Epruno a Cuore Aperto: Leggendo Epruno 7

(ilsicilia.it – 23/10/2018) –

Dov’è Crongoli?

Questa è la seconda domanda che normalmente chi mi conosce e non mi vede da anni, mi fa, segno che in qualche modo anche se distrattamente in questi venti anni si sarà imbattuto in ciò che il venerdì scrivo, attraverso i vari strumenti della comunicazione che in questi anni ho percorso.

Non è semplice passare dal rapporto “uno-tanti” dove non sai quanti siano e chi siano come accade nelle partecipazioni radiofoniche o nella web editoria al rapporto “uno-pochi” dove difronte a te fisicamente c’è gente che è venuta a vederti e ascoltarti, nel buio di una sala.

Io me la sono cavata bene per due motivi, la passione liceale per la recita a teatro anche se mi sono dovuto cimentare in quelle poche esperienze fuori da quelle della filodrammatica di parrocchia con mostri sacri quali il Peer Gynt di Henrik Ibsen o il Crogiolo di Arthur Miller, non male per un ragazzino diciottenne.

Ma non nascondo che devo molto anche all’esperienza professionale del mestiere che ho fatto nella vita e mi ha portato spesso su una pedana, su un palco a dover parlare a centinaia di persone, dover fare il formatore, dover fare il conferenziere, dover accettare le ospitate a volte anche in TV le quali mi hanno certamente disinibito.

Si accende una luce, sei in onda e poco importa dove e come.

Questa lotta ancora in atto tra un professionista di una materia alquanto seria e razionale e lo scrittore dilettante per passione di editoriali e brani che scavano in fondo al comportamento umano attraverso gli strumenti della satira, mi ha permesso di smussare gli spigoli e le asperità che in questi ultimi anni mi si sono presentati.

Epruno ha aiutato l’ingegnere e di contro l’ingegnere si è servito di Epruno anche nel ricoprire ruoli di una certa autorevolezza. Leggi il resto dell’ articolo »

Epruno a Cuore Aperto: Leggendo Epruno 7

Dov’è Crongoli?

Questa è la seconda domanda che normalmente chi mi conosce e non mi vede da anni, mi fa, segno che in qualche modo anche se distrattamente in questi venti anni si sarà imbattuto in ciò che il venerdì scrivo, attraverso i vari strumenti della comunicazione che in questi anni ho percorso.

Non è semplice passare dal rapporto “uno-tanti” dove non sai quanti siano e chi siano come accade nelle partecipazioni radiofoniche o nella web editoria al rapporto “uno-pochi” dove difronte a te fisicamente c’è gente che è venuta a vederti e ascoltarti, nel buio di una sala.

Io me la sono cavata bene per due motivi, la passione liceale per la recita a teatro anche se mi sono dovuto cimentare in quelle poche esperienze fuori da quelle della filodrammatica di parrocchia con mostri sacri quali il Peer Gynt di Henrik Ibsen o il Crogiolo di Arthur Miller, non male per un ragazzino diciottenne.

Ma non nascondo che devo molto anche all’esperienza professionale del mestiere che ho fatto nella vita e mi ha portato spesso su una pedana, su un palco a dover parlare a centinaia di persone, dover fare il formatore, dover fare il conferenziere, dover accettare le ospitate a volte anche in TV le quali mi hanno certamente disinibito.

Si accende una luce, sei in onda e poco importa dove e come.

Questa lotta ancora in atto tra un professionista di una materia alquanto seria e razionale e lo scrittore dilettante per passione di editoriali e brani che scavano in fondo al comportamento umano attraverso gli strumenti della satira, mi ha permesso di smussare gli spigoli e le asperità che in questi ultimi anni mi si sono presentati.

Epruno ha aiutato l’ingegnere e di contro l’ingegnere si è servito di Epruno anche nel ricoprire ruoli di una certa autorevolezza.

Epruno mi ha permesso di conoscere tanti altri velati Epruno in molte persone che pur avendo un ruolo a volte alquanto serio, trovavano quella parentesi nella propria giornata per perseguire il proprio sogno, la propria passione e allora ecco che si sono create delle affinità elettive, grandi rapporti che hanno bruciato fiamme consistenti ma che come tutte le grandi fiamme si sono spesso esaurite in poco tempo.

Diceva Nino Manfredi nel film Nell’anno del Signore, interpretando Pasquino, che “diventare Pasquino non è difficile, il difficile è rimanerci” e così con le dovute proporzioni essendo Epruno stato in certi periodi un Pasquino dei giorni d’oggi, ha dovuto constatare che in molti aleggia questo spirito nascosto che se stimolato viene fuori per poi essere riassorbito dalla propria razionalità e seppellito dal contegno o dalla vergogna di mettersi a nudo con la paura di rimanere scoperto e senza scudi di protezione. Potrei farvi tanti nomi di amici autorevoli che in passato hanno voluto “cazzeggiare seriamente” insieme a noi, ma guardiamo sempre al presente e soprattutto siamo curiosi per ciò che verrà.

Non si finisce per essere Epruno perché si ha tanto tempo da perdere e non si ha nulla da fare, questa è la risposta che si danno i mediocri, posso dire che più la mia vita si è riempita di impegni professionali, più in me è nata l’esigenza di ritagliare dal mio esiguo tempo libero e perché no anche dal mio sonno, spazi per scrivere, per descrivere e a volte denunciare attraverso uno stile ironico leggero e molto personale ciò che quotidianamente ci accade.

Ecco Leggendo Epruno fa forza su questo coinvolgimento dell’attimo, ferma questo bel momento condiviso senza ambizione di voler cambiare nulla o di ergersi a momento di valore artistico, produce adrenalina nell’istante anche nei lettori da me coinvolti per leggere i miei testi che solo sul palco avranno la contezza globale dell’evento, proprio come il pubblico, avendo a differenza di quest’ultimo almeno conosciuto il proprio brano da leggere, la propria parte.

Per chi non ne ha visti neanche uno fino ad oggi, posso dare alcune cifre per fornire un’idea dell’impegno creativo.

Il format originale (insisto nel dirlo che si è evoluto nel tempo) consta di 15.000 parole divise equamente tra una narrazione che fa da filo conduttore (che quest’anno parlerà di Crongoli) letta mirabilmente come sempre da Mario Caminita, noto Dj, presentatore e voce radiofonica ma soprattutto Amico, incontrato circa dieci anni e complice ideale in questi progetti e 12 brani, in parte scritti per l’occasione e in parte presi dalla mia scrittura settimanale, correlati con l’argomento principale che quest’anno sarà la “semplicità”.

A leggere questi brani saranno Amici lettori dilettanti, come sempre, tranne una eccezione l’attrice Stefania Blandeburgo anche qui frutto di un rapporto di stima personale che per una serata giocherà insieme a noi e come sempre in quelle rare occasioni negli ultimi tempi, essendo una di noi.

Completano la lista Carmelo Castronovo, Fabio Cocchiara, Gaetano Perricone, Manfredi Agnello, Maurizio Salustri, Nadia Spallitta, Silvia Testa, Tiziana Caccamo, Tommaso Gioietta, Tony Paladino, Totò Cianciolo.

Anche per questa edizione sono riuscito a convincere e coinvolgere il “disegnatore” Franco Donarelli (anche egli ingegnere guarda caso) che ha rappresentato Crongoli in 20 splendide tavole originali che saranno di certo il valore aggiunto della serata.

Oltre ad aver scritto tutti i testi e creato il multimediale che sostiene il format, curerò la regia (parola grossa), mentre ci saranno veri professionisti alla regia audio e luci quali Roberto Fontana di AVL Produzioni e il suo staff.

Se in fine mettete il tutto dentro un contenitore magico come il Real Teatro Santa Cecilia di Palermo riconsegnato da pochi anni alla città e alla Fondazione The Brass Group avremo l’onore di “cazzeggiare seriamente dove gli altri lavorano”.

Come al solito l’evento è in unica serata, chi vorrà condividerlo con noi non dovrà fare altro che andare direttamente su http://www.bluetickets.it/ o attraverso il sito della Fondazione The Brass Group e presentarsi domenica 28 Ottobre in teatro perché alle ore 18.00 si comincerà puntualmente ……

Per tutti gli altri, potrete continuare a leggermi fin quando avrò voglia di scrivere, il Venerdì. Che volete è gente semplice.

Un abbraccio, Epruno

Il Dirottamento dell’Autobus

Chi ricorda i tempi dei “Gufi” rammenterà il brano sul dirottamento del 18 e non DC8 come frequentemente accadeva di quei tempi.

Analoga esperienza ho fatto io oggi ma non sul 18 ma sul 102 perché da noi gli autobus iniziano con il 100.

Accade che un motorista come il sottoscritto, in una giornata di pioggia, dovendo recarsi al lavoro per partecipare a un evento pubblico, nel ruolo, scelga di non avventurarsi come sempre sulla sua moto incurante dell’acqua che cade dal cielo e di non sottoporsi agli schizzi di fango provenienti dalle auto che ti corrono accanto.

Allora. Il panico. Che fare?

un giorno di ordinaria follia

Prendere l’automobile, non se ne parla se non si è disposti a fare come Douglas (in “Un giorno di ordinaria follia”) e lasciare l’auto in mezzo al traffico non appena giunti alla zona pedonale e consegnare le chiavi al vigile in servizio all’incrocio.

Andare a piedi, sarebbe una malsana e poco salubre idea, ascoltare chi ti dice: “Io vado a piedi al lavoro e mi tengo in forma”. A costoro direi: “Ma hai mai fatto caso al feto di sudore che emana il tuo corpo quando giungi in ufficio”?

Non venitemi a dire che voi in ufficio oltre agli armadietti personali avete il ricambio e soprattutto la doccia con relativi spogliatoi?

Non restano che i mezzi pubblici, memori di chi ci fa la morale giornalmente dicendoci che usa questo servizio che è comodissimo.

Bene, perché fare i “sconza iuocu”, i “nemici da cuntintizza” e così sotto la pioggia e con l’ombrello ho deciso di raggiungere la nostra Gare de l’Est, la nostra Victoria Station o più in piccolo la nostra Shottentor U-Bahn, la Stazione Notarbartolo dove purtroppo l’unico treno utile per la stazione centrale era appena partito e abituato male con le metropolitane del nord Europa mi sono dovuto arrendere all’idea che il prossimo convoglio sarebbe passato mezz’ora dopo e per giungere a destinazione avrei dovuto attendere altri 23 minuti, totale più di cinquanta minuti.

Non me lo sarei potuto permettere e malgrado avessi trascorso tutta la mia adolescenza sull’autobus, il solo pensiero di affidare sotto la pioggia, il raggiungimento della mia meta a questo mezzo pubblico mi terrorizzava fortemente.

bus

C’era poco da fare o bere e bagnarsi o affogare.

Raggiunta la fermata di via Libertà a piedi e sotto la fastidiosa “pioggiolina nzuppa viddrani” non vi nascondo di aver avuto un mancamento quando a Piazza Croci ho visto due gradevoli vigilesse con la loro macchina messa di traverso, deviare il traffico da via Libertà e alla mia domanda “perché?”

La risposta è stata: “corteo”.

Ora in moto ciò mi accade una mattina si e una no, ma gli autobus? Rassicurato dalle stesse che il mezzo pubblico avrebbe anch’esso seguito la deviazione, mi reco nella prima fermata della piazza, dove altra gente si “rummuliava” per l’accaduto, ma quando a un certo punto in lontananza ho visto un autobus superare lo sbarramento e introdursi in via Libertà ho temuto i nuovi Vespri Siciliani, in quanto la gente in attesa con me alla fermata si e messa a correre per ritornare verso via Libertà e aggredire verbalmente le due vigilesse al grido di “ma comu iu a finì” o “non c’è più serietà” e ammetto che anche io mi sono lasciato prendere da questi moti che se fomentati rischiavano di giungere fino a palazzo di città.

vigilesse

 Solo la professionalità e la freddezza delle vigilesse è riuscita a sedare la folla gridando che trattavasi di un mezzo fuori servizio e proprio mentre ci si stava calmando ecco che il 102 sopraggiungendo alle nostre spalle, invece di entrare in via Libertà (chiusa) girava verso la Piazza Croci e conseguentemente tutta la folla urlante invertendo il senso di marcia si è affannata a ritornare alla fermata di prima, me compreso, per prendere al volo l’autobus dove nel mentre i passeggeri si erano messi ad urlare visto il tracciato mutato.

Persino tre turisti che seguivano su un navigatore satellitare il percorso del bus sembravano cadere dalle nuvole, fin quando l’autista dal suo posto di guida ci ha urlato: “Tranquilli l’autobus è stato dirottato causa una manifestazione su via libertà”.

Eravamo nel pieno di un dirottamento. Una rubiconda matrona intenta ad aggiustarsi il prosperoso petto con entrambe le mani, ha esclamato: “Vo viriri che nni puortano a Cuba!

Tra le risate di tutti un vecchietto con la coppola e l’espressione di colui che ne sa tante, le rispose: “Se a Via Cuba! Signora stamu iennu a stazione ma dobbiamo fare u giru du Foritalico. Fussi a prima vuota!”

Ho capito che questo sarebbe il mio primo e anche se sfortunato, ultimo uso dei mezzi pubblici, giunto lo stesso in ufficio bagnato fradicio ancor peggio che se avessi usato come sempre la moto.

Ora infine mi chiedo: ma con tutta questa grande zona pedonale, c’era bisogno di chiudere ulteriori strade per fare svolgere un corteo e danneggiare l’uso dei servizi pubblici? Lo so, siamo a Palermo!

Un abbraccio, Epruno.

Adesso, Leggendo Epruno 7

 

Domenica 28 Ottobre 2018 ore 18.00 al Real Teatro Santa Cecilia Palermo

Siamo al 7° episodio di “Leggendo Epruno” dedicato in questa occasione a “Crongoli”, un paesino di montagna povero posto a 1.100 m. sul livello del mare e fatto di gente semplice, circa 170 anime, tra uomini ed animali, dove si applica la “democrazia diretta” e non c’è bisogno di un organo di governo, di un referendum, ma basta il bar di Franco dove si passa il tempo a discutere di grandi temi che affliggono il piccolo centro con molta praticità e soprattutto risolutezza, essendo sempre pronti a litigare ogni qual volta il sindaco, l’unico istruito, al suo ritorno dai viaggi a Palermo, usi un termine a loro sconosciuto e per questo reputato offensivo.

Attraverso Crongoli e le umane vicende dei suoi abitanti, gente semplice, l’autore osserva e ironizza i comportamenti umani, e scherza sulla politica dei giorni d’oggi con misura e mai irriverenza, concedendosi spazi di ironica presa d’atto di come si sia perso con il tempo il piacere della semplicità.

Gli stralci utilizzati nella “narrazione” presi da un libro mai completato, ma pubblicati nel tempo sui social, hanno sempre trovato il successo tra chi conserva un senso di malinconia per il tempo che fu e chi cerca un’oasi di rifugio tra gente semplice per una vita semplice.

Il format originale ormai consolidato si snoda attraverso 12 “quadri di narrazione”, con sottofondo musicale e immagini, ognuno accompagnato da brani buona parte inediti e scritti per l’occasione da Epruno, divenuti dei “pensieri” (già mai delle verità assolute).

Come nei precedenti incontri di “Leggendo Epruno” accoglieremo il consiglio di Erasmo da Rotterdam (nominato eprunista ante litteram ad honorem) divenuto il motto Eprunico “chi sembra saggio fra voi, diventi folle per essere saggio” e misureremo la nostra “pazzia”.

Ci concederemo le consuete stravaganze ironiche insieme a momenti seri, con la certezza dataci da Erasmo che “trattare argomenti leggeri in modo da creare l’impressione che si è fatto tutto fuorché parlare a vanvera è invece l’apice della finezza briosa.

Leggendo Epruno è una occasione d’incontro degli amici ed estimatori dell’autore, rappresenta un periodico momento d’incontro per la community mediatica e basa la sua unicità di genere nella volontaria partecipazione dilettantistica dei lettori.

Come ogni anno Mario Caminita sarà la voce narrante e quest’anno avremo il gradito ritorno alla lettura di una brava attrice e amica eprunista Stefania Blandeburgo (non sarà l’unica sorpresa della serata). Completeranno la squadra Carmelo Castronovo, Fabio Cocchiara, Gaetano Perricone, Manfredi Agnello, Mario Caminita, Tony Paladino, Libero Tormento, Maurizio Salustri, Nadia Spallitta, Renzo Botindari (Epruno – autore dei testi), Silvia Testa, Tiziana Caccamo, Tommaso Gioietta, Totò Cianciolo. Impreziosirà il tutto le vignette di Franco Donarelli, la regia audio e luci di Roberto Fontana (AVL Produzioni) e dei tanti amici a partire da Maria Luciardello che in sala ci daranno un prezioso aiuto.

Cosa Fotograferà John?

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Carissimi

“Ti scatterò una foto. Ricorderò …”.

Pensavo a questa frase fermando la mia moto, per permettere l’attraversamento di un gruppo allo “stato brado” di croceristi in pantaloncini tutti dotati di macchina fotografica a tracolla.

Pensavo ad una visione cartesiana fotografata della mia città in un preciso istante, legato alle poche ore di permanenza di un crocerista, sceso dalla nave tra una colazione e una “pizza marghereta” ciclicamente offerta sul “ponte 11” da un pizzaiolo rigorosamente mauriziano.

Mi rivedo io calato in uno dei quei viaggi organizzati in epoche e contesti particolari. Era caduto un muro da poco e la parte est era tutto un cantiere, ma percepivo chiaramente l’atmosfera di qualcosa che stava crescendo a Berlino, dopo averne viste tante.

John ha poco tempo e scende dalla nave tenendo i soldi nelle mutande perché per anni gli hanno raccontato che questa è la città del padrino e che si spara per strada, ti scippano e ti violentano addirittura sulla scaletta della nave se non stai attento.

I suoi preconcetti vengono confermati all’uscita del porto quando viene “allapazzato da apini-taxi”, carrozze, gente che offre tour magnifici, ma con tutte le accortezze lui preferisce fermarsi per una foto davanti alla lapa tutta agghindata con decorazioni siciliani riconducibili al compare Turiddu mascagnano con coppola e baffi (gli manca solo la lupara), poi spintosi nel suk, la grande taverna a cielo aperto del centro pedonale, trova i magneti con l’omino con la coppola e il mitico grembiule da cucina con la foto del padrino.

Tutto ciò gli basta per confermare le sue certezze poiché con tutta probabilità lui non arriverà alla cattedrale

perché a piedi è distante e fa caldo, e non spenderà un euro per un biglietto di qualunque bene artistico-monumentale visitabile, è sfuggito all’intruppamento “istituzionale a pagamento extra” e ha poche ore se vuole tornare sulla nave e trovare una sdraio libera, perché il barista di Bali lo aspetta sul ponte a bordo piscina per servirti un altro spritz.

In questo preciso istante cosa fotograferà se non la superficiale evidenza di cantieri o di immondizia non raccolta, cose che con tutta probabilità ci saranno in tante altre città ma che qui rimangono più evidenti poiché alimentate da preconcetti.

Mi perdonerete ma con le dovute proporzioni con Berlino e Barcellona, non riesco a vedere ancora un progetto città e una reale rinascita se non attribuita a tutti coloro che vogliono di volta in volta tirare la corta coperta dalla loro parte. Allora cosa fotograferà John?

Vedo solo qualche realtà isolata dal resto del contesto che vive spesso di luce propria.

Vedo distintamente una cosa non raccontata, il ritorno di un’attenzione turistica non dovuta ad una nostra capacità di attrazione, ma alla paura che il terrorismo internazionale ha creato nelle location dei nostri competitor, una volta ritornati dopo che li avevamo fatti scappare sta a noi ora seppur con un procedimento inverso strutturarci affinché non se ne rivadano un’altra volta.

Io e chi di voi si è tolto gli occhiali abbiamo visto soltanto cose presentate come grandi innovazioni che domani finiranno per esser cancellate con un colpo di spugna, con un provvedimento spot, nulla ancora di seminato in loco che domani darà i frutti di un cambiamento, soltanto gli effetti di un cambiamento globale che come mode e tendenze giunge fino a noi per condizionarne costumi ma come tutte le mode si esaurirà.

La mia città come la mia terra non avranno mai una vera identità in grado di fare sistema davanti ai grandi obiettivi e i grandi appuntamenti, lo scrivevo quando c’era la “palude” e lo scrivo ora che c’è la “visione”, percepisco tanto egoismo in tante minuscole fazioni.

Saremo sempre terra di conquista e di sperimentazione per idee altrui confezionate chi sa dove? Saremo come sempre spettatori di sperimentazioni che nulla hanno a che vedere con una governance autoctona e una reale programmazione.

Ecco John, durante la sua crociera senza saperlo, fotograferà l’egoismo, la mediocrità e anche un pizzico di cattiveria che bloccano questa terra da secoli.

Un abbraccio, Epruno.