Carissimi

L’estate entra nel mese finale, forse quello climaticamente più sopportabile dalle nostre parti ed insieme alle ultime feste, ci sono le ultime serate, i concerti, le rassegne all’aperto e tutto proprio come dicevamo accompagnato dal termine “aperto” a significare la sostenibilità climatica ed ambientale di ciò che andremo a vedere.

La Sicilia come diceva un compianto assessore al turismo è “un’isola circondata dal mare”, se non ricordassi il soggetto potrei anche vedere parafrasi dietro una frase scontata, ma credetemi non sempre chi parla, sa con chi parla e di cosa parla.

Pertanto si pensa ad una terra sempre esposta al sole ed a una perenne estate e poi si legge che in alcune zone non vi sono spazi dedicati per realizzare le grosse produzioni all’aperto. Se prendete Palermo attualmente è così.

Vorrei subito sgomberare il campo da ironie in quanto chi vi parla da anni è un esperto di sicurezza nell’organizzazione di queste manifestazioni, avendo ricoperto vai incarichi nel pubblico e nel privato, da tecnico ingegnere.

Vorrei anche tarare la terminologia, sento spesso idioti riempirsi la bocca con il termine “grande evento”, ogni qualvolta si organizza qualcosa che impiega molte persone e si aspetta straordinari sbigliettamenti.

Non è così, un grande evento è tale per la straordinarietà di ciò che si rappresenta per la sua qualità e rarità, per intenderci Elton John al Velodromo di qualche anno fa, e quando lo rivedi?

Pare strano che tutte le dominazioni passate da questa terra e che hanno riempito di anfiteatri la magna terra, a Palermo si siano distratti e tirato avanti.

Non è l’aspettativa d’incasso, qui sempre consistente che fa l’evento, ma per prima cosa ci vuole la location. Abbiamo stressato strutture e location non adeguate adattandole a sedi occasionali/stagionali di spettacoli non avendo luoghi a norma ad essi dedicati che contenessero in atto più di 2200 spettatori, vedi il teatro di Verdura creato appositamente con sedute stabili, regolate in settori a norma e nel rispetto di tutto quanto necessità di impiantistico stabile ed ausiliario, per permettere ad una produzione di entrare sul palco e retro palco ed allestire.

Oggi Palermo non ha ciò perché in passato ha surrogato con i luoghi dell’impiantistica sportiva e non senza danni e disagi per i soggetti vocati all’utilizzo sportivo di preziose strutture, avete contezza delle sole dimensioni e del peso di tali allestimenti? Se il terreno del Velodromo potesse parlare vi racconterebbe di quante volte è stato necessario ripristinare il povero prato, ma ci penseranno gli appassionati, di rugby, di football americano e perché no, di ciclismo se è vero che “velodromo” e la casa del ciclismo su pista all’aperto (a prescindere dai regolamenti che ne hanno determinato la sorte).

Ricordiamo il palazzetto dello sport con i materassi appesi per correggere il suono e permettere di ospitare la prima rappresentazione di Notre Dame de Paris, come ricordiamo le tante volte che in spazi aperti, prati e piazze si è allestito una manifestazione importante (togliendo le visite del Papa e le beatificazioni di Santi, che non rientrano nel pubblico spettacolo e godono di altre regole, ma il discorso e lungo e complesso), basta ricordare le mega feste radiofoniche sul prato del foro italico.

Diciamola tutta, a Palermo da anni siamo pronti non per ricevere un auditorium, ma addirittura, una cittadella della musica così come fu fatto a Roma ai tempi e con non poche polemiche.

In attesa di ciò, dobbiamo disciplinarci nel rispetto del risultato finale che è di certo, il divertimento nel poter assistere ad uno spettacolo importante è “in sicurezza” ma ancor prima il lavoro delle istituzioni che devono assicura che questo poi accada.

Siamo a volte abituati male, sentiamo parlare di un concerto e di una data già da due anni prima senza sapere se la location è adeguata o pronta ad ospitare tale occasione e poi facciamo il conto alla rovescia e mettiamo in mora una amministrazione che non è ancora pronta e addirittura diciamo che a meno della “formalità” di una agibilità per pubblico spettacolo, il tutto è pronto e con una vendita sold-out. Ciò avverrà sempre fin quando non si utilizzeranno gli spazi appositamente dedica ma soprattutto fin quando non si porrà una correzione alla filiera organizzativa e decisionale.

Non tutti gli spazi seppur all’apparenza appetibili hanno le condizioni di base per ospitare un evento. Sono certo che la nuova amministrazione così come sta accadendo in varie città d’Italia e su sollecitazione e collaborazione delle prefetture, stabilisca e censisca quelli che sono gli spazi vocati all’accoglienza delle manifestazioni straordinarie ed all’aperto, su queste faccia un preliminare studio di sicurezza confortato dai soggetti che un domani dovranno esprimere un parere di sicurezza e agibilità e a quel punto gli organizzatori faranno richieste e calendarizzando sapendo che da quel momento e con quelle regole di base lo spazio è sicuro per procedere all’allestimento ed altri adempimenti, senza paura di doversi sottoporre ad un diniego a montaggi già effettuati.

Gli uffici e le istituzioni, ognuno per pertinenza e in grande sinergia faranno la propria parte.

Un accorgimento del genere verrebbe incontro anche al disagio che annualmente gli spettacoli viaggianti, i circensi e le giostre affrontano annualmente in attesa di regolamenti urbanistici.

Nell’identificazione di tali spazi oltre ad un piano di safety sono certo che potrebbero essere riviste ed adeguate le bug proprie di una regolamentazione sulle emissioni sonore legato a regolamenti propri della movida di strada più che degli eventi occasionali straordinari. “Basta poco che ce vò”. Un abbraccio Epruno.