Carissimi …. Che strana città la nostra, eppure è ormai una “città europea” e saremo probabilmente anche “capitale europea della cultura” ma intanto come me, tanti leggono i giornali, si guardano attorno e pensano: “ma stiamo parlando della stessa città?”
A Palermo litighiamo per tutto, a Palermo abbiamo due punti vista (e ci deve andare bene) su qualunque cosa. Se fai e sei criticato perché fai, se non fai e sei criticato perché non fai, tanto che se qualcuno vuole non sbagliare deve assumere un atteggiamento del “fare e non fare”, ossia del “lo sto facendo e speriamo che mi basti il tempo”, o ancora meglio “lo stavo per fare ma poi non ne ho avuto l’opportunità!”
Eppure i nostri anziani, saggi, dicevano: “cu mancia fa muddrichi” profonda espressione legata alla impossibilità di poter fare qualunque cosa senza mettere nel conto qualche errore e ciò veniva contemplato in quella mentalità positiva del “fare”, ossia “faccio anche a costo di sbagliare, ma faccio qualcosa”.
Tutto sta a comprendere quale visione vince sul momento, quella del “non è successo niente, non si fa niente, non c’è niente” o quella del “abbiamo una grande tradizione, diciamo al mondo che tutto va bene, perché dobbiamo smetterla di essere i primi detrattori della nostra terra”.
Una eterna lotta tra “realisti sfiduciati” e “sognatori” e mentre questo duello si perpetra, la soluzione consigliata rimane una, “non fare”!
Questa città sembra aver adottato più che l’aquila come emblema il geco, “animale” immobile, mimetizzato, pronto a saltare addosso alla sua preda.
A parole, sapete trovarmi un palermitano che non è “grande”? Un palermitano che davanti al proprio specchio non si senta “u megghiu”? Si a parole….
In fondo, in fondo a noi ci ha rovinato il caffè! Si perché davanti a questa bevanda scura importata da mondi lontani noi siamo soliti fare “discursi di cafè”! E mentre arriminiamo con quel cucchiaino lo zucchero nella tazzina elenchiamo tante di quelle cose che in questa terra non vanno e che potrebbero andare meglio, per cui tra un sorso ed un altro “potremmo vivere solo di turismo”, e poi un altro sorso e “con una città di un milione di abitanti, dovremmo vincere un anno si , un anno no, la coppa dei campioni”, e dopo ancora un altro giro di cucchiaino ed un altro sorso, “con questo nostro sole e questo nostro clima, dovremmo vivere di sola energia solare”.
Il caffè, e stimo parlando di caffeina … e fa tutto questo danno, poi dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua, tutte queste intenzioni scompaiono, nell’attesa che venga qualcun altro, qualunque nuova dominazione a farci tutte queste cose che tra un sorso ed un altro, abbiamo sognato, perché a noi non deve venire meno l’unica facoltà nella quale eccelliamo, la critica al fare altrui.
Certo, se siamo noi a fare, diventerebbe autocritica, ma che prio c’è!
Così gli altri fanno e noi critichiamo e così facendo ecco che anche chi dovrebbe governare, dalle nostre parti si è adeguato e pertanto non fa, lascia fare per poi criticare e se proprio, come in un gioco delle “belle statuine” nessuno prende l’iniziativa, c’è sempre la via d’uscita di criticare chi ha fatto prima di loro, chi c’era prima! .…Ma allora perché il palermitano che nnesci arrinnesci? Perché fuori, dopo averci offerto un caffè e sentiti tutti i nostri discorsi, sogni e buone intenzioni, ci fregano dicendoci: “bello, mi piace, adesso assettati e travagghia”! …Un abbraccio, Epruno.