Archivio per la categoria: Epruno – Batracomiomachia

Cosa succede a Torino ……… secondo

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Udinese in vetta. Napoli e Roma: stop pesanti. Juventus battuta in casa dal Palermo

Bianconeri piegati dai rosanero.

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La sesta giornata sconquassa la classifica. Grande vittoria dei rosanero a Torino con i bianconeri (2-1, gol decisivo del ragazzino georgiano Mchedlidze).

clip_image008La Juve cade in casa davanti al Palermo, gioca un tempo in dieci ma la vittoria degli uomini di Ballardini c’è tutta.

Dopo sei giornate tutte le squadre hanno perso almeno una volta. Crisi bianconera: a Torino passa il Palermo. Il Genoa di Milito ferma i partenopei

JUVENTUS-PALERMO 1-2
La signora dimezzata dagli infortuni parte con fuori Camoranesi e Nedved, e dentro sia Del Piero che Giovinco, più l’ex Amauri (dall’altra parte c’è Miccoli, che fu juventino anche lui, ma fra i più scomodi). Il Palermo è incattivito, agonisticamente, dal nuovo stile Ballardini, subentrato a Colantuono. Ballardini era uomo e tecnico quieto, compassato. Da quando è alla corte di Zamparini si è trasformato in un guerriero della panchina, taglio e look alla “Full metal jacket”, motivatore assoluto, capace di dichiarazioni tali da far pensare che stia allenando il Chelsea. Chi segna per primo? Ovviamente l’ex meno atteso, uno dei ragazzi di Ballardini: Miccoli, che approfitta di un moderato sonno difensivo bianconero e di una respinta forse non eccellente del rientrato Buffon. Signora in bambola per una decina di minuti, in cui vengono svelati tutti i suoi limiti difensivi. Si fa male anche Mellberg, costretto a uscire. Però Del Piero pareggia su punizione al 39′, sulla quale Amelia non è perfetto. Espulso Sissoko per doppia ammonizione. In dieci, Ranieri non può permettersi di continuare a giocare col tridente, ma lo fa. Entra Camoranesi, ma a uscire è Poulsen. Gol della vittoria del georgiano Mchedlidze con una penetrazione fantastica in area (lento Buffon?).

Cosa succede a Torino ……… secondo

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Juve, non basta Del Piero
Perde in casa col Palermo

(Mucchio selvaggio del Palermo dopo il gol di Miccoli. Ap)       I bianconeri sconfitti all’Olimpico 2-1. Decidono i gol dell’ex Miccoli e Mchedlidze. La squadra di Ranieri non convince e paga a caro prezzo l’espulsione per doppia ammonizione di Sissoko, al 41′. Ottima prestazione dei siciliani, ora al quarto posto in classifica

TORINO, 5 ottobre 2008 – La Juventus stavolta non pareggia. Ma per i tifosi bianconeri non è una buona notizia. Perchè la squadra di Ranieri – che veniva accusato di essere mister X dopo tre pareggi di fila – cade in casa contro il Palermo: 1-2. Gol di Miccoli, Del Piero e Mchedlidze. Un k.o. pesante, che sancisce la prima crisetta stagionale. Forse la prima in assoluto da quando il tecnico romano – che oggi ha operato scelte tattiche opinabili, soprattutto a gara in corsa -, siede sulla panchina bianconera. La Juve non perdeva da 11 partite, considerando lo scorso campionato. E quindi non bisogna drammatizzare. D’altro canto, però, il gioco dei bianconeri continua a latitare, e quando mancano anche i risultati è difficile per i tifosi della Vecchia Signora trovare motivi di consolazione. Non possono sempre bastare gli acuti dei senatori a salvare la patria. Del Piero ha segnato ancora. Ma stavolta il Palermo, un ottimo Palermo, rigenerato da Ballardini, ha fatto meglio. Andando a Torino per giocarsela, e non limitandosi al contenimento. Vincendo meritatamente. E non lo faceva a casa della Juve da 47 anni. Meritandosi il quarto posto in classifica. La ciliegina sulla torta imbandita da un ragazzino georgiano al primo gol in serie A: Mchedlidze.

BUON PALERMO – Ranieri abiura ogni dogma. Per una volta mette da parte il consolidato 4-4-2. Per Giovinco. Schierato dietro le punte: è lui l’1 nel 4-3-1-2. Gli guardano le spalle i cagnacci Poulsen, Sissoko e Marchisio. Camoranesi resta seduto. Ballardini non si copre: preferisce Bresciano a Migliaccio in mezzo. La gara non è granchè. La Juve new look non funziona. I centrocampisti faticano a fare gioco, con Sissoko playmaker, Giovinco riceve pochi palloni e non si muove abbastanza da andarsene a prendere altri. E così le punte restano a corto di rifornimenti. La Juve è un “macchinone” senza benzina. Il Palermo ci mette del suo. A centrocampo ragiona con Liverani, e riparte con le sgroppate di Cassani sulla destra. Davanti Cavani e Miccoli si muovono sottotraccia, serpenti a sonagli pronti a colpire alla prima disattenzione di una retroguardia bianconera senza i titolari Legrottaglie e Chiellini. E così arriva il trillo, anzi il gol, al 24′. Miccoli, uno dei tanti ex, segna sottomisura sulla respinta di Buffon sul tiro di Cavani. Juve sorpresa da uno schema su punizione dei rosanero. Knezevic imbalsamato, “bruciato” da Miccoli. È il quinto gol in campionato del Romario del Salento.

RANERI CI RIPENSA – Ranieri cambia. E torna all’antico. Sposta Giovinco sulla fascia sinistra. La Juve ritorna al 4-4-2. Escono per infortunio prima Miccoli, poi Mellberg. Al 39′ arriva il pareggio bianconero con una punizione il primo gol in tagliata di Del Piero che sorprende Amelia. È campionato del numero dieci bianconero, il terzo stagionale dopo i due di coppa. Addirittura il 33° gol su punizione, addirittura il 244° con la Juventus. E pensare che sembrava destinato alla panchina in caso di disponibilità di Iaquinta. La Juve respira. Ma dura poco. Sissoko si fa espellere per un fallo ingenuo a metà campo. Doppia ammonizione: cartellino rosso. La Juve torna in apnea. All’intervallo è 1-1. Nei primi 45′ meglio il Palermo.

STRATEGIE – Nel secondo tempo la Juve è inibita dall’uomo in meno. E il Palermo dal risultato favorevole. Poche le occasioni. C’è un numero in palleggio di Marchisio – il migliore dei suoi – che poi prova un diagonale destro dal limite fuori di poco. Quindi una punizione di poco a lato di Del Piero. Ballardini sostituisce un altro acciaccato, Bresciano, con il baby georgiano Mchedlidze, una punta. Cambia pure Ranieri. Che ipotizza un arrembaggio finale inserendo Camoranesi (di nuovo schierato da centrale) al posto di Poulsen.

IMPRESA ROSANERO – La Juve ora in contropiede lascia ampi spazi. E il Palermo di Ballardini la punisce. Il gol porta la firma di Mchedlidze, già in evidenza in nazionale contro l’Italia, con un sinistro teso che non lascia scampo a Buffon. Ma la Juve in fase difensiva sembra un torero. Finisce 2-1 per il Palermo. Che sale al quarto posto in classifica. Per la Juve è meglio non guardarla.

Riccardo Pratesi

Cosa succede a Torino ……… secondo

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clip_image004Decidono Miccoli e Mchedlidze. Rosso a Sissoko, bianconeri in 10 per 60′. Ko Mellberg….

TORINO, 5 ottobre – Di male in peggio. La Juve perde in casa con il Palermo (non succedeva da 47 anni) e crolla all’undicesimo posto in classifica. A Miccoli nel primo tempo risponde Alex su punizione, Sissoko si fa cacciare e nel secondo tempo i rosanero trovano il gol con il giovane georgiano. ……..

DISASTRO JUVE – Ranieri cambia ancora: fuori Nedved e Camoranesi per un 4-3-1-2 inedito, con Giovinco dietro le punte Amauri e Del Piero e centrocampo di mastini: Marchisio, Sissoko e Poulsen. Dietro coppia centrale Knezevic-Mellberg con Grygera e De Ceglie. Ballardini mette in campo un aggressivo Palermo, che con il suo pressing toglie fiato e spazi alla manovra bianconera. clip_image010Rosanero avanti al 21′ con Miccoli, bravo a sfruttare una palla vagante in area dopo una super respinta di Buffon su una conclusione di Cavani. L’attaccante si infortuna proprio sull’azione del gol e viene sostituito. Dopo qualche minuto va ko Mellberg e il tecnico è costretto a mettere Salihamidzic, con Grygera che scala centrale. Una difesa che definire ballerina è dir poco. Nervoso Sissoko, si fa ammonire dopo la mezz’ora. Al 38′ un lampo: è la punizione di Del Piero che sorprende Amelia sul suo palo e rimette in pari il match, coprendo le tante carenze bianconere. Sissoo però decide di rovinare il momento di entusiasmo al 41′, quando si fa ammonire nuovamente lasciando la sua squadra in 10. Dopo l’intervallo Ranieri non cambia nulla e la Juve soffre la mancanza di creatività: qualcosa fa Giovinco, che guadagna punizioni dal limite, ma è troppo poco per creare problemi ai rosanero. Entra Camoranesi per Poulsen ma il leit motiv della giornata non cambia: il Palermo riesce a limitare anche il grande ex Amauri e a colpire in velocità con clip_image008Mchedlidze a nove minuti dal termine. L’epitaffio sulla partita è la punizione di Del Piero a pochi secondi dal 90′ che termina alta. La Juve, oltre al pari col Bate Borisov, ha preso due punti nelle ultime tre partite di campionato, con i due gol subiti oggi ha perso anche il primato della difesa meno battuta e ora guarda con preoccupazione all’infermeria: Mellberg da valutare, Legrottaglie out, Chiellini ad oggi non in grado di giocare, Grygera che esce sanguinante al volto per un colpo subito, Camoranesi che inizia a zoppicare dopo neanche mezz’ora dal suo ingresso in campo clip_image006contribuiscono ad oscurare il cielo sopra Ranieri. Il tecnico: «Abbiamo problemi ma li risolveremo». Cobolli Gigli: «Che bravo Cassano!». Del Piero: «Nessuno mi ha chiesto chiarimenti»

TORINO, 5 ottobre – «La vecchia guardia contro di me? Smentisco. Qui si lavora tutti insieme per uscire da questa situazione». E’ un Claudio Ranieri amareggiato quello che si presenta ai microfoni di Sky. La sconfitta interna della Juve contro il Palermo fa scivolare la squadra nella parte destra della classifica e questa cosa lo innervosisce e non poco. Non mancano stizziti affondi alla stampa ma c’è anche la voglia di voler uscire dal pantano della metà classifica: «Abbiamo tutte le possibilità per riprenderci e io non sono preoccupato. A volte si è incudine e a volte martello. Adesso noi siamo incudine».
MALUMORI SMENTITI – Ci sono voci che vorrebbero lo spogliatoio bianconero in fermento contro l’allenatore ma Ranieri si copre: «Nel pregara non c’erano nuvole e non c’era nulla. La sconfitta in casa ci ferisce. Venivamo da tre pareggi e volevamo la vittoria, invece… Ci hanno puniti nell’unica occasione creata nella ripresa». L’espulsione di Sissoko ha reso tutto più difficile: «Giocare in dieci non è facile per nessuno – ha proseguito Ranieri – ma anche in inferiorità abbiamo comunque provato a creare occasioni da gol. Io sull’1-1 la volevo vincere la partita, tanto che ho tolto uno stanchissimo Poulsen per mettere Camoranesi e aumentare la forza lì in avanti. Nedved fuori? Veniva da una serie di partite consecutive e mi sembrava giusto farlo recuperare, come Camoranesi che l’ho messo in campo solo nella ripresa».
DEL PIERO – «Problemi nello spogliatoio? Io non ho notato particolari frizioni anche perchè nessuno è venuto a farmi delle osservazioni e l’unica cosa che conta per me è il parlarsi in faccia». Alex Del Piero smentisce ma non con la dovuta convinzione un articolo apparso in settimana su Tuttosport relativo a dei malumori scoppiati all’interno della squadra bianconera fra la vecchia guardia e mister  Ranieri. «Se nessuno mi dice niente, per me va tutto bene», ha detto il capitano. «Se ci sono problemi bisogna parlarne in faccia, senza aver paura. Le cose si superano solo così. L’unione è la cosa fondamentale. Io resto ottimista e ben venga questa sosta. Dobbiamo lavorare, impegnarsi e dare di più tutti quanti. Dovremo riprendere in mano la situazione perchè tante cose non hanno funzionato. Lippi mi ha chiamato e mi ha detto che non sarò in Nazionale».
COBOLLI GIGLI – Il presidente Cobolli Gigli non è felice ma resta comunque ottimista dopo il ko della sua Juve contro il Palermo: « Situazione difficile perchè oggi volevamo vincere e invece abbiamo perso. Comunque sono convinto che ne verremo fuori come società e come squadra. Dobbiamo uscirne tutti insieme, uniti attorno a Ranieri. Io vedo due squadre che hanno preso il volo ripsetto a noi, soprattutto l’Inter. Vedrete che fra due settimane torneremo».
RANIERI E CASSANO – Il presidente nega che ci siano problemi fra la società e Ranieri: «Escludo nel modo più categorico queste notizie. Condividamo le scelte di Ranieri, portiamo avanti il nostro progetto e ve lo dico ora che le cose non vanno proprio benissimo. Lo spogliatoio è solidale come squadra nel voler portare avanti un processo di successo e in questo senso si avvicina alle scelte dell’allenatore. In 10 nella ripresa  potevamo anche portare a casa il 2-1 ma alla fine abbiamo perso e ci può stare. Fra due settimane si ricomincia tutto da capo». Chiosa su Cassano: «Lo apprezzo sempre di più, mi piace come calciatore ed è molto spiritoso. regala gioia in campo e fuori con la sua simpatia. Mi piace moltissimo».

Solo tre pensieri ………………”U Paliermu”!

La sofferenza della “Palermo Calcistica”. Tra le tante contraddizioni che rendono unica la “mia città”, non poteva mancare la squadra calcio! Undici ragazzi in una elegante ed unica divisa “rosa-nero”, che affratellano, anzi rendono “cuscini” l’arricchito “putiaro” e lo scippatore dello ZEN, basta che un individuo con un fisico che tutto sembra tranne quello dell’atleta si metta nelle condizioni di agganciare un pallone e da fuori area, scaraventarlo all’incrocio dei pali della porta avversaria………

image Siamo la città del “vinciemmu” e “pirdieru”!!!!!!!!! Perchè tra tante perdite quotidiane, nessuno si sogna di aggiungere le sconfitte calcistiche, ma di contro vuoi mettere la vittoria contro una squadra più blasonata? Una ora e mezza domenicale di gloria, prima di ritornare ad una consueta “settimana di merda”?

Miss Paraguay ed il giavellotto…………..

Giavellotto, miss Paraguay eliminata – Leryn Franco chiude penultima.

Ha fatto notizia nei primi giorni dell’Olimpiade: una modella che lancia il giavellotto, d’altronde, non può che incuriosire. Ebbene, ora si torna a parlare di lei: Leryn Franco, che in passato è stata Miss Paraguay, non ce l’ha fatta a superare il turno di qualificazione al lancio del giavellotto. Finisce così, senza passerella finale, l’avventura di Leryn, già candidata a essere Miss Pechino.

L’atleta-modella non è riuscita ad andata oltre i 46 metri, il migliore dei suoi tre lanci di qualificazione è stato 45,34 metri, classificandosi nelle posizioni di retrovia. E dunque si è fermata qui la trasferta pechinese di Leryn. In ogni caso vanta un primato: ha calamitato su di sé l’attenzione di telecamere, insistenti, e di fotografi, altrettanto insistenti. www.sportmediaset.it

Dorando Pietri – L’eroe di Londra 1908

Chi ricorda quale atleta ha vinto la maratona di Londra 1908? La vittoria andrà all’americano Johnny Hayes, ma la storia di Dorando Pietri, il primo uomo a entrare nello stadio, ma che stremato dalla fatica, cade a terra più volte, taglia il traguardo sorretto dai giudici che lo hanno soccorso, e che per questo viene squalificato, commuoverà tutto il mondo. Le immagini e il racconto del suo arrivo, superando la cronaca viva di quei giorni, lo hanno consegnato alla storia dell’atletica leggera. Riceverà una coppa in argento dorato direttamente dalle mani della regina Alessandra. http://it.youtube.com/watch?v=7iZfpm6E3zk

Dorando Pietri, noto impropriamente anche come Dorando Petri (Correggio, 16 ottobre 1885Sanremo, 7 febbraio 1942), nacque a Mandrio, una frazione di Correggio, ma visse sin da piccolo a Carpi. Iniziò molto presto a lavorare, come garzone in una pasticceria. Nel tempo libero si dedicava alla bicicletta o alla corsa a piedi. Era un uomo minuto e di bassa statura, essendo alto 1,59 m. Nel settembre del 1904 il più famoso podista italiano dell’epoca, Pericle Pagliani, partecipò ad una gara proprio a Carpi. Si racconta che Pietri, attirato dall’evento, si sia messo a correre dietro Pagliani, con ancora gli abiti da lavoro addosso, ed abbia retto il suo passo fino all’arrivo. Qualche giorno dopo, Pietri fece l’esordio in una competizione ufficiale, correndo i 3000 metri a Bologna ed arrivando secondo. L’anno successivo arrivarono i primi successi, sia in Italia che all’estero, il più importante dei quali fu la 30 km di Parigi, vinta con un distacco di 6 minuti. Il 2 aprile 1906 Pietri vinse la maratona di qualificazione per i Giochi Olimpici intermedi, che si sarebbero svolti in estate ad Atene, con il tempo di 2 ore e 48 minuti. Purtroppo nella gara di Atene fu costretto a ritirarsi al 24° chilometro per problemi intestinali, quando era al comando con 5 minuti di vantaggio sugli inseguitori. Nel 1907 riportò numerose vittorie, tra le quali i titoli dei 5000 metri ai Campionati italiani (con il primato nazionale di 16’27″2) e dei 20 km. Ormai Dorando Pietri era il dominatore assoluto del fondo nazionale, in grado di vincere dal mezzofondo alla maratona, ed aveva già ottenuto risultati importanti sulla scena internazionale.

Il 1908 era l’anno delle Olimpiadi di Londra. Dorando Pietri si era preparato per mesi all’evento. Il 7 luglio si guadagnò il posto nella squadra italiana in una maratona di 40 km disputata a Carpi. Vinse in 2 ore e 38 minuti, una prestazione mai ottenuta prima in Italia. La maratona olimpica era in programma pochi giorni dopo, il 24 luglio. Per la prima volta il percorso si snodava su 42,195 km[1]. Alla partenza, davanti al Castello di Windsor, c’erano 56 atleti, tra cui i due italiani Dorando Pietri, maglietta bianca e calzoncini rossi, con il numero 19 sul petto, e Umberto Blasi. Era una giornata insolitamente calda per il clima inglese. Alle 14.33 la principessa del Galles diede il via. Un terzetto di inglesi si portò subito al comando della corsa, imponendo un’andatura elevata. Pietri si mantenne nelle retrovie, cercando di conservare le energie per la seconda parte di gara. Infatti verso la metà il maratoneta italiano iniziò la sua progressione, rimontando via via numerose posizioni. Al 32° km era secondo, a quattro minuti dal leader della corsa, il sudafricano Charles Hefferon. Saputo che l’atleta di testa era entrato in crisi, Pietri aumentò ancora il ritmo per recuperare il distacco, e al 39° km raggiunse e subito sorpassò il sudafricano. Mancavano ormai un paio di chilometri all’arrivo, ma Pietri si trovò a fare i conti con l’enorme dispendio di energie effettuato durante la rimonta e la disidratazione dovuta al caldo. La stanchezza gli fece perdere lucidità. Arrivato allo stadio, sbagliò strada. I giudici lo fecero tornare indietro, ma Pietri cadde esanime. Si rialzò con il loro aiuto, ma ormai stremato, faticava a reggersi in piedi da solo. Era ad appena 200 metri dal traguardo. Gli oltre 75.000 spettatori dello stadio erano tutti in trepidazione per lui. Attorno a lui sulla pista i giudici di gara e persino alcuni medici accorsi per soccorrerlo. Pietri cadde altre quattro volte, ed altrettante fu aiutato a rialzarsi, ma continuò barcollando ad avanzare verso l’arrivo. Quando finalmente riuscì a tagliare il traguardo, sorretto da un giudice e un medico, era totalmente esausto. Il suo tempo finale fu di 2h54’46″4 su 42,195 km, ma solo per percorrere gli ultimi 500 metri impiegò quasi dieci minuti. Oltre il traguardo svenne e fu portato fuori dalla pista su una barella. Poco dopo di lui arrivò lo statunitense Johnny Hayes. La squadra americana presentò immediatamente un reclamo per l’aiuto ricevuto da Pietri, che venne prontamente accolto. Il carpigiano fu squalificato e cancellato dall’ordine di arrivo della gara.

“Famoso per non avere vinto – Il dramma di Dorando Pietri commosse tutti gli spettatori dello stadio. Quasi a compensarlo della mancata medaglia olimpica, la regina Alessandra lo premiò con una coppa d’argento dorato. A proporre l’assegnazione del riconoscimento sarebbe stato lo scrittore Arthur Conan Doyle che secondo alcuni era anche l’addetto con il megafono che sorresse Pietri al momento dell’arrivo. Tale affermazione non ha però alcun fondamento: i due personaggi che quasi incastonano la tragica figura di Pietri, in quella che è senza dubbio una delle più note e significative immagini dell’olimpismo moderno, sono rispettivamente: alla destra dell’atleta – con il megafono – il giudice di gara Jack Andrew ed alla sinistra il capo dello staff medico, il dottor Michael Bulger. Conan Doyle era in effetti presente in tribuna, a pochi metri dalla linea del traguardo, dato che era stato incaricato da Lord Northcliffe di redigere la cronaca della gara per il Daily Mail; il resoconto del giornalista-scrittore terminò con le parole: « La grande impresa dell’italiano non potrà mai essere cancellata dagli archivi dello sport, qualunque possa essere la decisione dei giudici. » Successivamente Conan Doyle suggerì al Daily Mail di conferire un premio in danaro a Pietri, sotto forma di sottoscrizione per permettergli l’apertura di una panetteria, una volta rientrato in Italia. La proposta ebbe successo e vennero raccolte trecento sterline. Lo stesso Doyle avviò la raccolta donando cinque sterline. Il racconto della sua impresa eroica ma sfortunata fece immediatamente il giro del mondo. Da un giorno all’altro Dorando Pietri divenne una celebrità, in Italia e all’estero. Le sue gesta colpirono la fantasia del compositore Irving Berlin, che gli dedicò addirittura una canzone intitolata Dorando. Paradossalmente, la mancata vittoria olimpica fu la chiave del suo successo. Sull’onda della sua fama ricevette presto un lauto ingaggio per una serie di gare-esibizione negli Stati Uniti. Il 25 novembre 1908, al Madison Square Garden di New York, andò in scena la rivincita tra Pietri e Hayes. Il richiamo era enorme: ventimila spettatori (tra cui molti italo-americani), ma altre diecimila persone erano rimaste fuori perché non c’erano più biglietti. I due atleti si sfidarono in pista sulla distanza della maratona, e dopo aver corso testa a testa per quasi tutta la gara, alla fine Pietri riuscì a vincere staccando Hayes negli ultimi 500 metri, per l’immensa gioia degli immigrati di origine italiana presenti. Una seconda sfida disputata il 15 marzo 1909 venne anch’essa vinta dall’italiano. Durante la trasferta in America Pietri partecipò a 22 gare, con distanze variabili dalle 10 miglia alla maratona, e ne vinse 17. Come già detto, rientrò in Italia nel maggio 1909, e proseguì per altri due anni l’attività professionistica a livello nazionale e all’estero. La sua ultima maratona fu a Buenos Aires, il 24 maggio 1910, dove chiuse con il suo primato personale, 2.38’48″2. La gara d’addio, in Italia, si svolse il 3 settembre 1911 a Parma: una 15 km, vinta agevolmente. L’ultima gara all’estero avvenne invece il 15 ottobre dello stesso anno, a Göteborg in Svezia, e si concluse con l’ennesima vittoria di Pietri. Il giorno dopo compì 26 anni. In tre anni di professionismo e 46 gare, Dorando Pietri guadagnò oltre 200.000 lire solo di premi, una cifra enorme per l’epoca. In più riceveva dal suo agente una diaria settimanale di 1250 lire. Investì i suoi guadagni in un’attività alberghiera assieme al fratello, ma come imprenditore non mostrò lo stesso talento che aveva come sportivo. Dopo il fallimento dell’hotel, si trasferì a Sanremo, dove aprì un’autorimessa. Nella città dei fiori rimase fino alla morte, che lo colse a 56 anni per un attacco cardiaco. La coppa donata a Pietri dalla regina Alessandra è oggi custodita a cura della società La Patria in una cassetta di sicurezza della Unicredit Banca a Modena. Sul piedistallo reca inciso questa dedica: « To Pietri Dorando – In remembrance of the Marathon pace from Windsor to the Stadium – July. 24. 1908 – Queen Alexandra. »

George Eyser – L’eroe di St Luis 1904

Olimpiadi del 1904 a St. Louis nonostante avesse una protesi di legno alla gamba sinistra. Quell’edizione delle Olimpiadi venne ricordata come un fiasco dal punto di vista organizzativo. Le gare dei Giochi vennero inserite nel programma della fiera campionaria Louisiana Purchase Exposition, frammentate su un arco di tempo di quasi cinque mesi. La partecipazione internazionale ai Giochi fu molto ridotta, soprattutto a causa dei costi proibitivi della trasferta. Quasi la totalità degli atleti (e dei vincitori di medaglie) era statunitense. Tra i partecipanti si distinse in particolare il ginnasta statunitense George Eyser. Vinse sei medaglie: tre ori (volteggio, arrampicata sulla corda, parallele), due argenti (combinata individuale, cavallo con maniglie), un bronzo (trave). Le sue prestazioni ebbero particolare risalto, e furono tra le poche memorabili di quelle Olimpiadi fallimentari, perché Eyser aveva una protesi di legno al posto della gamba sinistra, che gli era stata amputata dopo essere finito sotto un treno. Poco altro si sa di George Eyser. Nacque nel 1871, quindi aveva già passato i 30 anni quando nel 1904 gareggiò alle Olimpiadi. All’epoca era un atleta del club Concordia Turnverein, con cui vinse anche un meeting internazionale a Francoforte (Germania) nel 1908 ed una competizione nazionale nel 1909 a Cincinnati (USA).

 

“Ray” Clarence Ewry- L’eroe di Parigi 1900

La prima partecipazione olimpica di Ewry fu nel 1900 a Parigi. Le tre gare di salto da fermo (in lungo, in alto e triplo) si svolgevano tutte nello stesso giorno, il 10 luglio. Ewry gareggiò prima nel lungo, dove vinse con la misura di 3,21 m. Vinse anche il salto triplo con 10,58 m. Infine, si aggiudicò anche l’alto facendo pure il primato del mondo con 1,65 m. Il pubblico francese rimase strabiliato dalla sua prestazione e lo ribattezzò “la rana umana“.

Nel 1897 Ray Ewry (USA), finita l’università, si trasferì a New York per lavorare come ingegnere idraulico. Nella metropoli scoprì un forte interesse per i Giochi olimpici, che erano stati ripristinati appena l’anno prima ad Atene. Si iscrisse ad un club di atletica, deciso a partecipare alla successiva edizione dei Giochi. Si confermò campione olimpico di tutte e tre le discipline anche nelle successive Olimpiadi del 1904. Vinse l’alto con la misura di 1,60 m e il triplo con 10,54 m. Nel lungo riuscì anche a migliorarsi, e alla vittoria aggiunse il primato del mondo con 3,47 m, che non fu mai più superato in tutta la storia del salto in lungo da fermo. Ewry partecipò anche alle Olimpiadi estive del 1906, evento organizzato per festeggiare il 10° anniversario della I Olimpiade del 1896, ma non inserito nella cronologia ufficiale delle Olimpiadi. Vinse due gare, l’alto (1,56 m) e il lungo (3,30 m). L’altra sua specialità, il salto triplo, era stata eliminata dal programma dei Giochi. Nel 1908, Ewry, che aveva già 34 anni, vinse altri due ori, nel lungo (3,33 m) e nell’alto (1,57 m). Quella fu la sua ultima partecipazione olimpica. Continuò a gareggiare anche negli anni successivi, e tentò di qualificarsi per le Olimpiadi del 1912, ma senza successo. Dopo quell’Olimpiade, i salti da fermo vennero esclusi dal programma olimpico. Ewry continuò a lavorare come ingegnere.

Karl Schuhmann – L’eroe di Atene 1896

Alle I Olimpiadi di Atene fu plurimedagliato ma partecipò anche a svariate gare in vari sport (al centro nella foto a sinistra). Era presente a quasi tutte le gare di ginnastica, alla gara di lotta, ma anche all’atletica e al sollevamento pesi. Nonostante la sua bassa statura (1.57 m), quindi, seppe predominare anche in gare in cui sarebbe stato apparentemente svantaggiato. Nella gara di lotta vinse contro tutte le aspettative battendo prima il favoritissimo Launceston Elliot e poi in finale l’atleta greco Georgios Tsitas, favorito dal pubblico.

Karl Schuhmann (GER) – Crebbe a Colonia dove diventò membro della locale associazione ginnica dal 1886 al 1889. A 19 anni vinse a Colonia la combinata di 12 prove ginniche alla Gau-Turnfest. Nello stesso periodo vinse nella regione della Ruhr il salto in alto e gli anelli. Nel 1889 ottenne un riconoscimento particolare alle gare ginniche nazionali. Nel 1890 si trasferì a Berlino dove esercitava la professione di orafo. Questo fu il periodo migliore della sua attività sportiva. Nel 1894 giunse sesto alle prove ginniche a Breslavia e quarto nel 1895 a Roma (con le prime quattro posizioni in tutti gli attrezzi). Dopo Atene vinse ancora in Germania nel 1898 e nel 1903, continuò fino al 1908 ottenendo un 38esimo posto. Si trasferì in Inghilterra dove continuò ad esercitare la sua professione di orafo e di insegnante di ginnastica della Società tedesca di Ginnastica. Venne internato nell’isola di Man durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 1919 tornò in patria dove dal 1919 al 1939 divenne allenatore della Charlottenburger TG. Nel 1939 venne invitato ai giochi olimpici in ricordo dei suoi fasti.

O Sarracino ….. 6° parte

“….. a Palermo si parla piuttosto degli omaggi che il munifico Sultano dell’Oman ha fatto alle Autorità. Anche in questo caso sono due le correnti di pensiero che si fronteggiano sul tema “era giusto accettare?”. Una tira acqua al mulino dei nostri politici affermando che, noblesse oblige, non si potesse fare a meno di accettarli. Certo, si dice, sarebbe stato un atto scortese nei confronti di un capo di Stato. L’altra, di stampo anglosassone, afferma che forse era meglio soprassedere, rifiutando educatamente, ma in maniera decisa, quei preziosi Rolex d’oro tempestati di brillanti ricevuti a titolo personale, proprio come fecero Tony Blair e sua moglie Cherie, che qualche anno fa non accettarono analogo (beh, quasi) dono da parte del premier italiano Silvio Berlusconi. Ma si sa, noi siciliani, anche se siamo il risultato di un crogiuolo infinito di razze, non apparteniamo certo alla stirpe di Albione.” (Da Sicilia Informazioni)