Carissimi …….

Molti di voi di recente avranno ricevuto tra le tante e-mail che giornalmente riempiono la nostra casella postale una originale raccolta di modi di dire, di comportamenti e di espressioni che attestavano l’esser “palamito” dal titolo “sei di Palermo se…..”. Gustosa ed ironica raccolta fatta da chi ha osservato bene “homo palamito”. Viene sempre fuori in noi questo orgoglio di appartenere ad una città ed ad una terra che se pur piena di problemi, risulta unica. Quante volte avete giocato alle frontiere con lo sguardo di chi dopo aver letto “Palermo” sul vostro documento di identità ed ha incrociato il vostro sguardo, ha sicuramente pensato “Mafia”!!!! E quante volte nel preparare le etichette da attaccare ai bagagli, dopo aver scritto “Palermo” per errore avete scritto “Sicily” e non “Italy”? Ma che ci volete fare noi siamo fatti così ……. Ci lamentiamo tantissimo della nostra condizione di meridionali isolani, ma non permettiamo a nessuno di criticarci perché il palermitano (ma vale per ogni siciliano), per antonomasia, è “u miegghiu!!!” E questa nostra straordinaria originalità è quella che ci porta nel mondo a ricoprire posizioni di vertice in società ed a far dimenticare le facili denigrazioni. Questa umanità la riscontriamo in ogni angolo del nostro territorio, e così percorrendo il consueto marciapiede che mi porta al quotidiano lavoro è d’obbligo passare davanti alla barberia di Salvatore. “Ancora non ne abbiamo notizie???” Mi appresto a chiedere all’assistente del mio mitico barbiere che continua ogni mattina ad aprire la bottega, nell’attesa che il suo “principale”, disperso, torni dal fine anno in Kenia, ma il ragazzo scuote la testa sconsolato, ed il portiere custode del palazzo al civico successivo alla “barberia” mi risponde per conto dell’assistente barbiere dicendo “Pultroppo……dice che lo hanno cercato pure in quella città che aveva suggerito Lei, (La Farnesina), e non hanno avuto risposta!!!!!” Vedete cari amici, Palermo ha una cosa bellissima che si sposa con la “palermitanitudine”, il marciapiede, dove tutti sanno di tutti. Basta scostarsi dall’asse principale di Via Libertà o di qualche altro grande asse viario, ed addentrarsi nelle traverse, che si scopre una grande ed irresistibile umanità fatta dalla gente che vive la strada e di conseguenza il marciapiede, dove si diventa un tutt’uno nell’unica solidarietà spinta dalla sopravvivenza, e nascono conoscenze, complicità ed a volte grandi amicizie. Purtroppo di Salvatore (ormai a voi noto) non si hanno notizie e tutta la sua strada soffre e partecipa, dal fruttivendolo ambulante posizionato all’angolo della strada, all’elettrauto della saracinesca di fronte, dalla commessa della boutique, al commendatore del primo piano mostrano interesse e solidarietà, finanche l’ambulante che porta a porta propone vendite di calzini, accendini e se proprio non gradite gli articoli vi chiede “Cusci!!! Mi i duni un euro pi manciare?” Questa è l’umanità del marciapiede, il “mondo piccolo”, la piccola comunità che si riduce in una strada, che festeggia un evento ma che sa partecipare ad un lutto prima di riprendere la quotidiana esistenza. Ecco perché per rendermi partecipe a questa atmosfera anche se non ne sentivo la necessità, entro dentro il bar dell’ormai famoso sig. Giuseppe, e giunto al banco della pasticceria leggo una gigantesca scritta “Qui non si servono cannoli siciliani”, preso dai turchi mi volto verso la cassa ed incrocio lo sguardo del sig. Giuseppe, il quale si china sulla tastiera per non ricambiarmi lo sguardo. A questo punto il ragazzo che stava dietro il bancone mi dice, “Dottore, l’altro Sabato pomeriggiu, appimu a mala iurnata! Appimu a chiamari a polizia.” Ma perché chiedo io, e lui continua “il Cav. Pintapalla e la Prof.ssa Guevara, che sta ca ncapu, saffirraru pì i capiddi e si pigghiaru a corpi d’ombrello, quando la professoressa con aria spriggiusa, rivolta verso il Cav., mi ha chiesto una guantiera di cannoli da portare via e Lei lo sa come la pensa il Cav.” ed io non capendo cosa ci entrassero i cannoli guardavo tutti con aria perplessa mentre il banconista continuava “Comunque Dottore, se sono per Lei e se li deve mangiare a casa, gliene riempio quattro, ma Lei m’ava giurare che non li deve portare da qualcuno o peggio a Piazza Politeama per festeggiare!!!! Perché noi non facciamo politica e non vogliamo problemi!!!!!” Addirittura ……. Il cannolo da simbolo fallico a strumento politico…….che paese!!!! Un Abbraccio…..il Vs. Epruno.