Carissimi …. “Dottore cosa significa Bad Company?” Come si risponde su due piedi a una domanda del genere e soprattutto in un ambiente che nulla a che vedere con una classe di studenti che studia economia? Come deludere il vostro barbiere di fiducia convinto che voi, persona istruita, possiate avere una risposta per tutto. “Salvatore ma domande più semplici non ne abbiamo questa mattina? Ma se parlassimo del Palermo o di donne come si fa in tutte le sale da barba? In parole semplici è una strategia usata per salvare un’azienda in crisi svuotandola e abbandonandola al proprio destino e trasferendo, ove possibile quanto di prezioso ancora rimane, in una nuova realtà indipendente dalla storia del passato. La vecchia azienda, viene detta Bad Company. Avvertito qualche perplessità, mi imbarco in un esempio: “Immaginate Palermo oggi con tutti i suoi problemi. Fate finta che sia un’azienda. Immaginate che un giorno qualcuno decida che non vale più la pena di spendere energie per risolvere i suoi problemi. Supponiamo che qualcuno si convinca che siamo sull’orlo del fallimento, ma ci sia a un certo punto un investitore estero che decida che il contesto geografico, il sole, il mare, il clima siano tutti fattori positivi per poter far crescere in futuro qualcosa d’importante”. Percepisco in sala qualche sorriso di chi la sa lunga e continuo “Purtroppo parallelamente, la fredda statistica, la mentalità e le tendenze, danno un quadro generale di sicuro fallimento scoraggiando chiunque decida di investire risorse economiche e mentali in un tentativo di salvataggio per non farsi anch’esso trascinare in un fallimento”. Cerco di rendere quanto più semplice il paragone … “Quindi immaginate che per risolvere i problemi di Palermo, si decida di prendere il 5% della sua popolazione (con una stima ottimistica) ed impiantarla in una nuova Palermo, costruita a dieci chilometri di distanza, con nuove cognizioni di modernità ma soprattutto con delle regole certe fin dall’inizio. Attendere cento anni stando molto attenti affinché tra le due realtà non vi fosse connessione alcuna e costatare i frutti di questo nuovo insediamento e la desertificazione della prima.
A questo punto nella barberia è palese un sentimento misto di perplessità, imbarazzo e soprattutto interesse affinché il sottoscritto portasse avanti il suo discorso, manifestato da un silenzio di tomba e soprattutto dal fatto che Salvatore ha abbassato il volume della radiolina che suona di continuo canzoni neomelodiche. “La città vecchia, che noi chiameremmo Bad Company, crogiolandosi sulle logiche correnti e sui propri difetti, spingerebbe i più intelligenti, ad andar via, lontano e gli altri a distruggersi tra di loro per affermare il proprio predominio. Ultimata la desertificazione della prima città (quella vecchia), questa potrebbe esser trattata come l’area archeologica della nuova Palermo, con tutti i suoi bei monumenti e bellezze artistico-storico-monumentali (sempre che nei cento anni non si fosse stati capaci di distruggerli) ed ecco che dalle ceneri della “Bad Company” avremmo creato delle opportunità! Chiarito il significato?”
Nel silenzio di tomba, il Cavaliere Provolizzi in attesa del suo turno per la barba, dimostrando di conoscere le lingue interviene dicendo: “Allora mi scusi. La cattiva compagnia siamo noi palermitani, signor mio?” …….. Mi chiudo dietro una smorfia, facendo spallucce! Un abbraccio, Epruno.