“Pirro” fu re dell’Epiro e non solo, anzi nel 278 a.c. divenne anche re di Sicilia. Uno dei tanti stranieri, dominatori della Sicilia, acclamato al proprio arrivo, anzi invitato a prendere il potere dal popolo di questa terra e cacciato, non appena conosciutolo al meglio, nella gestione del potere.

Eppure, ci si ricorda di Pirro per due cose, l’introduzione degli elefanti in battaglia, una sorta di carri armati ante litteram e la sua mitica “vittoria di Pirro”, detto, rimasto nel linguaggio comune per identificare le “vittorie, non vittorie”!

Così riporta Plutarco dopo la mitica vittoria di Pirro sui Romani: “Gli osi separarono; e, da quel che si dice, Pirro rispose a uno che gli esternava la gioia per la vittoria che “un’altra vittoria così sui Romani e sarò rovinato”. Questo perché aveva perso gran parte delle forze che aveva portato con sé, quasi tutti i suoi migliori amici e i suoi principali comandanti; non c’erano altri che potessero essere arruolati, e i confederati italici non collaboravano ……..”

Ma qualcosa deve esser rimasto di Pirro nel carattere dei Siciliani. Ho pensato molto a ciò proprio nel momento nel quale il Cipe ha definitivamente dirottato su altri cantieri i milioni di euro assegnati nel 2009 alla Società Ponte di Messina.

“Il Ponte sullo Stretto” viene così accantonato e le associazioni, anche la popolazione che si era opposta alla realizzazione di questa opera, ha potuto brindare all’ennesima “vittoria di Pirro”.

Avremmo potuto discutere sulle priorità, ma chi non vedeva l’ora di riprendersi questi soldi stanziati per rispenderli nel produttivo nord, ha vinto alla faccia nostra. Probabilmente loro non sanno neanchè del nocumento che avrebbe potuto portare alla fauna marina, l’ombra di questo colosso che sarebbe sorto tra il nulla viario ed il nulla ferroviario, oggi non sorgerà.

Rimarrà nelle simulazioni grafiche una opera che da sola, sarebbe stata opportunità per far si che si risvegliasse una voglia di fare reti di trasporto, o la mera curiosità dei viaggiatori rimanendo simbolo perenne dello stretto di Messina.

E dire che la storia si ripete, certo, se avessero vinto i movimenti di opinione contrari alla sua costruzione, quei 324 metri di acciaio, tirati su tra il 1887 ed il1889, sarebbero stati demoliti buttando nell’oblio l’opera dell’Ingegnere Alexandre Gustave Eiffel da sola simbolo di una città, uno dei monumenti più visitati al mondo, d’intralcio magari al volo degli uccelli.

Ma quello che mi fa più rabbia, è il fatto che questi soldi spendibili nella viabilità o nelle opere di tutela del territorio siculo, permetteranno ad un milanese, di giungere in meno tempo a Napoli in treno!

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