Carissimi
Entro in una piccola panetteria, arcaico locale demodé, ucciso dai nutrizionisti da talk-show e messo al bando da chi fa religione della prova costume, da chi vive tre mesi all’anno nuda arrostita sotto raggi U.V.A. che provocano tumori alla pelle, per poi sbiancare in meno di dieci giorni e trovo una lavagna piccola, in alto, con scritto con il gessetto “Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni” e sotto ovviamente la firma Oscar Wilde.
Mi viene naturale chiedere alla signorina che dietro il bancone mi stava pesando i due bocconcini ancora border-line, la dose di un pusher, non ufficialmente messi all’indice, ma certamente tollerati meno dell’uso delle pasticche allucinogene o delle bottiglie di birra nelle varie taverne, da bere appozzando senza bisogno di bicchieri: “signorina chi ha scritto questa frase?”
A quel punto esce un omino dalla stanza dei forni, tutto imbrattato di farina il quale mi risponde: “Oscar Wilde”. Io replico: “lo sapevo, ma volevo intendere chi materialmente avesse scritto e appeso quella frase sulla lavagna”. L’omino orgogliosamente mi fece cenno di averla scritta lui e di seguito iniziò a declamare le lodi di Wilde, della personalità dello scrittore e della bellezza delle opere.
Un panettiere che a Palermo, in una città vocata “all’usato sicuro” non mi parlava con frasi fatte e slogan letti dai titoli del quotidiano locale, ma addirittura mi lodava il “ritratto di Dorian Grey”.
Il suo incontro mi aveva acceso la giornata, questa terra aveva ancora speranze e non perché il “cazzaro” di turno mi volesse vendere la fontana di trevi, non perché cinquanta pensionati benestanti mi riempissero la mostra “del nulla” chiamandomela arte, non perché qualcuno volesse convincermi che tutto era risolto, che non cerano più problemi, che non c’era la mafia, che non c’era la povertà, che non c’era l’immondizia, ma perché avevo trovato un “uomo comune” che custodiva una media cultura personale, magari scolastica e che pensando ancora con la propria testa trovava l’ironia di utilizzare un aforisma celebre per giustificare la vendita del pane o dei biscotti, tutti alimenti ipercalorici messi al bando da coloro che si ubriacavano accompagnandoli con i “dietetici stuzzichini”.
Avevo trovato un uomo normale appartenente probabilmente ad una “setta segreta” tipo quella che nel film Fahrenheit 451 si tramandava da padre in figlio il libro imparato a memoria.
Costui faceva un lavoro pesante, una vita di merda come tutti i panettieri che lavorano mentre noi dormiamo per farci fare i fighetti che mangiano i cornetti caldi a tarda notte o all’alba, ma trovava il tempo per leggere Oscar Wilde e chi sa quant’altro.
Meraviglioso, che popolo strano siamo, un uomo di cultura media a fare il panettiere e chi sa quanti altri lavori difficili, e poi idioti ed ignoranti a governarci e spesso a fare i ministri dell’istruzione senza istruzione.
Allora ti dico, alzati Palermo, fintanto che ne rimarrà solo uno di questi uomini normali e moriranno i Gattopardi, uno dietro l’altro, ci sarà ancora tempo per non sentirsi scassare i cabbasisi con frasi come “tutto deve cambiare affinché tutto rimanga come prima” o “Siciliani si sentono perfetti come degli Dei”.
E infine, post scriptum mangiate pane, mangiate pasta come hanno fatto per anni i vostri padri e tenetevi lontano da prodotti edulcorati e congelati.
Un abbraccio, Epruno