriti, per favore non mi tediate con le vostre lamentele analoghe a quelle che rivolgete nei confronti dei borgomastri che prima avete eletto con percentuali (tra chi è andato a votare) “bulgare” per poi “sentire” che costoro non li aveva mai votato nessuno. Il voto è una cosa seria, anche se segreto, abbiate il buon gusto di difendere le vostre scelte, qualunque esse siano una volta effettuate.

Il paese è poco serio perché la gente è poco seria. Un abbraccio, Epruno.