Siamo Strani? No è Impressione Mia

Carissimi,
Che volete che vi dica? Siamo strani. Mi direte: “Ora te ne accorgi?” Ammetto, non me ne accorgo adesso, ma quando decido di fare maggiore attenzione a ciò che mi circonda, ho quasi la sensazione di vivere in un grande set cinematografico dove la mia vita è soltanto qualcosa di recitato in compagnia di tanti altri attori che intorno a me recitano alla grande, poiché pur avendo davanti ai loro occhi scenografie montate e dietro grandi ponteggi, con tubi e giunti, si muovono in scena con tanto agio, senza uscire fuori dallo spazio delimitato, senza fare attenzione a ciò che è lo spazio delimitato, ma concentrati nel loro ruolo, parlando, proferendo frasi senza senso spesso, facendo finta di crederci.
Ne hai voglia a tentare di richiamare la loro attenzione per fargli notare che è tutta carta pesta e che alla fine spegneranno i riflettori, uscirà il “ciak” dal campo e il “regista” andrà via e tutti ritorneremo alle nostre vite di “merda”.
Loro, nulla, concentrati, spesso pieni di se per il ruolo assegnato, convinti della validità della “sceneggiatura” e soprattutto convinti di essere dei grandi “attori”.A quel punto ti verrebbe di distribuire a destra e a manca “boffe” ma poi anche tu ti rendi conto che nel dubbio, prima o poi la scena finirà e che nella prossima ti potrebbe capitare un copione migliore, una sceneggiatura più soddisfacente, addirittura nella “fiction” successiva potresti invertire i ruoli con chi oggi ha avuto da recitare ruoli dominanti e pensi: “che sa da fa ppe campà!”
Stai tranquillo, ti reciti la particina da comparsa, cerchi di non fare incazzare la produzione (loro si sempre gli stessi e con il pallino in mano) e speri che alla prossima recita ti chiamino ancora, poiché se sei comparsa, continuerai a fare delle comparsate senza che il pubblico a differenza di chi ha ruoli in cartellone, decreti il tuo successo.
Allora nel dubbio, pure io a volte mi metto il “prosciutto davanti agli occhi” seguendo pedissequamente la sceneggiatura e muovendomi a mio agio tra le scenografie e sono colui che sorregge “Giulio Cesare” dopo che è stato pugnalato a morte dai congiurati, sono quello che è abbattuto dal primo colpo di mitraglia accanto al protagonista dello “sbarco in Normandia”, sono chi collabora nel front-desk dell’albergo il portiere nel film “Pretty Woman”.
Sono un attore (parola grossa), sono una comparsa che per pochi euro al giorno riempie la scena senza proferire parola, nessuno attenzionerà il mio volto, faccio soltanto “folla”, avendo cura di passare giornalmente a ritirare e riconsegnare a fine giornata il mio costume di scena (a meno che non mi lascino “recitare” con i miei stessi abiti) e non dimenticando mai a pranzo il mio “cestino” che mi permetterà di potermi vantare con coloro che mi diranno: “Beato te che almeno ……”.
A che serve avere fatto “i giganti della montagna”? Chi ci pensa più ormai. E si siamo strani. Non so se realmente la “vita è un film” o “il film sia la vita”, lascio a Marzullo tali considerazioni, una cosa è certa, quando sul “set” sento spari, io per si o per no mi butto a terra, non sapendo se trattasi di veri colpi di pistola con vere pallottole o colpi sparati a salve per fare scena.
In attesa che cambi il “film”, quantomeno il “soggetto”, cerco di portare a casa la pellaccia ed è quello il momento nel quale invidio coloro che fanno le comparse nei “film porno”, ma sono certo che anche in quel caso, “oggi” il mio ruolo si esaurirebbe nelle prime scene, ancor prima che inizino “i fuochi d’artificio”, ma quanto meno non rischierei la vita. Un abbraccio, Epruno.  

(Pubblicato Venerdì 21/04/2017 su www.ilsicilia.it)

“Re e Viceré”

Voglio sconvolgervi dicendo qualcosa in controtendenza, ma nella quale credo. La politica è una cosa pulita, forse la cosa più pulita che oggi esista. Direte certamente che io oltre ad aver bevuto mi sia ostinato a non guardare televisione da anni ed abbia fatto di tutto per non tenermi informato.

Eppure non sto scherzando, se c’è una cosa bella, una bella invenzione di cui abbia potuto usufruire l’uomo, questa è la politica, la possibilità data all’individuo di poter partecipare alle scelte per il governo della sua polis ….. eppure.

La politica ed i politici sono lo specchio della società che li sceglie, quindi se il mondo va male perché addossare la colpa ai politici?

Se la nostra è una società malata e decadente non lo è perché sono marci i nostri rappresentanti, ma ci fa piacere e comodo crederlo!

La società va male perché forse siamo diventati dei “fanghi” e non meravigliamoci che tutto ciò che produciamo, finanche quando votiamo è del “fango”!

Non possiamo nasconderci sempre dietro un paravento, abbiamo avuto tutte le opportunità che una sana democrazia ci ha ridato, costruita a seguito di luttuosi eventi bellici, ma la nostra partecipazione alle sorti ed alla scelta della cosa pubblica è sempre più scemata fino ai giorni d’oggi!

Fateci caso, è stato sempre un manipolo di uomini a prendere il potere millantando partecipazioni oceaniche, fin dal tempo dei 1000.

Il nemico numero uno del nostro popolo siculo è stato da sempre il “Gattopardo” con quell’autorità ed autorevolezza pronta a dire l’ultima parola, a sputare l’ultima sentenza.

Da parte nostra siamo stati sempre alla ricerca di un padrone che ci sapesse ammaliare con la sua saggezza, fino a farci prendere coscienza che qualunque azione, qualunque iniziativa per cambiare lo “status quo”, sarebbe stata del tutto inutile poiché “tutto sarebbe cambiato affinchè tutto restasse come prima”.

Questa sentenza, come un macigno, emessa in un salotto nobile, da una persona da generazioni benestante, ci avrebbe dovuto far comprendere che da queste parti, il potere non combatte per difendere i propri privilegi, ma periodicamente sta attento alla finestra alla nascita di qualunque nuova iniziativa “di cambiamento” per convertirsi e riciclarsi in essa all’indomani della vittoria per continuare così a governare!

Fu borbonico, poi garibaldino, poi savoiardo ed in più fascista, democratico ed anche forzista ….. volete scommettere su cosa diverrà?

“La Chiave”

Chi di voi ha la fortuna di vedere svegliare la città, si sarà imbattuto, ormai di rado negli omini, degli elfi, che mentre tutti dormono e s’intravedono le prime luci dell’alba, danno la corda alla città, con un’enorme chiave, centrando un buco nell’asfalto della strada.

Siamo abituati, in un’epoca di benessere mediamente diffusa, a trovare dei servizi, più o meno efficienti, a tanta gente che vive e lavora attorno a noi, per permetterci una vita confortevole. Siamo così abituati, da darne per scontata l’esistenza a prescindere da chi li fornisce, come se questi non solo non costassero nulla, ma li pagassero i marziani, quei soliti marziani causa di tutti i nostri problemi. Questi servizi alle nostre latitudini sono generalmente erogati dalla “cosa pubblica”!  Usciamo la mattina da casa presto e c’è qualcuno che si è alzato più presto di noi per guidare l’autobus che ci porterà in ufficio. Torniamo tardi la notte a casa e c’è chi non andrà a dormire per garantire la nostra sicurezza e la nostra salute. E noi pretendiamo il meglio da ciò!

Ma immaginiamo per un attimo di svegliarci una mattina e non trovare acqua che esce dai rubinetti, accendere l’interruttore della luce e non sorbire nessun effetto, luci spente, Tv e tutti gli altri elettrodomestici spenti, ascensori fermi. Immaginiamo tutto ciò esteso ai nostri posti di lavoro, i mega uffici o soltanto i negozi, con la merce deteriorabile che perde.

Immaginiamo che il gas non arrivi più nelle nostre case, immaginiamo le pompe di benzina senza più carburante, i mezzi di trasporto fermi, gli ospedali chiusi, le scuole chiuse, le strade ancor più sconnesse di adesso, con i semafori spenti, senza più nessuno che raccoglie i rifiuti con grandi e reali rischi di epidemie che nessuno avrà la disponibilità di curare, senza nessuno in giro che garantisca il rispetto delle regole. Uno scenario realmente catastrofico!

Tutto ciò, ovviamente, non conseguenza del solito sciopero generale per la stabilizzazione di precari che per un’ora crea disaggi a una città, ma quale effetto di un giocattolo che rischia di rompersi, per incapacità a farlo funzionare.

Ho ben spiegato l’importanza e il rispetto che merita la “cosa pubblica” e le sue istituzioni? Comprendete la pericolosità del populismo che tenta di istigare un conflitto sociale tra poveri, accendendo il riflettore sui piccoli dettagli e distraendo l’attenzione dai grandi temi? Di soldati son pieni i cimiteri, non possiamo sempre scaricare la colpa di tutto sugli operatori.

Ad ognuno il proprio ruolo, a noi il senso civico, ma alla politica, “servizio” che strapaghiamo, va il compito di fornire prestazioni all’altezza del costo.

Sono poche e semplici le regole della democrazia, le regole del vivere comune e non possono prescindere da un’applicazione di una seria solidarietà sociale e dal rispetto di regole certe per tutti, ma soprattutto dalla garanzia di affidarsi a  una classe dirigente, a qualunque livello, capace, scelta e selezionata con seri criteri che sappia dirigere, guidare e controllare, con onestà e senso delle istituzioni, l’efficienza dei servizi resi ….. è questo che da tempo manca!