Carissimi a questo punto restano poche parole da dire.

Le vere difficoltà all’orizzonte svelano la pochezza e l’inadeguatezza di una classe dirigente a tutti i livelli della politica e dell’amministrazione del nostro paese.

Affidarsi a soggetti nominati, frutto di sistemi selettivi sbagliati, di improvvisazione, di mercato di dilettanti allo sbaraglio insieme a vecchie figure che da anni si alimentano di queste risorse per perpetrare il proprio potere e il proprio ego, ha ormai evidentemente palesato un grande fallimento.

Bisognerà riprogettare la nostra società, partendo si da una nuova mentalità collettiva ma soprattutto dagli uomini. Pensavamo che con i movimenti si potesse azzerare e correggere il tutto, ma questi sono stati soltanto uno strumento necessario, un punto di provocazione intermedio, dal quale potere ricostruire il tutto.

La nostra società non è basata sul merito, ma fondamentalmente sul falso merito.

Il dubbio di vivere un grande “Matrix” supera quello ormai datato di vivere alla presenza costante di un “Grande Fratello”, non ci sono a mio parere “grandi fratelli” dietro tutti, ma soltanto “fratelli”, il termine “grande”, scusate la cacofonia è “troppo grande” per costoro. Esistono solo gruppi momentanei di potere, comitati d’affari che dietro le quinte cercano solo il profitto ma soprattutto il voler mettere sé stessi su tutti e davanti a tutti. Tutto ciò che ci scandalizza oggi e viene fuori è ben poca cosa e finiamo per trovarci davanti a numeri che se confrontati alle vere democrazie capitalistiche appaiono ridicoli.

Le lobbie americane sono alla luce del sole, ma sono comitati di potere che si alternano a sostegno dei presidenti e ne condizionano poi, passando a riscuotere le politiche.

Il nostro è un sistema basato sull’ipocrisia, su ciò che non si deve dire o sapere e sulla incapacità di provare rossore.

La nostra è una realtà falsamente competitiva, non si cresce e non si può crescere poiché è livellata al basso e fa di tutto per tenere la gente lontano dalla cosa pubblica, dalle istituzioni e dalle urne.

Non esiste il termine “grande” da associare alle figure contemporanee perché non è esistita una vera e propria gavetta, una naturale selezione temporanea.

Ho sempre lamentato il poco spazio per i giovani e la gerontocrazia poiché ormai quei pochi giovani catapultati al centro della ribalta o rappresentavano soggetti con la “sindrome di Angiolini” o addirittura erano clonazioni generazionali auto perpetratisi per mantenere fissi interessi familiari.

L’indotto senso di angoscia creato ad arte per far credere che dopo di loro l’unica alternativa sia il diluvio, la falsa affermazione che all’orizzonte non si scorgano figure alternative, serve solo a perpetrare il pessimo concetto del “meglio il cattivo conosciuto che il buono da conoscere”, di per sé affermazione di una precisa volontà a non volere, ma soprattutto a non sapere crescere.

Dietro una artefatta presentazione della realtà, una distratta attenzione popolare, la propaganda e la cattiva informazione c’è l’ego e il potere di falsi leader che “afferrato” il potere, finiscono per condizionare periodi se non proprio epoche e i risultati delle loro politiche, si potranno stimare come si fa con la spazzatura per terra lasciata alla fine di un evento o al momento della pulizia di una piazza che ha ospitato un mercatino.

La sensazione che tutto sia compromesso e altamente truccato diventa sempre più palese e lo sarà finché esisteranno caste e cerchi magici e non ci dovremo scandalizzare quando questi evidenzieranno comitati d’interesse, ma guardiamoli come evoluzioni naturali di una atavica debolezza umana.

Un abbraccio Epruno