Ho sognato un futuro dove qualunque opera d’arte milleniaria veniva tradotta con linguaggi moderni e mediante le “autostrade dell’informazione” diveniva fruibile da chiunque, creando maggiore conoscenza e nuove opportunità professionali e imprenditoriali.
Ho sognato che attraverso la digitalizzaione delle opere d’arte si potessero ottenere nuovi modelli di fruizione e di valorizzazione culturale, giungendo a tutti con l’aiuto di un nuovo esperanto, l’informatica, ma attraverso lo strumento (in essere) più democratico, il web.
Ho visto in sogno la costruzione di cosidetti “musei virtuali” e utenze formate alla fruizione remota partecipativa anche con l’ausilio dei social networks.
Ho visto in quel sogno immense banche dati condividere il patrimonio artistico e culturale dell’umanità e renderlo consultabile attraverso un clic nel proprio computer di casa o nello strumento palmare portatile.
Ho visto in sogno l’emozione di chi attraverso la realtà aumentata, con tecniche multimediali e immersive viveva un’opera pittorica avendo la sensazione di esserci dentro.
Ho visto in sogno ipovedenti, attraverso stimoli tattili e di orientamento aggiuntivi godere al meglio di un’opera d’arte.
Non ero davanti “le porte di Tannhäuser”.
Svegliatomi mi sono reso conto che tutto ciò oggi è realtà!
Ma nell’attesa che quanto sopra diventi di portata universale, dovremo sopportare inadeguate segnaletiche sul territorio per i siti e carenze di organico che spesso li rendono chiusi nei giorni di festa.
E’ vero: “questa terra potrebbe vivere di solo turismo” lavorando ancor prima sulle virtù più che sulla virtualità.

(Scritto e Letto nel 7° Episodio di Status Donne – Su CTS – Format di Paola Carella)