Chi sa quanto vale l’essere umano?

Carissimi,

oggi abbiamo soppiantato il modello dell’uomo forte con quello dell’uomo ancora più cinico, il vincente, colui che deve ottenere il risultato a qualunque costo, deve fare profitto passando sopra tutto e tutti e quei tutti spesso siamo noi.

Abbiamo dimenticato il “valore” dell’essere umano, ecco perché guardo con attenzione tutte le vicende che di esso parlano, le ormai omni-presenti notizie sulle migrazioni, ma sto molto attento a non perdere di vista il pallone (che volete nell’animo sono ancora un giovane centrocampista che gioca a calcio) e mi costerno, mi commuovo, ancora più di quanto facevo prima, nell’incontrare la “povertà umana”, l’emarginazione ma sono rigorosamente attento a non farmi prendere per il naso dagli aspiranti “vincenti” odierni che ne vogliono sfruttare le disgrazie altrui, come dicevo prima, passando su tutto e tutti.

Odio l’ipocrisia e sono più realista del re (come si dice), credo nella statistica perché sono di estrazione matematica e so che non si può vincere sempre a meno di truccare il gioco e quindi non mi fido dei vincenti per professione che vanno alla caccia di queste battaglie per mettersi alla testa per fare parlare soltanto di sé stessi, affinché lo spettacolo continui,per lasciarlo al proprio destino quando non sarà più redditizio.

Se vi affidate ai mezzi di informazione con attenzione avrete notato che in tv e sui giornali, un esponente politico viene fuori con una esternazione sulle coppie di fatto, come sui migranti o sui vaccini o sulla violenza negli stadi, o sull’uscita dell’euro per non parlare di redditi di cittadinanza e abolizioni di legge Fornero e si va avanti nel dibattito contraddittorio per mesi, fino alla fine della legislatura, mandando in video nei talk i professionisti del litigio dialettico che sanno parlare con “competenza” di tutto.

Ma come fanno a sapere tutto, io per primo, quando si parla di ingegneria a seconda dell’argomento chiedo conforto e parere ad altri prima di esprimere la mia “posizione”, costoro no, manifestano certezza, costruiscono verità e alla fine di questi grandi dibattiti, spesso non si trovano soluzione al problema.

E se anche questa volta come Pierino ci venisse di alzare il ditino per chiedere se in realtà a certa gente gliene freghi realmente di ciò di cui si discute? Credetemi, tutto ciò che è umano, trova soluzioni, spesso in cinque minuti, il continuare a “menar il can per l’aia” e solo un modo per perdere tempo.

Mi auguro solo che mentre c’è chi spesso specula su questi dibattiti che hanno il solo compito di contrapporre le masse e creare consensi, ci siano tanti altri di quei signori che non vanno in televisione e partecipino alle commissioni parlamentari o stiano nelle sedi dei loro prestigiosi incarichi a lavorare (e non limitarsi a fare opinione), perché questi temi, spesso grandi temi, non sono i soli problemi che come collettività noi abbiamo e ciò non è “benaltrismo”, ma è realtà, perché parallelamente alle “grandi battaglie” una collettività va governata nella contingenza giornaliera, non bisogna distrarre le masse dal problema.

Personalmente sono convinto e lo ripeto sempre di più che questo non è un paese serio, nel tempo è diventato sempre più disorganizzato nel senso di comunità ma si è trincerato dietro la grande informatizzazione e l’attraversamento di fibre per la comunicazione che ad oggi hanno soltanto il compito di creare il controllo totale sull’individuo e di raffinare le tecnologie belliche, altro che ritorno ad un auspicato “umanesimo”.

Se le migrazioni non rendono, se i conflitti nascono in terre dimenticate dove non c’è petrolio o risorse da predare, una volta vendutegli le armi, i gommoni, gli scafi, ma a chi volete che in questo mondo odierno interessi la loro sorte?

Un abbraccio, Epruno

Ha da passà a nuttata

Carissimi

“Ha da passà a nuttata” diceva Eduardo e nel dirlo parafrasava la circostanza che per certe malattie sarebbe stato necessario attendere le ventiquattro ore per avere la certezza di esser fuori pericolo.

Oggi io mi sento di interpretare questa frase in più modi e per farlo ho bisogno di tutto il coraggio che un “opinionista prestato” deve avere, consapevole che tornato al suo naturale giornaliero ruolo, queste sue “opinioni” gli possano costare caro.

Il mio “Amico editore” ha scelto di mettere sempre la mia faccia, qualunque sia l’avatar a corredo dei miei pezzi e così facendo ha voluto evidenziare la facoltà che il sottoscritto, “uomo libero” come da profilo Facebook, ha di poter dire in libertà ciò che pensa poiché usando un’altra frase gergale, “il sottoscritto ha già dato!”

Pertanto, dopo aver sentito le notizie, visti i filmati, letti i commenti, anche quelli a mio parere “vigliacchi” di chi non si firma e grazie al web sputa in anonimato veleno in calce agli articoli di chi “ha una opinione”, alle ventiquattro ore, voglio dire la mia e in questa tribuna virtuale di grande ascolto (e non attraverso un profilo fb dove ci scegliamo gli ascoltatori).

“N’amu a dari na calmata!” L’espressione seppur in palermitano penso che sia compresa finanche dai miei amici valdostani o altoatesini (dobbiamo darci una calmata).

La nottata è trascorsa e anche dalle mie parti ha fatto abbastanza freddino, sia per chi ha dei precari sistemi di riscaldamento nel conforto delle proprie casette, figuratevi per coloro che senza fissa dimora dormono per strada e a maggior ragione per chi a mare attende un permesso a sbarcare dopo esser stato soccorso da una ONG.

Con ciò voglio dire che nell’Italia “vera” da sempre “tutta coste e tutto cuore”, il tentativo di farci schierare davanti ad un dibattito politico sul dare soccorso ai migranti, sull’aiutare gli ultimi, non ci ha diviso e non ci potrà mai dividere e a maggior ragione da queste parti, le mie parti, dove si dice “cape a casa quanto voli u patruni” cioè “la capienza della casa è stabilita dalla volontà del padrone di casa”.

Ci potremo trovare non d’accordo sulle simpatie nei confronti dei “testimonial” di questo dibattito, perché se siamo persone attente e di memoria, non potremo mai dissociare le idee e le posizioni contingenti di costoro, dalla loro storia personale e politica e a seguito di ciò, ognuno sarà libero di prendere le parti per l’uno o per l’altro, ma non dobbiamo mai dimenticare il “merito” della questione.

orlando e salvini

Basta dare lezioni di moralità a chi non la pensa come noi.

Diamo merito ad alcuni sindaci di aver sensibilizzato l’opinione pubblica, approfittando del ruolo, e di aver sollevato il dubbio sulla ipotetica incostituzionalità o la giustezza di parte di una legge, ma la disobbedienza è una parola molto grossa che seppur da una posizione di partenza ipoteticamente corretta finirebbe per farci passare ad una condizione di torto.

Buttarla sull’odio personale per distrarci dal problema è molto scorretto e credetemi i facinorosi, stanno da entrambe le parti, tutte le parti e quindi se vogliamo stare insieme e vivere in democrazia, nessuno può stare al di sopra delle regole e le leggi seppur sbagliate si rispettano e parallelamente nelle giuste sedi istituzionali ci si adopera per correggerle.

Quindi grande attenzione per gli “ultimi” che giungono da noi via mare, ma mi auguro che mentre c’è chi si è dedicato anima e corpo a questo dibattito, parallelamente ci sia chi pensa agli “ultimi” che già sono qua, agli “ultimi” che qui sono nati e cioè i “penultimi” e se mi permettete per dirla alla “Troisi”, anche a molti professionisti come il sottoscritto che conducevano una vita dignitosa e che oggi si sono guardati alle spalle e si sono accorti di essere in piena zona retrocessione.

In periodi pre-elettorali mi viene il sospetto che se abbiamo voluto usare la piazza surrogando o sconfessando il lavoro delle istituzioni, lo abbiamo fatto solo per contarci sapendo che anche i numeri nelle piazze, con una efficace propaganda, si costruiscono, così come si scelgono le stesse piazze, i locali, le riprese, i punti di visione, in funzione della partecipazione di massa che vogliamo dimostrare e in fine per dirla come un compianto emerito accademico ed erudito locale all’inizio di ogni sua lezione, per riconoscere gli allievi aficionados: “cominciamoci dall’esame delle facce”.

Un abbraccio, Epruno