Carissimi

Ancor più di un ragazzino sognatore o di un adolescente, oppure di uno studente universitario sono qui a questa età matura a chiedermi ancora che ne sarà del mio futuro.

Proprio oggi, mentre tanti hanno smesso di lottare, mentre molti tirano le somme di vite giunte al capolinea lavorativo, detto pensione, non solo vedo personalmente ormai distante questo traguardo poiché non voglio aderire ad alcun compromesso morale (non vedo perché dovrei farlo proprio adesso), ma ho ancora sogni nel cassetto che potranno riempirmi questo stimato ultimo quarto (in piena facoltà mentale) di vita.

Guardandomi indietro trovo tante di quelle soddisfazioni, esperienze o delusioni, da riempire più vite, forse sette (come i gatti), ma sono ancorato molto nel presente e ciò credetemi condiziona tanto il mio umore poiché se c’è una cosa nel quale questo momento storico si caratterizza è proprio “l’indeterminatezza e il precariato”.

Mai come adesso la scarsezza (e/o assenza) di una classe dirigente, in un paese “non paese”, basato sull’arte dell’arrangiarsi e della sopravvivenza, dell’individualismo puro, dell’egoismo, della raccomandazione, delle scorciatoie rende per tutti, qualunque generazione, una vita di incertezze.

L’ho detto mille volte, non siamo un paese serio, ma ciò che fino ad oggi ci ha permesso di andare avanti, fin dal dopo guerra, è stata la capacità di saper sognare, di poter scommettere sul nostro futuro, di avere la speranza di poterci riuscire e di poter “scontare qualunque cambiale avessimo firmato per il nostro futuro”.

Bene, oggi non si sogna più e anche chi è stato più furbo e per tempo si è accaparrato dei privilegi (quasi sempre non meritati che hanno messo sé stesso e i propri cari al riparo da qualunque tempesta), oggi che qualunque previsione, vista la globalizzazione degli eventi, è stata sconfessata, inizia a perdere le certezze.

Basta una pandemia, basta una guerra in una terra lontana (e non è importante quanto lontana) ed ecco che tutto ricade nell’incertezza.

Dove sono i “grandi personaggi” a cui affidarsi quali guide per attraversare il “deserto”?

Quale esperienza certificata portano come bagaglio costoro che si propongono o spesso vengono nominati per risolvere i problemi della collettività? Questo è uno dei quesiti importanti che giornalmente dovremmo porci visto che la politica è lontana anni luce dal mondo reale e passa il suo tempo a fare propaganda e litigare, senza avere il coraggio di fare sistema davanti ai grandi temi.

Le strutture che avevano rappresentato i pilastri della trasformazione del nostro paese ed erano stati fautori delle grandi conquiste, ad esempio quelle sindacali, oggi hanno perso di credibilità e si tengono in vita proponendo dopo giornate, anni, di trattative, conquiste come l’aumento annuo in busta paga, lordo, di cento euro quando i salari sono notoriamente il 50% di quelli dei contesti europei ai quali aspiriamo di appartenere e ciò ancor più accentuato dopo l’ingresso dell’euro che ha raddoppiato i prezzi e mantenuto costanti i salari.

Certo c’è chi sta peggio, ma non si chiama Italia, non sarà la perla del mediterraneo, non è il paese fondatore della comunità economica europea, ma sarà di certo quel terzo mondo che ormai è alle porte dei nostri confini, finanche i migranti ci evitano (nel senso che approdati in Italia ci usano come posto di transito per andare nei paesi del nord Europa dove trovare maggiori chance).

E voi credete che in un contesto del genere, in assenza di “grandi personalità o preziosi cervelli” più che funzionali zerbini, chi ha capacità di pensare e di fare, chi ne ha viste di tutti i colori, chi si è confrontato con il bisogno, anche se ha sessanta anni, non possa avere ancora possibilità di giocarsela.

Sono tra i tanti che per adesso, da spettatore faccio come il gatto (quello delle sette vite di cui all’inizio) con il topo, li faccio giocare e alla fine sistemo i giocattoli, perché se hanno bisogno, se vogliono preziosi consigli (più che adoperarci da Cassandre) sempre da queste parti dovranno passare e se per supponenza o idiozia non ne sentono il bisogno ……… fa lo stesso, tranquilli “tutto pagato di mio” (cit.)

Un abbraccio, Epruno

P.S. – Io rifletterò con alcuni amici domenica 11.12.2022 pomeriggio alle ore 18.00 a Villa Filippina (PA) su nostro Zukunft e su ciò che del nostro passato, vogliamo abbandonare o portare nel nostro futuro. Se vi trovate a passare …. Leggendo Epruno 11 – Zukunft (prima replica).