La misura per me che scrivo, badate bene ho detto scrivo ma non ho detto che sono uno scrittore, è una cosa essenziale.

La misura mi aiuta a non sforare, a non andare oltre la soglia dell’attenzione di chi mi legge e di chi mi ascolta. Avendo lavorato con personaggi di vertice mi sono dovuto formare alla scuola di coloro che una volta ricevuta la parola hanno tre minuti massimo del loro tempo per esprimere le loro idee ed il concetto ed infine riempire tutto di continuti, compreso l’identificazione di un problema e l’esposizione di una o più soluzioni.

Certo è difficile, ci sono voluti degli anni per giungere a ciò ma la misura è un concetto che dovremmo avere tutti insiti in noi che ambiamo a vivere in una società civile, sapendo che esistono dei limiti che non vanno superati poichè si mette a repentaglio il lavoro altrui, i contenuti altrui e soprattutto la libertà altrui.

Molti sono convinti che la misura è soltanto un modo attraverso unità di misure per quantificare qualcosa e che partendo dallo zero, fino ad infinito, ognuno possa continuare ad esercitare numerando. Non è così!

Penso che oggi attraverso una falsa tolleranza si sia permesso che ci si dividesse in due categorie di persone, quelle vocate a rispettare le regole e quelle alle quali si è permesso di sconoscere le regole, pur tenendole sotto una campana di protezione di legalità. I prima se sgarrano pagano … e come se pagano, i secondi se sgarrano, non solo non pagano, ma pagano ancora i primi per loro conto.

Questo è un esempio di una misura che è colma, almeno dal punto di vista dei primi, abituati a rispettare le regole e ciò ci porterà piano piano a qualcosa di veramente spiacevole. Fino ad oggi, abbiamo sentito lamentare soltanto i secondi, coloro che non rispettano le regole, sotto il motto del “vuoi stre bene lamentati”, distrando la collettività dal vero problema che loro non rispettano le regole e concentrando tutto verso l’attenzione ai disagi subiti.

Vedete il paradosso, costoro non rispettano le regole ed accampano pretese, grazie alla complicità di una cattiva politica, di uomini delle istituzioni corrotti e di una certa stampa prezzolata. Ma dove è facile asserire che la misura è colma? Certamente nella circostanza che quella parte della gente che ha sempre rispettato le regole, è arrivata alla condizione di massima stanchezza, ma non per il carico delle vessazioni subite, ma per il carico del conto rimasto da pagare da coloro che non rispettano alcuna regola e rimandano a “Cappiddrazzu” il compito di saldare i debiti.

E’ vero che Cappiddrazzu non paga a nessuno, ma è arrivato il momento di farlo pagare insieme a tutti i suoi complici, anche quelli protetti dalla campana della “mafia delle antimafie”, per dirla come Buttafuoco,