Carissimi, certe volte si giunge al punto che anche noi “blogger–editorialisti del venerdì” (proprio per non buttarsi giù con il termine “della domenica”) dobbiamo mantenere il nostro ruolo per il quale ci è stata data la fiducia e soprattutto voce.
Giunge però un momento nel quale, seduti davanti la nostra “Lettera 22” degli anni 2000, cominciamo a tirare fuori un fiume di parole che cavalcano il sentimento del momento, esternando tutta la rabbia, tutto il disaggio e tutte le perplessità che ci affliggono.
Ma se uno ha una rubrica dal titolo “Epruno – Il meglio della vita – cinque minuti settimanali di allegria con …..” ci sarà un motivo?
Credetemi, per chi mi conosce ancora poco, il nome della rubrica è quanto mai vicina al mio credere e al mio modo di essere.
Sono una persona serissima al lavoro, magari tormentata “generazionalmente” nella mia indole privata, ma di contro altamente ironica e coinvolgente nei rapporti umani, sempre pronto a trovare l’aspetto divertente nelle cose.
Purtroppo ci sono certi momenti in cui anche io devo segnare il passo e ciò accade proprio quando tenti di far ridere qualcuno, non necessariamente facendo il “piacione” e incontri quello sguardo altrui di “cane bastonato” che con gli occhi ti dice: “Ma chi ci ridi? …… “
Ci vorrebbe poco a strappare un sorriso, come fanno i monologhisti di mestiere, ad esempio con vecchi cavalli di battaglia, dissacrando e sbeffeggiando con luoghi comuni, il potere politico con il rischio però di risultare banale.
Fare dell’ironia è tutt’altra cosa, dire cretino a qualcuno avendolo fatto passare per un genio è tutt’altra cosa, il messaggio ironico “arriva dopo”, a volte anche a seguito di imbarazzanti silenzi.
Prescindendo dai contenuti, i messaggi che diamo hanno un effetto diverso a seconda dell’interlocutore che li riceve, possiamo essere molto seri e far ridere come di contro possiamo scherzare e di fatto terrorizzare che ci ascolta, altre volte diciamo la verità e nessuno ci prende sul serio poiché abbiamo usato l’ironia.
Si cerca ispirazione a tavolino per poi in un attimo trovare comicità nelle cose più impensate, in ciò che hai davanti agli occhi costantemente, il genere umano con i sui pregi e sui difetti.
Basta quindi nel tuo quotidiano immergerti tra la gente e raccogliere le espressioni e l’ironia popolare più pura che anche se proferita dalla persona più ignorante è la sommatoria della tanta saggezza popolare tramandata oralmente.
Come già sapete, quando voglio ritrovare la serenità e la semplicità, decido di regalarmi uno spazio per me nell’antica bottega del mio barbiere, uno spazio arredato in modo essenziale ma funzionale, dove è facile ritrovare oltre a quei bottiglioni di lozioni colorate anche e soprattutto una dose industriale di “discorsi persi” tra astanti delle più svariate estrazioni sociali e culturali, perché dal barbiere si è tutti uguali.
Così questa settimana, in crisi d’ispirazione turbato forse da vicende personali, proprio quando avevo perso le speranze, ecco che tra una sforbiciata e un’altra, quel “genio” di Salvatore rimasto muto tutto il tempo, approfittando di un momento in cui siamo rimasti soli nel locale, mi domanda:
“Dottore scusi se mi permetto, ma lei è l’unico di cui mi fido!
Chi cosa è questa palude che dicinu alla quale rischiamo di tornare?
Sta cosa m’impressiona e più a sientu, più la notte non ci dormo.
Io di nicu e nicu iucava a Valdesi e me Nannu mi dicia che prima era tutta una palude e io sta cosa di i sabbie mobili, m’avi a cridiri, a nuotte ancora ma nsuonnu.”
Salvatore terrorizzato da una tale parafrasi elettorale?
Ho capito, non avete neanche bisogno di parlare, immagino comunque i vostri occhi, se è arrivata, o se come spesso accade, “arriverà nelle prossime ore” a seconda lettura, non esitate a commentare (astenersi perditempo e pasdaran elettorali), o a contattarmi per mettere quel pigro pollice blu.
Un abbraccio, Epruno.

(Pubblicato il 2/6/2017 su www.ilsicilia.it)